Sono raffinata e pregiata espressione dell’arte di Lello Esposito le stilizzate statuine premiali – simboleggianti il vesuvio e il sole della campania felix- conferite a Libera Feola, Francesco Fusco, don Pasta e Liberato Guerriero in rappresentanza delle categorie dei produttori agricoli, cuochi, comunicatori e delle personalita’ pubbliche che puntano su slow life, per i quali il recupero delle normali e popolari tradizioni culinarie e’ garanzia di buona alimentazione e lavoro.
Poni insieme intorno ad un massiccio tavolo semicircolare Don Pasta, al secolo Daniele de Michele, geniale ed estrosa personalità con i poliedrici profili di dj musicale, economista, gastrofilosofo, oltre che autore di saggi sull’arte culinaria, protagonista di vari programmi televisivi, tra cui Geo–Geo su Rai-Tre, e che dalla Terra del Salento si è proiettato nel recupero del patrimonio della cucina e delle connesse identità popolari delle regioni italiane e sotto le più disparate latitudini del mondo, acquisendo il titolo di “attivista del cibo”, secondo l’inconfutabile copyright del New York Times ; Francesco Fusco, con un bel passato di campione di corse motociclistiche ed attualmente – per scelta di vita e lavoro- chef di qualità e patron del Moera, il rinomato ristorante-orto, specializzato in menù a base di nocciole, con battenti aperti in quel di Avella e frequentato dagli amanti del buon gusto della Campania, e non solo; Libera Feola, piccola produttrice, che si ispira al movimento contadino Genuino clandestino impegnato con tenace passione nella conservazione dei suoli agrari e nella tutela delle tradizioni agricole vesuviane rispetto all’ingorda invadenza del cemento e della grande distribuzione, super esperta nella preparazione di confetture e succhi di frutta secondo metodi naturali, a cui gli intenditori riservano particolare gradimento e domanda estesa, oltre che madre felice. E, per finire inserisci Liberato Guerriero, direttore del carcere di Secondigliano, in cui si viene realizzando- per i detenuti- un importante progetto di filiera agro-alimentare per il recupero formativo e lavorativo, funzionale alla loro piena integrazione civile nella società, una volta saldati i conti con la giustizia.
Miscela le testimonianze dei quattro, affidate a racconti e aneddoti di esperienze vissute direttamente, che hanno fatto da filo tematico del talk show, condotto con incisivo garbo, dalla giornalista Autilia Napolitano, nello scenario dei magnifici saloni del restaurato complesso seicentesco di quello ch’è stato il Convento di Santo Spirito, in via Merliano, animato dalla partecipazione di un folto pubblico, e ti ritrovi nella bella e serena atmosfera, in cui si è svolta la cerimonia per l’assegnazione dei riconoscimenti del Premio intitolato a Ruperto da Nola, il cuoco d’eccellenza della Corte degli Aragonesi e di tutte le più importanti Corti europee del XVI secolo. Un’autentica star, il buon Ruperto, chef impareggiabile – oggi sarebbe oggi largamente conteso con sontuosi ingaggi per le platee televisive- per l’assoluta padronanza dell’arte culinaria, oltre che autore del Libro de guisados, un gradevole classico dell’enogastronomia, in cui sono descritte in dettaglio 242 ricette, che fanno da guida alla conoscenza della cucina dell’età rinascimentale. Uno spaccato di storia dell’ arte e delle usanze culinarie dei ceti alti e anche dei ceti bassi della società dell’epoca.
Di bell’effetto si sono rivelati i riconoscimenti premiali, “incorporati” nelle stilizzate statuine, simboleggianti il Vesuvio e il Sole della Campania Felix ed opera di Lello Esposito, il grande artista, scultore, pittore e regista napoletano famoso in tutto il mondo per le variegate e molteplici rappresentazioni di Pulcinella; statuine, consegnate ai quattro protagonisti del talk show per la speciale serata dell’evento – approdato alla sesta edizione, onorata dalla presenza di Maria Rosaria Mariniello, presidente Corto circuito flegreo, e di Giuseppe Orefice, presidente di Slow Food Campania- di cui è artefice e promotrice la condotta di Slow Food dell’area nolana, di cui è solerte e fattivo promotore-fiduciario Angelo Petillo, medico di professione e profondo conoscitore delle tipicità colturali e della gastronomia popolare del territorio.
L’AGRICOLTURA DI QUALITA’. PRATICANDO LE REGOLE DELLA CARTA UNIVERSALE DEI DIRITTI DELLA TERRA COLTIVATA
Una scelta appropriata e di forte valore civile, quella dell’organizzazione del Premio Ruperto da Nola, che, seguendo i virtuosi tracciati di Slow Food, vuole testimoniare l’importanza dell’agricoltura di qualità, condizione basilare e primaria, per… confezionare il cibo della normalità e della bontà alternativo al cibo-spazzatura insidioso e nocivo per la comun salute. Sono i tracciati, che, praticati con certezza e coerenza di passo, garantiscono la tutela dell’ambiente nel rispetto delle regole auree della Carta universale dei diritti della terra coltivata; regole calibrate sui principi di naturalità, dignità, fertilità e integrità, della cui interazione attuativa sono responsabili gli uomini, i governi dei popoli e Stati, specie del mondo super sviluppato e super consumatore di risorse, se vogliono concorrere in modo proficuo e reale alla salvaguardia della terra coltivata e, più in generale, del Pianeta–terra. E non è affatto casuale che le regole auree della Carta universale dei diritti della terra coltivata – ispirata dall’International Forum on globalization e dalle teorie di Vandana Shiwa, la scienziata indiana, gratificata nel 1993 del Right Livelihood Award, il Premio Nobel alternativo- corrispondono in simmetria ai principi della Carta del cibo di Milano.
Né va dimenticato che i messaggi lanciati in questa direzione- al di qua della eccezionale ed ammirevole spettacolarità da cui è stata connotata, con importanti ricadute per l’ Italia – da Expo 2015 sono oltremodo eloquenti e netti, nel declinare le ragioni delle responsabilità, di cui sono gravate le Istituzioni e la politica a tutti i livelli nel mondo e sintetizzate dal binomio “ Nutrire il pianeta, energia per la vita”, il logo della Grande rassegna di Milano, a cominciare dalle convergenze verso la funzione della biodiversità contro la desertificazione dei suoli e ancor più si profilano per i contenuti annunciati nella Conferenza programmatica di Parigi – appena iniziata, con conclusioni che saranno dettate a metà dicembre- – per contrastare l’emergenza dei cambiamenti climatici in atto.
IL RACCONTO DEL CIBO SANO
Trama nitida, quella dei racconti di Libera Feola, Francesco Fusco, Don Pasta in rappresentanza dei produttori agricoli, dei cuochi e dei comunicatori, intendendo– questi ultimi– coloro che attraverso il linguaggio scritto, parlato e delle immagini del circuito mediatico e dell’editoria veicolano i valori dell’agricoltura buona e del cibo sano; una trama, in cui un spazio a se stante è toccato a Liberato Guerriero per la sezione di Slow life, dedicata proprio sia a personalità pubbliche sia alle buone pratiche ed esperienze sociali che promuovono la qualità della vita e la salvaguardia dell’ambiente. E l’esperienza del carcere di Secondigliano, prima accennata fa testo.
E’ la trama, che costituisce il senso di Slow Food come si viene praticando nelle realtà nostrane da Somma Vesuviana a Nola, da Avella a Secondigliano, incontrando i temi della Carta dei diritti della terra coltivata e la Carta del cibo, per tradurli in versione concreta e reale. Quattro figure esemplari- quelle dei premiati per il Ruperto da Nola, edizione 2015- così come lo sono stati tutti i premiati delle precedenti edizioni. Sono testimonianze, che cominciano a fare “rete”, facendo conoscere l’importanza dell’agricoltura e valorizzando il territorio, attraverso le tipicità enogastronomiche.
“Siamo felici per aver contribuito all’ormai completa e piena scoperta della figura storica di Ruperto, rendendola attuale – evidenzia il dottor Gianluca Napolitano, fiduciario di Slow Food dell’Agro nolano- e il Premio che gli è dedicato è uno strumento sempre più utile per dare spazio e sostegno a chi si impegna concretamente nella promozione della nostra terra, nella tutela delle tradizioni agro-alimentari, a salvaguardia della biodiversità e dell’ambiente”.
“ Il Premio intitolato a Ruperto da Nola– spiega il dottor Angelo Petillo – è una realtà interessante, che serve a far diffondere l’agricoltura e quello che può rappresentare sul piano lavorativo ed economico, sapendo realizzare le filiere dei produttori, in grado di operare, facendo impresa e rispettando i canoni della biodiversità. E’ la realtà- conclude Petillo – che, veicolando i valori di Slow Food, concorre a far conoscere l’importanza della buona e corretta alimentazione, attraverso il cibo sano. La qualità della vita è strettamente correlata con il cibo sano. E lo è ancora di più, se si rapporta con i valori della con-vivialità, di basilare importanza per le relazioni sociali e interpersonali, che nei nostri giorni, purtroppo, sono sempre più fievoli”.