Chi si è stupito del fatto che Renzi abbia salvato Salvini? Pochi, quasi nessuno. La parola del Matteo toscano vale ancora meno di quella del Matteo lombardo ma con una differenza sostanziale: Renzi smentisce se stesso perché trova sempre qualcosina da sgraffignare e anche se ci rimette la faccia, lui sa che in politica contano gli accordi e la carriera, l’altro la perde per qualche like sui social. Renzi è pericoloso, bugiardo, arrivista e imbroglione come pochi, ma chi è con lui lo sa bene come sa bene che questo suo modo di essere garantisce un posticino al sole o mal che vada un gelatino. Lui è quello di sinistra che per “salvare l’Italia” si sposta a destra con Berlusconi e il patto del nazareno ma se fosse stato veramente di sinistra, Berlusconi lo avrebbe evitato come la morte, poiché è famosa la sua repulsione per i comunisti quanto per i giudici o le donne brutte. Un comunista che dice che il posto fisso non è più attuale e si inventa una flessibilità non proprio da lotta operaia e il suo jobs act distrugge definitivamente il lavoro in Italia. Da premier, oltre alle slide e ai mille strafalcioni con l’inglese, ci ha regalato le maggiori dimostrazioni di come nella vita si possa ottenere il massimo senza sudare un giorno. Lo dimostra proprio la modalità con cui diventa premier, scalando il suo partito fresco vincitore delle elezioni ma vittima di una legge elettorale (non peggiore di questa) che non gli da la maggioranza. Allora sfrutta le dignitose dimissioni di Bersani, prende il mano il partito e si presenta dal presidente della repubblica con un mitologico accordo con Berlusconi per governare insieme il paese. Che genio! Renzi premier da zero a cento, e Berlusconi contento di poter fare le leggi che gli servivano nonostante avesse perso le elezioni. E vissero tutti felici e contenti. Tra balle stratosferiche e numeri e dati che l’istat forniva solo a lui, arriva il momento del referendum costituzionale a cui aggiunge sul piatto le proprie dimissioni e la promessa di sparire dalla scena politica in caso di sconfitta. Perse? Si. Si dimise? No. È sparito dalla politica? Purtroppo neanche. Gli anni seguenti se ne sta buono all’ombra del pd, muovendo qualche pedina qua e la. Piazza un Martina di qua, brucia un Minniti di la e tutto scorre aspettando l’occasione per tornare in sella tra qualche offesa ai cinquestelle e la promessa che mai avrebbe fatto accordi con loro…
Ecco, ci risiamo! Nel momento in cui Renzi fa una promessa sente un bisogno irrefrenabile di non mantenerla. E come fare? “Allora, dico a tutti che non mi ricandido alla segreteria del PD, lascio vincere Zingaretti che non vale niente e me lo mangio a colazione tutte le volte che voglio. Poi lo convinco ad allearsi coi cinquestelle per salvare il paese dai sovranisti. Giuro che io e i miei fedelissimi non lasceremo il PD e suggello l’accordo facendomi assegnare dei ministri della mia corrente politica. Una volta ottenuti me ne frego della parola e li tradisco, portandomi via senatori deputati e ministri in un nuovo partito che con i suoi senatori e deputati, visti i numeri risicati del governo, sarà sempre l’ago della bilancia e quindi potrò tenere in mano questo governo con un partito che vale più o meno il due percento e ricatterò finché potrò, minacciando elezioni che non voglio poiché non supererei lo sbarramento, ma non le vogliono neanche il pd e i cinquestelle perché perderebbero contro una coalizione di destra!” Facile no? Allora salvo Bonafede ma voi piazzatemi la Boschi e amici sulle poltrone strategiche. Poi mi rimangio tutto e salvo Salvini a patto di smetterla con Palamara ed evitare di scoperchiare le mie magagne. Poi cerco di accordarmi per un governo di larghe intese per mandare a casa i cinquestelle che ho messo io al governo per non passare dalle elezioni che mi farebbero sparire.
Insomma, Renzi col due percento conta più di tutti. Della faccia non gliene frega niente. Lui è il vero politico italiano…
Felice Sorrentino