Questa breve raccolta di versi rappresenta unicamente il bisogno spontaneo e immediato di esprimere sensazioni e stati d’animo senza la benchè minima pretesa di fare della “poesia” o di godere di una “illusoria esaltazione” che offenderebbe lo stesso spirito che ne è la fonte. Un piccolo e modesto messaggio d’amore invece, inteso nell’accezione più vasta e completa del termine. Anche quando le aspirazioni e i desideri si somatizzino, essi sono sempre e comunque, rami di uno stesso albero, la cui radice abbarbicata in fondo a noi si nutre del bisogno invincibile d’amore, il sentimento più importante per cui valga la pena di vivere. L’amore è amore per se stessi, per la vita, per il creato e principalmente per il più alto Artefice, che dall’amore mosso creò l’uomo e lo reclama a sè. A costo di cadere nella più trita retorica e luoghi comuni, bisogna dire di quanto sia importante riflettere sul concetto elementare, forse banale ma essenziale, secondo il quale a mio avviso, tutti i sentimenti negativi cui l’uomo si abbandona, conducono ad azioni che non trovando riscontro nella realtà in effetti positivi e gratificanti per lo spirito, generano alla fin fine un senso della vacuità, e il più delle volte, per la gratuità dell’atto, un compiacimento di sè, alterigia e vanità, fonti di “apparenze” equivocate con la verità. La “Verità”, quella contro cui ogni lotta si rivela debolezza, ogni ipocrisia inganno per la propria coscienza, è ben’altra. Essa si veste di nero e brandisce una falce! Luigi Sica L’autore Nato a Roccarainola (NA) il 18/05/1946, è vissuto Colà fino al 1967, anno in cui, già proveniente dall’Istituto Statale Magistrale P. Villari di Napoli, ha conseguito il Diploma di Abilitazione Magistrale presso l’Istituto Statale E.P. Fonseca di Napoli (Succursale in P. D’Arco). Dal suo grazioso paese è partito per la “grande” città e si è iscritto al Corso di Laurea in Pedagogia-Facoltà di Magistero-Università “La Sapienza” di Roma, laureando¬si in Pedagogia – indirizzo Filosofico – con il massimo dei voti e lode. In questa stupenda città ha svolto buona parte della sua vita lavorativa come ufficiale dell’Aero¬nautica militare. Si è congedato a fine 1993 quale Tenente Colonnello. Successivamente gli viene conferito il grado di Colonnello. Dedicatosi al teatro amatoriale a scopo benefico, ha reci¬tato nella compagnia provinciale “La Clessidra” ottenendo lusinghieri consensi di critica e di pubblico. Attualmente “sopravvive” in questo mondo tecnologizzato e globalizzato in attesa di un’incognita luminosa e pacifica non solo iperuranica. Prefazione Oggi si parla di poesia con troppa leggerezza e con superficialità, come se la poesia fosse un’abitudine meccanica a scrivere versi, senza considerare minimamente che la poesia, quella vera, nasce da un travaglio interiore e da una vocazione lirica che coinvolge l’anima ed attraversa il vivere dell’uomo con un sentimento cosmico che abbraccia il fascino, il mistero, della vita e della morte, dell’esse¬re e del nulla. La poesia di Luigi Sica propone spunti di riflessione sulle “sensazioni”(1). La poesia di Luigi Sica esprime la maturità di chi ha potuto esplorare la vita nel corso degli anni, senza facili illusioni e senza credere mai di poter evitare il male e l’incomprensione di chi non sa amare l’amore e si piega senza lottare di fronte al dolore. Nei versi di Luigi Sica “gli echi di antichi smarrimenti solcano le vie dell’innocenza”(2). È come se il respiro del tempo avvolgesse la voce del silenzio rievocando la preghiera di un bambino immerso in epoche remote di sogni senza tempo e senza fine. Le vicissitudini e le ansie del poeta si trasformano in emozioni e sussurri che cerca¬no di raffigurare l’essenza dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio, un Dio in cui l’immagine dovrebbe essere costitutiva di un’opera divina, mentre la somiglianza dovrebbe essere scolpita nel cuore dell’uomo che tende le sue braccia per elevarsi concretamente fino a Dio. Oggi ci sono troppi poeti improvvisati, che deturpano la bellezza della poesia, facendo credere che si possa essere poeti senza una vera e autentica, sincera e sofferta ispirazione, come se “fare poesia” significasse usare parole astratte e senza vita, banalmente oscure e vuote di senso. Fare poesia significa innanzitutto essere poeti, dare voce all’anima suscitando emozioni, donando senso e valore alla vita, amando appassionatamente il mistero e la bellezza di tutto ciò che crea stupore e meraviglia, con animo sereno, anche di fronte alla morte, al dolore, perché il poeta interroga la vita con la profondità del cuore e con la luce intellettiva ed espressiva del¬la mente, senza parole vane e senza infingimenti, senza contorcimenti inutili e senza la retorica della propaganda pubblicitaria che commercializza e impoverisce il senti¬mento, l’intelligenza e la vita. Luigi Sica ha composto poesie semplici e chiare come uno specchio, che vanno oltre “Lo specchio” il cui senso costituisce il cuore e la mente dell’intera raccolta nella quale ha descritto la sua anima istituendo un simposio, un incontro tra l’ “io” che racconta e il “mondo” in cui si riflette l’immagine del tempo e della vita che passa, mentre l’uomo si pone domande cercando risposte racchiuse nei ricordi e rivolte alla vita, perché la vita continua e oltrepassa la morte in attimi eterni. La poesia di Luigi Sica è la memoria e il testamento di un uomo che non conta gli anni in una meccanica e sterile entropia del tempo, ma li riassume in un sofferto canto d’amore, in un’estasi che sente il respiro e la bellezza di un paesaggio dell’anima in un doloroso e intenso sentimento del tempo. La poesia è vera quando percorre un’intima malinconia che raccoglie la memoria, il canto dell’amore e il cuore della vita, come in “sentirsi vivi”. “L’acme dei miei sogni, dei miei pensieri, dei miei tabù, delle mie forze, delle mie speranze, esplode in te. e posso dir che vivo.”(3). (1)“Sensazioni” è appunto il titolo di una lirica molto bel¬la in cui il poeta rievoca sensazioni lontane nel tempo, eppure impresse nella memoria come ricordi che scavano in profondità e pongono domande inespresse, rarefatte, scarne e pungenti. (2)Una nota di malinconia avvolge i versi della poesia dal titolo “Echi”. (3) “Sentisi vivi” è una lirica profonda, nella quale Luigi Sica dà il meglio di sé e rappresenta immagini di luce scolpite nel tempo. Prof. Luigi Simonetti