a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 8 giugno la Chiesa celebra San Medardo, vescovo di Noyon, nato da famiglia nobile franca, intrapresa presto la strada del seminario, divenne vescovo di Tournai e successivamente vescovo di Noyon, unendo le due sedi vescovili; della sua vita si tramanda un aneddoto: ancora ragazzino se ne andava in giro per i campi quando all’improvviso scoppiò un temporale, all’improvviso accanto a lui sarebbe scesa un’aquila che avrebbe spiegato le sue ali in modo tale che non si bagnasse, per questo che i contadini lo invocano perché sia propizio a quel clima asciutto che è favorevole al fieno.
8 giugno: San Vittorino da Pioraco, nato in una famiglia nobile, con il fratello Severino aveva rinunciato alla vita di ricchezza: distribuirono la loro ricchezza per ritirarsi in una vita eremitica nelle grotte di Montenero, nei pressi di Septempeda; più tardi, Vittorino volle stare da solo e andò in una grotta sul Monte Gualdo vicino Pioraco, per evitare la tentazione della carne (la tradizione dice che il diavolo, come una donna, ha provato a chiedere un ricovero notturno) si inflisse la penitenza di legarsi le braccia ai rami di un albero, come in preghiera; secondo la leggenda, il vescovo di Camerino lo liberò dopo tre anni di penitenza, morì in concetto di santità e gli abitanti di Pioraco raccolti i suoi resti, lo seppellirono nella caverna dove aveva vissuto e lo proclamarono santo patrono della città.
8 giugno: beato fra Nicola da Gesturi, religioso sardo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, frate questuante e del silenzio, Giovanni Angelo Salvatore, futuro fra’ Nicola, nacque da genitori contadini di umili condizioni, ma onesti e devoti, a 14 anni ricevette la Prima Comunione e da allora visse sempre umilmente e devotamente, il suo spirito di preghiera lo portava in Chiesa ogni volta che i suoi doveri glielo permettevano, per trascorrere intere ore davanti a Gesù Sacramentato, il suo amore per i più poveri e la mortificazione in cui viveva furono lo stimolo ad aspirare alla vita sacerdotale, ma la povertà era un ostacolo insormontabile, a 29 anni bussò al convento dei Cappuccini di Cagliari, dove fu accettato solo come terziario, volendo i padri verificare la serietà della vocazione di questo giovane, arrivato in Convento dopo una vita dedicata completamente al lavoro dei campi, fu un religioso perfettamente obbediente e così umile da ricercare sempre l’ultimo posto e dedicarsi alle cose meno appariscenti agli occhi altrui; la gente notò subito una caratteristica peculiare di fra Nicola: il suo silenzio, era silenzio che parlava, e parlava di Dio, dietro questo silenzio egli nascondeva le sue eroiche virtù: la perfetta obbedienza, la profonda umiltà, l’assoluta povertà: il suo letto era un tavolaccio, la spalliera della sedia il suo cuscino, i suoi abiti e i suoi sandali i più rozzi e già usati da altri, i suoi pensieri e preghiere scritti in pezzi di carta scartata da altri, la sua preghiera davanti al Santissimo o all’Immacolata, al termine del suo giro di questua, erano lunghe ore di assoluto silenzio.