di Bianca Francavilla (Il Mattino)
La mosca bianca nel mondo degli aspiranti docenti in lista di attesa da anni per ottenere una cattedra si chiama Gaia Giulianini, 22enne di Forlì. Domani sarà il suo primo giorno da insegnante di ruolo. Insegnerà scienze e tecnologie meccaniche ai ragazzi dell’istituto professionale Comandini di Galeata e all’istituto aeronautico di Forlì. 18 ore in totale ed un contratto a tempo indeterminato che la rendono orgogliosa e un esempio per tutti. Ha partecipato al concorso per docenti quest’anno, insieme al resto dei non abilitati che hanno presentato e vinto il ricorso. “Il secondo concorso per ricorrenti si è svolto in questi ultimi mesi: ho cominciato ad aprile e l’ultima prova orale l’ho avuta il 26 luglio. I vincitori del primo e del secondo concorso sono stati mescolati e la graduatoria è stata unica. Qualche giorno fa ho saputo di aver ottenuto la cattedra”.
Non sarà la prima volta che siederà dietro una cattedra, perché ha iniziato le supplenze all’età di 19 anni. “La prima chiamata per insegnare l’ho avuta a settembre 2014, due mesi dopo essermi diplomata. Mi ero inserita nelle graduatorie di terza fascia, ma guardando gli altri docenti non credevo che mi avrebbero contattato. Invece ho avuto subito una supplenza di un anno e sono andata ad insegnare a dei ragazzi appena più piccoli di me. Non dimenticherò mai quando ho attaccato il telefono dopo quella chiamata, mi sono commossa. Fortunatamente erano delle prime, quindi un minuscolo distacco generazionale c’era”.
Per la materia di competenza di Gaia non c’è bisogno di una laurea. La classe di concorso è la B17 e per accedervi è necessario il diploma di istruzione tecnica, che lei ha conseguito a Forlì. “Prima di iniziare a lavorare ho valutato la possibilità di iscrivermi all’università – racconta -. Ma ho deciso di lasciare da parte questa esperienza, perché la scuola che avevo fatto mi permetteva di lavorare. Se il tempo me lo permetterà potrei pensare di intraprendere percorso di laurea in futuro, ma per adesso cercherò di concentrarmi sul mio lavoro. Soprattutto all’inizio: gestire 18 ore di lezioni più le lezioni da preparare il pomeriggio non è cosa da poco”.
Brava e fortunata, Gaia aveva le idee chiare da tempo. “Quando studiavo stavo talmente bene a scuola. Mi piaceva l’ambiente e l’aria che si respirava, quindi o mi facevo bocciare quaranta volte o l’unica soluzione era passare dall’altra parte. Sapevo che mi sarebbe piaciuto tanto come lavoro. Sapendo che era difficile ho tentato anche altre strade, ma questo era il mio sogno e l’ho raggiunto anche velocemente. Ho anche avuto la possibilità di scegliere di restare nella mia città. Vorrei lasciare questo agli studenti, oltre alle nozioni tecniche che insegno. Mi piacerebbe riuscire a trasmettere il valore delle esperienze ed essere considerata un esempio e una guida. Vorrei fare capire agli studenti che se uno crede nei propri sogni ci può arrivare. Anche questo è il mio sogno”.