La comunicazione ufficiale è arrivata al termine del Consiglio dei ministri indetto per l’occasione. Il referendum costituzionale si terrà il prossimo 4 dicembre, come proposto dal premier Matteo Renzi. La campagna per il ‘Sì’ del premier prenderà il ia il prossimo 29 settembre a Firenze con la prima di numerose tappe in vista del voto.
«Questa Italia deve cambiare», ha dichiarato Renzi, «non può rimanere ostaggio dei soliti noti, della solita palude che ha bloccato la crescita dell’ultimo ventennio. Ecco perché il referendum costituzionale (si voterà il 4 dicembre, dalle 7 alle 23) è fondamentale. E il risultato del referendum non dipende tanto da me, ma da tutti voi».
Non sono tardate ad arrivare le repliche dell’opposizione, già sul piede di guerra ancor prima dell’annuncio della data della consultazione.
L’OPPOSIZIONE: «SCANDALOSO». «Il referendum costituzionale è un diritto dei cittadini, non di Renzi. Fissarlo a dicembre per ridurre l’affluenza e far recuperare i ‘Sì’ sarebbe davvero scandaloso» aveva scritto su Twitter Alfredo D’Attorre dell’esecutivo nazionale di Sinistra italiana, fuoriuscito da alcuni mesi dal Pd.
Sempre da Sinistra italiana, il capogruppo alla Camera Arturo Scotto aveva accusato il premier di non essersi mai confrontato con le opposizioni nonostante avesse offerto garanzie in tal senso: «Renzi dichiarò a Porta a Porta il 6 settembre scorso che la data del referendum sarebbe stata fissata ‘a naso’ tra il 5 e il 15 dicembre e che entro il 25 settembre avrebbe ascoltato il parere delle opposizioni. Ma il governo non ha ascoltato l’opinione dei gruppi parlamentari di opposizione, come si farebbe in qualsiasi democrazia europea».
IL M5S: «DATA INDEGNA». Durissimo il Movimento 5 stelle. «Data indegna, Renzi non ha consultato le opposizioni, prestigiatore del gioco delle tre carte». «Grave che abbia scelto la data del referendum costituzionale senza neanche consultarsi con le opposizioni. Ed è altrettanto grave e vergognoso che abbia negato ai cittadini, per così tanto tempo, la possibilità di esprimersi su un tema così delicato e importante, facendo un’indegna melina. Inoltre, se avesse potuto, il presidente del Consiglio ci avrebbe fatto votare a Natale o, magari, a Capodanno, nella speranza di scoraggiare la maggioranza degli italiani, che è a favore del ‘No’, a recarsi presso le urne e nel tentativo di arrivare a mangiarsi il panettone».