Accogliere è un bene o un male ? Cosa significa partire senza una meta per sfuggire ad una triste realtà? La questione dei migranti sensibilizza l’opinione pubblica o è l’ulteriore tematica strumentalizzata dalla politica ? Quanto accettiamo il diverso e soprattutto quanto siamo disposti ad ammettere che si tratta di un fenomeno che coinvolge e denota la civiltà di un popolo?
Tematiche connotate da una forte attualità, trattate nel convegno svoltosi il 21 maggio presso la Chiesa della Congrega del Corpus Domini di San Paolo Belsito, a cura di Elena Silvestrini, professoressa di letteratura e storia presso l’I.T.C.S.G “Masullo Theti” di Nola e di Carlangelo Mauro, poeta, critico letterario e docente di lingua e letteratura italiana e latina presso il liceo” E. Medi” di Cicciano.
Un momento di profonda riflessione, un cammino verso la solidarietà, come nelle intenzioni di don Fernando Russo, sacerdote della parrocchia di San Paolo Belsito, noto per il suo coraggio ed il suo attivismo sociale.
Protagonisti del dibattito : Gianfranco Nappi , direttore della rivista “Infiniti mondi” ; Andrea Lauria vice sindaco di San Paolo Belsito; Gianluca Petruzzo, coordinatore nazionale Associazione “3 Febbraio”; Narcisse Kwadio , attivista dell’associazione “ 3 febbraio”; Sara Lanza , studentessa universitaria nonché interprete teatrale ed Enza Silvestrini, scrittrice e docente di storia e letteratura italiana presso il liceo artistico di Napoli.
In apertura un intervento della prof.ssa Elena Silvestrini : “C’è un estremo bisogno di costruire rapporti autentici. La differenza ci mette a contatto con le nostre radici umane più profonde e le nostre responsabilità storiche. Accogliere non significa minare il nostro equilibrio e la nostra identità, al contrario significa riscoprirlo ed arricchirlo”.
Parole genuine e ricche di speranza condivise anche da Gianfranco Nappi, che sostiene l’inesistenza di “ricette facili” per risolvere il problema. Il fenomeno dell’immigrazione va affrontato con umanità. E’ necessario ritrovare quella coesione che connota l’identità sociale e che chiede a ciascuno di noi di dare un contributo. Obiettivo concretizzato a Portici nell’ambito di un progetto: “La banca del tempo” che prevede la messa a disposizione anche di un’ora al giorno del proprio tempo a sostegno dei migranti, ognuno secondo le proprie attitudini e competenze, in un’ottica di solidarietà e condivisione.
Lo slogan che oggi inonda i mass media “Aiutiamoli a casa loro” è davvero praticabile?, – si chiede Gianfranco Nappi- ricordando le attività delle multinazionali italiane che sfruttano il lavoro degli stranieri, sottolineando che è anche sulla base di un’informazione tendenziosa che si trascende ogni limite umano.
Ma chi sa davvero cosa provano queste persone che partono alla ricerca di una vita migliore?
La brillante ed evocativa interpretazione di Sara Lanza ha trasportato il pubblico in un immaginario viaggio in mare di una giovane migrante, nel drammatico alternarsi di paura, speranza, dolore di chi cerca ad ogni costo di salvare la vita.
Di seguito il commento del vicesindaco Andrea Lauria – Tocca alla politica trovare un equilibrio tra commozione e xenofobia per definire modalità e spazi possibili di accoglienza.
Gianluca Petruzzo , responsabile dell’associazione “3 febbraio di Napoli” che dal 1996 si occupa della difesa della vita umana contro il razzismo, afferma che è necessaria una “cultura dell’accoglienza” per abbattere la nuova schiavitù di bambini, donne e uomini stranieri sfruttati nella produzione di tanti oggetti “made in Italy”.E soprattutto rimarca quanto assurdo sia che l’Europa ammetta la libera circolazione delle merci e alzi barriere contro l’ingresso dei migranti.
Bisogna cambiare i criteri del trattato di Dublino, auspica Carlangelo Mauro, moderatore dell’incontro, affinché sia garantito un più equo diritto di accesso dei migranti nei paesi dell’UE.
Significativa la testimonianza di (Narcisse Kwadio) che sottolinea il significato dell’accoglienza : “Accogliere vuol dire offrire, orientare, parlare, confrontarsi e insegnare senza togliere niente”, ricordando che egli stesso era un migrante approdato in Italia alla ricerca di una nuova vita e che oggi ha un suo ruolo nell’ attuale comunità italiana di appartenenza.
In conclusione, i versi di alcuni inediti della scrittrice Enza Silvestrini evocanti, in maniera profonda ed incisiva, la sofferenza e il senso di vuoto che provano i migranti sui barconi, in balia delle onde del mare e del loro incerto destino.
Sull’accoglienza dei migranti le parole più profonde e vere le ha pronunciate papa Francesco, come ha ribadito Carlangelo Mauro.
Lo scorso 14 gennaio, in occasione della Giornata del migrante e del rifugiato, il pontefice ha parlato delle paure che suscita l’immigrazione. Paure “legittime, fondate su dubbi pienamente comprensibili da un punto di vista umano”, perché “non è facile entrare nella cultura altrui, mettersi nei panni di persone così diverse da noi, comprenderne i pensieri e le esperienze”. Paure, dunque, che non costituiscono un peccato, perché: “Peccato è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte, condizionino le nostre scelte, compromettano il rispetto e la generosità… Peccato è rinunciare all’incontro con l’altro, con il diverso, con il prossimo, che di fatto è un’occasione privilegiata d’incontro con il Signore”.
Le parole del Papa sottolineano l’importanza dell’accoglienza, raccomandano di evitare che il sentimento dominante sia la paura nei confronti del diverso per recuperare quel senso di humanitas che dovrebbe caratterizzare la comunità civile.
Rosa D’Ambra