di Antonio Fusco
Nella nostra pubblicazione del 2004 intitolata “Il culto di San Paolino di Nola in Sicilia”, segnalammo Palermo ed altre quattordici località in cui è presente la venerazione del Santo Nolano, considerato nell’isola il protettore dei campanari e di tutti gli operatori agricoli. Nelle varie cittadine, in cui è presente la devozione, come da calendario è ricordato il 22 di giugno, e la ricorrenza è festeggiata con messe solenni, processioni, bande musicali, fuochi d’artificio ed altre manifestazioni anche folcloristiche. A Lui sono dedicate chiese e singoli altari, in cui è raffigurato in dipinti e statue con immagini simboliche che richiamano le attività agricole. Oltre ai comuni segnalati nella pubblicazione del 2004, abbiamo individuato successivamente altri siti paoliniani, quali Caltanisetta,[1] e Carini. [2]
Di recente sono stato informato da studiosi siciliani che in una chiesa dell’isola è stata restaurata una statua lignea, raffigurante S.Paolino di Nola, risalente al 1600, di ignoto scultore. L’opera, fu realizzata in legno scolpito ricavato dalla giunzione di vari pezzi, assemblati con colla e cerniere di metallo.
Il Santo è raffigurato in abiti pontificali intarsiati in oro con motivi naturalistici, col mantello e il capo coperto dalla mitria. E’ nell’atto di benedire con la mano destra mentre con la sinistra regge il bastone pastorale. La statua, posizionata su una base di legno aggiunta in epoca posteriore, si presentava piena di polvere e cera delle candele. Nell’insieme era completamente annerita a causa delle ossidazioni delle vernici finali che coprivano l’intera superficie dipinta, impedendone un’agevole leggibilità del primitivo cromatismo. Dalla presenza di alcuni tasselli stratigrafici e di lacune si rilevò che non c’erano state ridipinture e che sopra la base lignea era presente uno strato sottilissimo di gesso coperto dalla pellicola pittorica, oltre a marcate fessurazioni con andamento verticale che attraversavano l’intera figura. Furono riscontrati anche cadute e sollevamenti concentrati maggiormente nella zona inferiore anteriore e posteriore dell’abito e del mantello. Il copricapo della statua aveva una grossa lesione al centro nella parte posteriore. Un po’ su tutta l’opera, e principalmente sul volto, apparivano creature. Nella parte inferiore dell’intera circonferenza si mostravano molti fori dovuti all’attacco erosivo di insetti xilofagi. Oggi, grazie agli interventi di restauro quali pulitura, disinfestazione, risanamento strutturale, ricostruzione delle parti mancanti, stuccatura, reintegrazione pittorica, doratura, e verniciatura finale, la statua ha riacquistato il suo originario splendore aureo e la pregevole estetica.
[1] Cfr. Bassairpinia.it 27/02/ 2018 – Il Cazziblog 09 / 03 / 2018.
[1] Cfr. “l’Impegno”, anno XXVIII, n. 3, maggio – giugno 2008.