“È fin troppo evidente che fino a quando si continuerà a marginalizzare e ad escludere il Mezzogiorno da qualsiasi progettazione economica nazionale, lo sviluppo delle Regioni meridionali proseguirà ad essere una semplice programmazione di intenti, piuttosto che un obiettivo realmente perseguibile. Le preoccupazioni del Fondo Monetario Internazionale, emerse nei giorni scorsi nei confronti del nostro Paese, non fanno altre che evidenziare una realtà nota a tutti: per ripartire davvero, l’Italia ha bisogno di recuperare il Sud e la sua capacità economica e produttiva”. Commenta così Aldo Patriciello, eurodeputato di Forza Italia e membro della Commissione Industria, Ricerca e Energia (ITRE) al Parlamento europeo, il rapporto semestrale curato da Confindustria e SRM sullo stato di salute delle imprese meridionali. “I timidi segnali di ripresa economica degli ultimi mesi – spiega Patriciello – interessano soprattutto le Regioni del centro-nord Italia. Il Mezzogiorno, invece, patisce le conseguenze di un’emarginazione politica che lo rende sempre più periferia sociale, economica ed istituzionale del Paese: una situazione che è divenuta ormai insostenibile e che rischia di minare irreversibilmente la tenuta del sistema imprenditoriale del meridione. Se, quindi, la strategia del Governo per ridimensionare il divario tra nord e sud è quella dell’assoluto disimpegno e del totale immobilismo – prosegue l’europarlamentare azzurro – allora penso che non sarà semplice risalire la china e ridare ossigeno alle nostre imprese. Credo invece che l’elevatissimo tasso di disoccupazione e il quadro macro-economico generale necessitino di interventi strutturali immediati: il crollo degli investimenti pubblici degli ultimi anni ha messo fin troppo a dura prova il già precario stato di salute di moltissime aziende. Non può essere la sola Unione Europea a contribuire al finanziamento delle politiche di coesione, né si può pensare che sia Bruxelles a risolvere l’annosa questione meridionale. Fare impresa senza un’adeguata rete infrastrutturale, un solido sostegno finanziario e una forte spinta ai consumi – conclude Patriciello – è un’impresa proibitiva per chiunque, figuriamoci per le aziende del meridione costrette ad operare in un contesto di forte disagio sociale ed economico”.