di Antonio Vecchione
Qualche giorno fa una tristissima notizia mi ha spezzato il cuore: la scomparsa di Pierino Napolitano, un fratello maggiore per me, a cui ero affezionatissimo. Abbiamo trascorso insieme una felicissima stagione di fraterna amicizia e di impegno sociale e sportivo dalla fine degli anni settanta ai primi del novanta. Lo avevo già conosciuto nella sua qualità di tecnico all’istituto di Chimica dell’Università di Napoli, che era stata anche la mia casa per molti anni. Serio, corretto, gran lavoratore, era apprezzatissimo nell’istituto di via Mezzocannone per la sua generosa collaborazione e per i modi civili con cui si rapportava ai colleghi. Formato nella piccola comunità di Avella, era consapevole che la vita è fatta prima di tutto di doveri civici, di capacità di sacrificio e di rispetto e per gli altri. Mai uno screzio, una lamentela, una protesta. Accettava le difficoltà della vita con l’umiltà del popolo degli “underdog” ma, nello stesso tempo, con l’energia vitale di chi sa risollevarsi con le proprie forze. Ed è l’esempio che ha dato ai giovani con il suo impegno sociale e sportivo alla comunità: gli obiettivi e i sogni sono realizzabili con sacrifici, forza ed impegno. “Ciascuno nel suo piccolo”, sosteneva, “dovrebbe avere a cuore il bene pubblico e contribuire alla crescita della comunità”. Ed insieme abbiamo promosso e sostenuto la pallavolo femminile del territorio, prima con la Juvenova, poi con la VB Primavera. Una stagione di entusiasmo e di success ed il suo ruolo di dirigente – segretario è stato fondamentale. Non aveva fiducia nella classe dirigente. Aveva registrato troppe volte insensibilità e disinteresse per i valori che costituivano la stella polare del suo percorso di vita. Per questo raddoppiava i suoi sforzi al servizio della formazione dei giovani, ma sempre in silenzio, senza vantarsi di nulla, senza alzare la voce: per il suo modo d’essere un tributo di responsabilità di ogni cittadino. Un luminoso esempio di vita che ha meritato la riconoscenza di tutta la comunità “mandamentale”. Negli ultimi tempi ci vedevamo poco, ma sempre con grande piacere ed affetto. Non mi sono mai dimenticato di chiamarlo spesso a telefono, fino all’ultimo, quando, ormai sofferente, non mi ha più risposto. Pierino non può morire nei cuori di chi gli ha voluto bene e dei giovani perché troppo profonda ed originale è stata l’impronta che vi ha lasciata nei suoi giorni terreni. Riposi in pace.