L’eccidio delle Fosse Ardeatine fu l’uccisione di 335 civili e militari italiani, prigionieri politici, ebrei o detenuti comuni, trucidati a Roma il 24 marzo 1944 dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia per l’attentato partigiano di via Rasella, compiuto il 23 marzo da membri dei GAP romani, in cui erano rimasti uccisi 33 soldati del reggimento “Bozen” appartenente alla Ordnungspolizei dell’esercito tedesco. L’eccidio non fu preceduto da nessun preavviso da parte nazista. Per la sua efferatezza, l’alto numero di vittime e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, l’eccidio delle Fosse Ardeatine divenne l’evento-simbolo della durezza dell’occupazione tedesca di Roma. Fu anche la maggiore strage di ebrei compiuta sul territorio italiano durante l’Olocausto; almeno 75 delle vittime erano in stato di arresto per motivi razziali.
Le Fosse Ardeatine, antiche cave di pozzolana situate nei pressi della via Ardeatina, scelte quale luogo dell’esecuzione e per occultare i cadaveri degli uccisi, nel dopoguerra sono state trasformate in un sacrario-monumento nazionale. Sono oggi visitabili e luogo di cerimonie pubbliche in memoria.
Tra le vittime anche un cittadino del Vallo di Lauro, esattamente di Quindici, Gennaro Vivenzio. Il sindaco di Quindici, Eduardo Rubinaccio, ricorda il sacrificio del suo concittadino, divenuto poi martire della Repubblica, Gennaro Vivenzio, che faceva parte delle 335 vittime delle Fosse Ardeatine. ” E’ un grande onore per la famiglia Vivenzio e la comunità di Quindici il sacrificio del loro familiare per la lotta contro il nazismo”, ha affermato la fascia tricolore di Quindici.