Richiami dei prodotti sempre più frequenti: aumentano i rischi e i costi per le aziende. Lo dice uno studio del colosso assicurativo “Allianz”. L’industria automobilistica è la più colpita, seguita da quella alimentare e dell’elettronica
Negli ultimi dieci anni i casi di richiami di prodotti sono aumentati costantemente, raggiungendo cifre record per portata e costi. L’industria automobilistica è la più colpita, tanto che ad oggi, uno dei richiami più importanti che ha colpito questa industria riguarda gli airbag Takata difettosi che dovrebbe portare al richiamo di circa 60-70 milioni di auto, coinvolgendo almeno 19 produttori in tutto il mondo e con costi stimati intorno ai 25 miliardi di dollari. Segue quella alimentare e l’elettronica. Una regolamentazione più stringente e sanzioni più severe, l’aumento delle grandi multinazionali, la crescente consapevolezza dei consumatori e persino la crescita dei social media sono solo alcuni dei fattori che hanno contribuito a questo processo. È quanto risulta da uno studio dell’assicuratore Allianz che ha analizzato 367 casi di richiami di prodotti in 28 Paesi e 12 settori tra il 2012 e il primo semestre del 2017. Sono molti i fattori che concorrono ad incrementare il numero e il costo dei richiami, tra cui regolamentazioni più rigorose e pene più severe, l’espansione di grandi gruppi multinazionali e di complesse catene di fornitura globali, spiega Christof Bentele, responsabile del comparto di gestione delle crisi mondiali di Allianz Global Corporate & Speciality (AGCS). Ma – ha aggiunto – contano anche la maggiore consapevolezza dei consumatori, gli effetti della pressione economica su ricerca, sviluppo e produzione nonché la crescente importanza dei social media. I richiami sono da imputare in primo luogo a prodotti difettosi o a contaminazioni. Lo studio ha rilevato che un richiamo di grandi proporzioni causa in media danni per 10,5 milioni di euro, ma che per l'”effetto domino” in singole situazioni si possono raggiungere anche importi miliardari. In alcuni casi recenti particolarmente gravi i costi hanno superato di gran lunga le decine di milioni. Così è risultato che oltre la metà dei danni complessivi esaminati è da ricondurre ad appena dieci richiami. Per l’effetto domino, i richiami più costosi riguardano l’industria automobilistica e costituiscono oltre il 70% della somma dei danni complessivi analizzati. Nell’ambito di una delle più vaste operazioni mai verificatesi nel settore, tra i 60 e i 70 milioni di veicoli di almeno 19 fabbricanti a livello mondiale torneranno nelle officine a causa di airbag difettosi. I costi sono stimati in quasi 21 miliardi di euro, precisa Allianz. Il secondo settore più colpito, con il 16% delle perdite analizzate, è quello degli alimenti e delle bevande, importante per l’industria svizzera. In questo ramo i costi medi per un richiamo importante si attestano a quasi 8 milioni di euro. A sollevare problemi sono soprattutto la mancata dichiarazione degli allergeni (inclusa l’indicazione errata degli ingredienti), gli agenti patogeni e la contaminazione attraverso pezzi di vetro, metallo o materiali sintetici. Lo studio di AGCS rileva che i prodotti provenienti dall’Asia continuano a generare una quantità di richiami superiore alla media negli USA e in Europa. Ciò, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il rapporto, rispecchia lo spostamento verso est delle catene di fornitura mondiali e anche i controlli di qualità storicamente meno rigorosi in alcuni Paesi asiatici. Comunque, le maggiori prescrizioni in materia di sicurezza e la consapevolezza dei consumatori contribuiscono a intensificare le procedure di richiamo anche in Asia.