«Ragazzi, non lasciatevi cadere addosso la malattia che vi ha penalizzati per anni: la rassegnazione». Vibrano nella Chiesa Madre di Quindici come un monito lasciato in eredità e testimone ai ragazzi del Vallo di Lauro le parole del vescovo di Nola Beniamino Depalma, in platea circa 150 studenti degli istituti secondari superiori e comprensivi del Vallo di Lauro, che hanno partecipato sabato mattina al convegno organizzato dall’Associazione Italia 2050 sul tema «Una política per il bene comune. Sicurezza e Legalità». Basta con l’io, che non rende uomini. Serve il voi. E i ragazzi applaudono spesso i passaggi del presule nolano. Dopo i saluti di Don Vito Cucca, sacerdote di Quindici e della dirigente scolastica Immacolata Davide, che ha sottolineato l’importanza della connessione tra scuola e territorio e ribadito che quando si tratta di temi legati alla sicurezza e alla legalità, come era stato proposto dal referente di Italia 2050 Giuseppe Rubinaccio, la scuola è sempre in prima linea. A seguire, esaltando la bellezza della Chiesa Madre di Quindici è toccato al docente Giuseppe Scafuro evidenziare come per i ragazzi dell’Isis Nobile-Amundsen del Vallo Lauro e Baianese quella a Quindici è la tappa di un percorso che li ha visti già partecipare ad una serie di manifestazioni, come quella al Teatro Totò per la rappresentazione dell’opera su Don Giuseppe Diana: «E’ stato emozionante, considerato che era presente anche un nostro alunno, tra gli attori protagonisti della rappresentazione teatrale (si tratta di Nicola Le Donne ndr). I lavori moderati dal giornalista Rocco Fatibene hanno registrato l’intervento di Giovanni Pentangelo, componente dell’Ordine dei Medici di Salerno e di Francesco Iandolo, portavoce di Libera, che ha ricordato la necessità di fare memoria, abbinandola all’impegno che Libera porta avanti anche su temi collegati allo sviluppo dalle macerie della criminalità, come il Maglificio nell’ex villa dei Graziano. L’assessore provinciale Girolamo Giaquinto ha sostenuto la necessità di «valorizzare i tanti esempi positivi che ci sono nella società, vera sfida per saper guardare con maggiore speranza al futuro». L’ex parlamentare Alberta De Simone, ricordando ai ragazzi il suo impegno per Quindici, quando è stata la parlamentare del collegio, ha anche sottolineato che proprio i giovani restano la grande speranza della società e che «spetta alla politica non rubare i sogni ai ragazzi». Il suo è stato un impegno forte per il collegio, ha ripercorso il tragico pomeriggio del 5 maggio 1998 e il tempestivo invio di mezzi, che scongiurò come purtroppo avvenuto altrove un maggiore numero di vittime. L’impegno politico che per anni è stato sostituito da quello familiare: «Ho avuto un segnale che avevo dedicato poco alla mia famiglia e troppo ad una politica che non era più la stessa, quando hanno deciso di porre fine all’amministrazione provinciale che guidavo con un atto notarile». La vera speranza è il lavoro delle associazioni, come quella che ha organizzato la manifestazione di Quindici. Uno dei passaggi più applauditi dell’intervento è stato quello sull’impegno referendario: dopo anni ho deciso che dovevo tornare, perché era minacciata la legge più bella che avevamo, la nostra Costituzione. E non potevo permettere che le leggi scritte da Calamandrei e altri nobili padri costituenti, fossero sostituite da una riforma scritta male». Le conclusioni affidate al vescovo Beniamino Depalma: «Diventare uomini significa liberarsi da quella illusione in cui tutti noi siamo cresciuti e pensiamo: io…io…- ammonisce il vescovo- Chi dice io non è uomo, chi dice io non è cresciuto. Chi dice io resta sempre un nanetto, anche se può occupare i posti più alti della nostra società. Si diventa uomini quando si è capaci di pronunziare il tu, allora si è uomini. Si è uomini quando si ha un cuore grande, per accogliere tutti, senza escludere nessuno. Si diventa uomini quando ci si impegna per cambiare il territorio, senza rinchiudersi nel particolare della propria esistenza. Ragazzi, io questa mattina vi dico tre parole. Oggi, domani da giovani e adulti scegliete di essere uomini, aperti agli altri. Preoccupatevi anche degli altri. Mai egoismi, difendete gli altri, perché l’egoista può possedere il mondo, ma resta un uomo infelice. Cercate di essere uomini, impegnatevi ad essere protagonisti di questo vostro territorio, cercate di essere cittadini che costruiscono una città dove vivono gli uomini, non dove vivono i cani arrabbiati, l’uno contro l’altro. Una città dove vivono gli uomini, siate protagonisti». L’invito è quello di credere ad un altro mondo possibile, che per monsignor Depalma può esistere: «E voi, non lasciatevi rubare il sogno. Non credete a chi vi dice è impossibile, su di voi pesa un destino, non credete a questi profeti di sventura, non lasciatevi rubare un sogno. E’ possibile un mondo diverso. E’ possibile un mondo dove non ci sono più deboli e schiavi, dove il valore non è l’economia o i soldi, dove il valore è la pace, la convivenza, la fraternità. E’ possibile, questo mondo lo dobbiamo costruire tutti. Lo costruiscono i ragazzi, i giovani, gli adulti e le famiglie. Questo è l’impegno di cui abbiamo bisogno tutti, soprattutto in questo periodo. La rassegnazione è la paura si vince con il coraggio, la resistenza e con l’indignazione. Questo ci rende uomini. Il coraggio, la resistenza (nulla ci potrà uccidere), l’indignazione. Non abbiamo bisogno del 25 dicembre, dura 24 ore, abbiamo bisogno di quel bambino che è venuto ad insegnarci a vivere da uomini».