di Gianni Amodeo
Percorso aperto, per rivisitare e riscoprire la dimensione creativa e artistica di William Shakespeare, lo straordinario autore, le cui opere teatrali costituiscono la splendida rappresentazione e il denso affresco dell’età elisabettiana, con cui è raccontata l’ Inghilterra delle effervescenti e vivide atmosfere con cui si dischiudono gli orizzonti della modernità nell’Europa rinascimentale; opere di pregevole e raffinata scrittura che si trasfonde e innerva in un variegato e affascinante caleidoscopio nei cui multiformi ed inesauribili riverberi albergano emozioni, passioni, pensieri, inquietudini, speranze, sofferenze e gioie che compongono la lunga e tortuosa spirale delle vicende dell’umanità di sempre, oscillante tra i valori che affermano il primato della vita e i disvalori che la comprimono e la negano con la forza, l’arbitrio, la violenza di tutte le forme d’esercizio del potere chiuso in se stesso, orrenda e triste monade senza finestre. E’ il Teatro , in cui rifulge e si dispiega la Poesia seducente e cristallina del Bardo immortale in grado di calarsi nelle pieghe, anche le più recondite e quasi invisibili, del cuore umano, per estrarne l ’autenticità più diretta e immediata, liberandola da ogni effimera e ingannevole mistificazione.
Su queste tracce, nel ricco e corposo cartellone della programmazione per la stagione 2018\2019, a conferma della mission culturale di respiro nazionale e internazionale che svolge il Teatro stabile Torino, spicca la rappresentazione di “Sogno di una notte di mezza estate” e “Romeo e Giulietta”, testi classici del composito e vasto repertorio di Shakespeare proposti in tandem, a serate alterne e per complessive 24 recite, nell’ insolita scenografia del tradizionale palcoscenico del tutto trasformato con il rivestimento di verde prato all’inglese che si estende e sottrae spazio alla bella platea del Carignano rilucente di stucchi dorati e velluti. Un prato indoor, che ri-crea, evoca e simboleggia quegli squarci d’ambientazione bucolica tanto cari ai costumi sociali dell’età elisabettiana e alla civica cultura anglosassone amante del bello naturale, conferendo un’impronta di originale ariosità all’azione scenica, con il pubblico che sembra avvolgere in un ideale abbraccio attori e attrici. Una sequenza di appuntamenti, che ha preso impulso il 26 giugno e su cui calerà domenica- 22 luglio- il sipario; un approccio di conoscenza per l’opera del Bardo immortale e per la visione del mondo rappresentata, incontrando il favore del pubblico delle belle occasioni – famiglie, giovani e turisti in grande numero- e il consenso della critica specializzata.
E nelle serate del Teatro d’estate del Prato inglese, ben significative le interpretazioni fornite da Beatrice Vecchione – nel duplice ruolo di Titania, regina delle Fate, e di Ippolita, regina delle Amazzoni e moglie di Teseo, duca di Atene– sia nella rappresentazione di “Sogno di una notte di mezza estate”, per la regia di Elena Serra, perspicace traduttrice del testo shakespeariano, con i modernizzanti adattamenti, affidati alla musica dei Laibach, sia in “Romeo e Giulietta”, per la regia di Marco Lorenzi. Una versione calda e appassionata, quella resa da Beatrice Vecchione, nel far rivivere il candore e la generosità romantica di Giulietta Capuleti innamorata di Romeo Montecchi, interpretato da Marcello Spinetta. Una nitida versatilità, in cui la venticinquenne attrice di Sperone fa risaltare mimica e gestualità di duttile efficacia, ma soprattutto limpida formazione culturale, frutto di assiduità d’impegno e costanza di rapporto con i testi. E l’intervista pubblicata a pagina intera da “La Stampa” condotta da Silvia Francia proprio con Beatrice Vecchione e Marcello Spinetta n’è un’eloquente conferma. La giovane interprete ripercorre le sue aspirazioni per il Teatro, partendo- dopo gli esami di Maturità classica al “Carducci” di Nola– con la sua valigia di sogni e desideri da Sperone, il piccolo Comune di 3500 abitanti, per approdare, dopo laboriose e impegnative selezioni, al Teatro stabile Torino. E nel racconto-intervista del giornale diretto da Tommaso Montanari, l’attrice focalizza il rapporto tra Teatro e pubblico, i temi della morte, dell’amicizia e dell’amore che “ non è il supermercato dei sentimenti”.