Sahar Tabar, iraniana. Era bella di suo ma voleva assomigliare ad Angiolina Jolie. 50 interventi di chirurgia plastica per arrivare a questa deformazione. Questi casi estremi sono solo il frutto di una patologia sociale più ampia e radicata. Il rifiuto della propria natura, in questo caso fisica, per introiettare un immagine, un simbolo imposto dal regime meditatico. Canoni di bellezza dettati dall’alto proprio per porre disagi individuali nella società degli schiavi. Un caso estremo, l’apice di un iceberg che nelle sue profondità trascina infinite sfumature patologiche che nascono nella non accettazione di se stessi. Alla base come sempre il contatto con un ambiente genitoriale e sociale anaffettivo. L’imitazione o introiezione non è solo fisico, ma anche spirituale. Altre forme patologiche mirano all’assimilazione di simboli spirituali come il guru di turno, piuttosto che personaggi provenienti dalle ideologie ma anche da altri mondi come lo spettacolo, lo sport e così via. Tutti quei mondi virtuali che discendono dall’alto del regime mediatico. Tutte forme esistenziali che non hanno ricevuto l’adeguato amore ed il corretto indirizzo alla ricerca del proprio se come entità uniche ed irripetibili tutt’uno con l’universo. C’è da chiedersi: perché il regime impone certi standard? Non lo fa esclusivamente per il business del consumismo, cha altro non è che un’occulto strumento. Lo fa per impedire al genere umano di riconoscere le proprie potenzialità innate, i propri talenti, che secondo natura sono predisposti alla creazione, alla pace, alla condivisione, alla cooperazione. La società non è altro che un allevamento di pesci di mare costretti in uno stagno di acqua dolce a marcire nelle patologie. Perché se il genere umano, in ogni sua singolarità, prendesse coscienza, innamorandosi profondamente del proprio essere, e quindi rispettando la vita di tutti gli altri, accadrebbe il collasso definitivo delle classi dominanti che da millenni ormai virtualizzano nelle illusioni artificiali l’essere umano, impedendogli di aprire completamente le porte dell’anima per giungere alla verità assoluta. Quella in cui la morte non esiste, se non nel pensiero individuale. Anche la sola piccolissima forma di dubbio e incertezza su questo fondamento produrrà nell’atto finale della vita corporea la morte spirituale. Quel reset di memoria che impedisce ai viventi di ricordarsi chi erano nelle vite precedenti. Costretti a ripetersi negli stessi errori nelle nuove vite che andranno ad interpretare con un’altra maschera, e nelle vite stesse. Morendo costantemente in ogni istante. La gerarchia della piramide secolare con tutte le sue finte maschere è un organismo eterico multidimensionale parassitario che ha aggredito, tempi or sono, il popolo terrestre. Non è sufficiente il risveglio individuale. Occorre prendere una posizione e con coraggio combattere con questa entità che oltre a noi umani sta distruggendo anche il pianeta. La nostra unica casa. Nostra Madre. Per farlo bisogna partire dal nostro storico individuale riconoscendo che la radice di tutto risiede nella consapevolezza genitoriale. Risiede nella forza animica dell’amore di coppia. Quell’amore taroccato dalla cultura diminante con un cuore di colore rosso, rosso come il semaforo rosso; quando la frequenza effettiva delle vibrazioni sane del cuore è quella del verde, quella della libertà in cui siamo nati dalla natura prima di ogni forma di indottrinamento o programmazione.
Non siamo nati con un anima, come ci è stato fatto credere, siamo nati nello spirito comune della Grande Anima che tutto pervade. Non siamo altro che sue emanazioni divise in terra nei sessi complementari opposti che si stanno cercando per combattere insieme questa guerra. L’anima è un processo di costruzione che inizia individualmente con il risveglio da tutte le illusioni che ci rendono dipendenti di questa immensa città dei balocchi. Dobbiamo ritornare tutti bambini nel cuore per non trasformarsi in pinocchi o peggio ancora in ciucci com’è accaduto a lucignolo. Com’è accaduto a Sahar Tabar.