di Vincenzo Serpico
Il 9 maggio, negli ultimi anni, si commemorano tutte le vittime del terrorismo, una data scelta per l’anniversario in cui la salma di Aldo Moro fu ritrovata in via Caetani a Roma, dopo “la presunta sentenza del tribunale del popolo” emanata dai sanguinari componenti denominati Brigate Rosse. Oggi il presidente Mattarella ha dichiarato che quei tempi sono alle nostre spalle, sostituiti “… dal confronto, dalla tolleranza e dal rispetto…”.
L’opinione pubblica dovrebbe riflettere e studiare la personalità e la caratura politica di un uomo come Aldo Moro, senza cadere nei preconcetti di parte, che ancora oggi assediano la destra e la sinistra di questo Paese. Figure del genere dovrebbero essere richiamate come esempio, visto l’impegno di docente universitario del Moro nei confronti dei giovani studenti, esempio per il modo garbato con cui si rivolgeva ai suoi avversari dentro o fuori la Democrazia Cristiana del tempo, esempio di sobrietà per un abbigliamento impeccabile che, dichiarava, “doveva dare il senso del ruolo e della funzione di un parlamentare”, come scrive Franco Vittoria in una sua pubblicazione. Un uomo ben lontano dagli eccessi verbali degli attuali politici, capaci di ” sproloquiare ” nei confronti degli avversari, pensando di prevalere per i toni e non per il pensiero espresso.
Una lezione, insomma, per tutti quelli che avvertono la politica come ” un’arte nobile ” poco diffusa in diversi partiti dell’arco costituzionale, del tutto disconosciuta da corpuscoli nostalgici dell’Extraparlamento: Quale futuro davanti a noi? Quale passato abbiamo lasciato senza imparare nulla?