Le ultime frane verificatesi nei giorni scorsi a Quindici preoccupano non poco il sindaco Eduardo Rubinaccio, sia perché si sono verificate nello stesso punto dove oltre 20 anni fa venne giù la montagna procurando una tragedia immane con tante vite umane perse, sia perché i Regi lagni non sono in condizioni idonee a fungere da serbatoi per il deflusso delle acque. Il Comune di Quindici già lo scorso anno invio le carte in Procura con un esposto in cui segnala tutta la preoccupazione legata al maltempo e ai possibili disagi legati al dissesto idrogeologico.
I lagni e i canali idrici del paese versano in uno stato comatoso, in quanto sono tutti ostruiti da terreno misto a fango e detriti erosi dalle montagne. Le quattro vasche di sedimentazione realizzate dopo la frana del 98, che devastò il centro urbano provocando la morte di undici persone, sono abbandonate a se stesse. In località San Teodoro, come ha più volte ribadito il geologo Scibelli, le briglie all’interno degli alvei sono completamente interrate e non svolgono più la funzione per la quale sono state realizzate. Il fitto materiale di origine detritica che si è accumulato qui si sovrappone addirittura alla strada asfaltata. Pertanto, anche in occasione di eventi meteorologici di piccola importanza, la strada che costeggia il Lagno Quindici diventa un alveo-strada. Per non parlare del vallone Cantarella, dove in questi anni non si è fatto nulla.
Le piogge e gli smottamenti degli ultimi giorni sono un segnale da non trascurare.