Sul monte di S. Angelo a Palombara, su uno spuntone di roccia, a circa 600 metri di altitudine, sorge un eremo con unica chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo, costruito da Landone nell’anno 862 a ricordo di una vittoria su Sergio I di Napoli. E’ meta tuttora di un gran numero di fedeli che vi accorre per partecipare alla S. Messa festiva, per venerare S. Michele e sciogliere i voti. I molti ruderi di antiche abitazioni e le tombe saccheggiate (ancora oggi), che si osservano sulla cima del colle, a poca distanza dall’eremo, la fonte di acqua perenne che poteva servire ai bisogni della vita e soprattutto la necessità di un luogo sacro per l’amministrazione dei sacramenti, sono elementi certi dell’esistenza della chiesa di S. Michele Arcangelo già quando il popolo di Suessola si rifugiò sul monte S. Angelo. In angustissime celle, dimora dei cenobiti, si possono ammirare gli affreschi di S. Caterina di Alessandria e quello raffigurante l’Annunciazione. La chiesa è a due navate e si conservano due statue in legno, una di S. Michele e l’altra della Madonna della Libera.
Qui ogni anno un gruppo di devoti di Polvica di Nola parte a piedi per raggiungere la località portando per devozione una candela di grosse dimensioni, circa 50 chilogrammi che poi viene lasciata nella chiesa. come segno di devozione al Santo. Raggiungere S. Angelo da Polvica non è cosa molto comoda: conduce lassù un letto di torrente che si distende lungo il fianco del monte S. Angelo, inerpicandosi tra zone coltivate od aggrappandosi alla roccia o saltando profonde rughe dove precipitano le poche acque, quando ce ne sono.
La pietà cristiana ha reso meritoria la salita, distribuendo lungo il percorso le quattordici stazioni della Via Crucis.Il tempo e la guerra le hanno diradate; ma i pellegrini, quando salgono, si fermano ancora vicino al nudo muretto che reca ancora i segni delle maioliche che vi erano fermate o alle poche pietre rimaste.
Anche quest’anno i fedeli di Polvica di Nola, Domenica 6 maggio di buon mattino si metteranno in cammino per continuare quella che oramai è una tradizione molto sentita.