Anche quest’anno abbiamo vissuto, come comunità parrocchiale, ma anche come comunità cittadina, i festeggiamenti in onore del nostro santo patrono, San Giovanni Battista, festeggiamenti solo religiosi in osservanza delle prescrizioni e delle norme, dei decreti tra Governo Italiano e Chiesa Cattolica, per via dell’emergenza sanitaria in corso. Quindi non c’è stata la festa esterna, le luminarie, la processione. Ma posso dire con gioia e commozione, insieme al Comitato Festa che, il popolo ha vissuto intensamente le celebrazioni religiose, con assiduità e con l’entusiasmo accrescendo la devozione nei confronti del nostro tanto amato San Giovanni.
Mai come quest’anno, caratterizzato dalla pandemia mondiale da coronavirus, abbiamo invocato la protezione del nostro patrono affinché ci potesse proteggere e guidare con il suo amore, e abbiamo chiesto al Signore, per intercessione del Precursore, di essere anche noi profeti, discepoli e martiri nella fede, oggi in questo nostro tempo, in questo nostro territorio.
Negli scorsi anni, ogni sera si avvicendavano per le celebrazione del Settenario, sacerdoti originari e non di Roccarainola; quest’anno invece, abbiamo vissuto il triduo che ho predicato io, soffermandoci nei primi due giorni sull’esempio di Giovanni: voce della Parola e voce dello Spirito. Nel terzo giorno, vigilia della Solennità, invece, la nostra attenzione è andata sull’ostinata fedeltà di Dio. Una Parrocchia, un paese che ha come santo patrono e protettore Giovanni il Battista: «esiste per proclamare, per essere voce di una parola, del suo sposo che è la parola» e «per proclamare questa parola fino al martirio» per mano «dei più superbi della terra». Poi l’esperienza spirituale di Giovanni, si racchiude in tre verbi: “Preparare, discernere, diminuire”; questo trinomio è come paradigma della vocazione di ogni cristiano. Infatti possiamo racchiudere ciò in tre espressioni riferite all’atteggiamento del Battista nei confronti di Gesù: «Dopo di me, davanti a me, lontano da me». Dio opera sempre grandi cose, anzi la sua fedeltà nei nostri confronti è ostinata: La storia della salvezza è il frutto dell’ostinata fedeltà di Dio e in questa storia è racchiusa anche la vicenda del sacerdote Zaccaria che nonostante la sua incredulità, ha sperimentato con Elisabetta, una nuova e imprevista fecondità che nasce dall’accoglienza dello Spirito che fa nuove tutte le cose.
Infine, se è vero che quest’anno è mancata la frenesia dei soliti anni, se è mancata in qualche modo l’energia che i riti civili infondono, accompagnando i riti religiosi, quest’anno, la vera forza è pervenuta proprio dalla preghiera: lontano dai ritmi forsennati di sempre, lontani da una quotidianità che ci è stata strappata via, nel bene o nel male, siamo riusciti a trovare un po’ di conforto e una rinnovata speranza nella solenne semplicità di queste celebrazioni.
Don Vincenzo Ragone, parroco