Dopo un lungo lavoro di preparazione durato cinque anni, si é aperta finalmente l’8 ottobre a Palazzo Bonaparte di Roma l’attesa mostra su Vincent van Gogh, che espone fino al 26 marzo 2023 ben 50 capolavori provenienti dal Museo Kröller-Müller di Otterlo e mette al centro la parabola esistenziale e creativa del pittore più amato di sempre.
Prodotta e organizzata da Arthemisia e curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, la mostra segue ogni fase dell’intensa (seppur breve, solo una decina di anni) carriera del genio olandese e offre al pubblico la possibilità di ammirare non solo pezzi universalmente noti, ma anche opere viste raramente.
Il”pezzo forte” della mostra è senza dubbio l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887 (qui nella sua prima uscita pubblica dopo il restauro fatto a Otterlo, un’opera di una audacia straordinaria, con la quale il pittore vuole lasciare una traccia di sé e della sua inquietudine),non mancano infatti pregevoli disegni e lavori su carta di rado usciti dal museo olandese come il Seminatore, realizzato ad Arles nel giugno del 1888, nel quale van Gogh devia verso un uso metafisico del colore, al Il giardino dell’ospedale a Saint-Remy del 1889 in cui il cromatismo diventa un intricato tumulto, fino al Vecchio disperato (Alle porte dell’eternità) del 1890, opera drammaticamente efficace, che precede e in un certo senso diviene metafora della morte del pittore, suicida quello stesso anno.
Dunque la mostra mette in evidenza la sua sofferenza, dovuta anche alla malattia, che è stata il nutrimento della sua arte. Di questa energia aveva quasi paura ma gli serviva per raggiungere quel tono alto nel colore. Il pubblico di ogni tempo lo ha amato e lo ama per la sua carica di umanità e per la capacità creativa di rara bellezza e complessità.