a cura della dott.ssa Sara Migliaccio
Il “dopo – feste” è dedicato generalmente alla resa dei conti. Che sia il bilancio esistenziale o la tristezza da ritorno al lavoro/studio, la sensazione di angoscia può assalire e divorare, opponendosi a quello di cui abbiamo realmente bisogno: organizzazione.
Nell’organizzare:
– lasciamo andare tutti i pensieri che ci vengono a trovare, ricordandoci che non sono la realtà, ma puri “eventi mentali”
– se un pensiero in particolare ci assilla… non ci giudichiamo per questo come “incapaci” di mandarlo via, la mente è una rete: più ci agitiamo più ci intrappola, se un pensiero ci tiene tanto può accomodarsi accanto a noi mentre AGIAMO PER NOI STESSI
– nessun cambiamento passa per la lotta contro noi stessi e gli altri: esistono cose che si possono risolvere, altre invece bisogna accettarle. Solo in questo modo si aprono strade infinite
– non etichettiamo: è possibile che, pur avendo molte cose da fare, in questo momento è più opportuno per noi distrarci con altro. Smettiamola di sentirci “fannulloni” o “buoni a nulla” solo perchè decidiamo, in questo momento, di mettere tutto in “stand-by”
– poniamoci obiettivi raggiungibili
– dividiamo gli obiettivi in piccoli passi e “festeggiamo” ad ogni step raggiunto: “anche il cammino più lungo comincia con il primo passo” ma se puntiamo gli occhi sulla meta, l’orizzonte diventa un tunnel nero che ci cattura
– scriviamoli questi obiettivi: mettiamo nero su bianco, fuori dalla nostra mente… è come guardare le cose da un’altra prospettiva
– qualsiasi cosa stiamo facendo, che sia bere una tisana, guardare un film, anticipare un lavoro per domani, pulire, brindare, guidare, parlare al telefono… concentriamoci su essa, sui suoi sapori, odori, colori, rumori. Prestiamo attenzione al presente, hic et nunc (qui ed ora)
“Il passato è storia, il futuro è fantascienza ma il presente è un dono. Per questo si chiama presente.”
Pur essendo vigili, è come se la nostra mente fosse sempre ALTROVE. Presi dal passato o attratti dal futuro, lasciamo ben poco al presente. Ne siamo ben poco consapevoli. Per “difetto di fabbrica” tendiamo continuamente a giudicare ciò che facciamo, ciò che gli altri fanno e le situazioni che ci capitano, tendiamo ad una sorta di bilancio continuo, confrontando ciò che accade con una lista di parametri interni di piacevolezza/spiacevolezza, bello/brutto, giusto/sbagliato, bianco/nero. In questo modo ci perdiamo la vita e nel tentativo di schiarirla non facciamo altro che disorganizzarla, attivando schemi tipici dei Disturbi Depressivi e dei Disturbi d’ Ansia.
Dr.ssa Sara Migliaccio, psicologa e neuropsicologa clinica