Le gite fuori porta sono una costante di questo periodo. La natura si risveglia, i prati si riempiono di fiori…. E purtroppo ricompaiono in massa anche gli insetti che possono provocare con la loro puntura dolore, gonfiore e bruciore, per non parlare dei casi, per fortuna rari, di reazioni allergiche gravi. I fastidi sono dovuti all’inoculazione diretta di sostanze irritanti contenute nella saliva dell’insetto.
Dopo il contatto, le punture d’insetto provocano un rigonfiamento della pelle di dimensioni variabili. La pelle si presenta infiammata, arrossata e generalmente è possibile riscontrare al centro di ogni lesione una crosticina puntiforme che corrisponde al punto d’inoculazione. Il dolore e la reazione locale variano di intensità e durata a seconda del tipo di puntura e talvolta sono associati a orticaria e prurito che, in certi casi, come per le zanzare, è il sintomo predominante. In caso di puntura possono essere di grande aiuto i farmaci di automedicazione, sia per contrastare il dolore, il prurito e il gonfiore sia per limitarne la durata.
Poiché il meccanismo che si crea dopo una puntura è quasi sempre lo stesso vale a dire che il “veleno” rilasciato dagli insetti stimola la sintesi di istamina, mediatore chimico di risposta in caso di infiammazione o di allergia, gli antistaminici, in particolare, consentono proprio di limitare la reazione di risposta da parte dell’organismo e quindi di ridurre l’intensità dei sintomi. Nell’immediato, subito dopo la puntura, occorre pulire bene la zona con acqua fredda, mettere un cubetto di ghiaccio avvolto in un involucro di cotone e disinfettare l’area colpita. Se possibile, conviene anche eliminare subito il pungiglione con strumenti idonei, facendo grande attenzione nell’estrarlo tutto perché si rischia di favorire, altrimenti, le condizioni di una infezione.
Non è invece utile impiegare l’ammoniaca e non bisogna rimuovere il pungiglione cercando di spremere la pelle attorno. La situazione ovviamente cambia se la puntura di api, vespe o calabroni dà il via ad una reazione allergica generalizzata, con difficoltà respiratorie e perdita di pressione arteriosa che può sfociare nello shock anafilattico e avere, quindi, gravi conseguenze per la salute. In questi casi la reazione dell’organismo è rapida ed esige assistenza sanitaria immediata.
Chi ha già avuto reazioni particolarmente intense all’incontro ravvicinato con api, vespe o calabroni è a rischio elevato per il futuro. Per questo, chi sa di essere potenzialmente in pericolo deve sempre, quando si reca in campagna o zone comunque a rischio, portare con se una fiala di adrenalina predosata che, in caso di puntura, può permettere di contenere i sintomi e consentire un più agevole ricorso all’assistenza medica. Buona norma sarebbe, soprattutto se si sospetta di essere a rischio, quella di avere un parere dello specialista allergologo sui trattamenti da attuare in urgenza e per le eventuali contromisure preventive.
Gli insetti che più frequentemente determinano problemi di reazioni allergiche potenzialmente gravi da punture sono, infatti, api, vespe, calabroni ma anche zecche, tafani e formiche che, al pari delle zanzare comuni alle nostre latitudini, numerose, fastidiose ma più innocue, colpiscono le zone più esposte e scoperte del corpo come viso, braccia, gambe, caviglie e mani. Bisogna, quindi, coprirsi Sarebbe quindi sempre importante, Più in generale va ricordato che gli insetti più pericolosi come api, vespe e calabroni, tendono a reagire se infastiditi. Inoltre va posta attenzione al fatto che vestiti di colori molto sgargianti o neri, e le profumazioni dei prodotti per l’igiene e la bellezza possono attirare gli insetti, così come il sudore tanto che chi fa sport, dovrebbe ricordare che l’attività fisica all’aperto aumenta il rischio di punture.