a cura di don Riccardo Pecchia
30 giugno: Primi martiri di Roma, la ricorrenza dei Primi martiri della Chiesa romana commemora i santi rimasti senza nome, i quali morirono atrocemente a causa della persecuzione scatenata dall’imperatore Nerone a Roma, la persecuzione seguì quasi immediatamente all’incendio di Roma, scatenatosi nella notte del 18 luglio 64 e fu un’iniziativa dell’imperatore, il quale tentò di utilizzare questa mossa sanguinaria per allontanare da sé l’ira del popolo, per cercare di discolparsi, Nerone scaricò sui seguaci di Cristo le colpe che lo mettevano in cattiva luce di fronte ai suoi sudditi, accusandoli di qualsiasi calamità avventatasi su Roma, le conseguenze del suo vile gesto furono atroci per i Cristiani e perdurarono per ben quattro anni; episodi orrendi come quello delle fiaccole umane, cosparse di pece e fatte ardere nei giardini del colle Oppio o come quello di donne e bambini vestiti con pelle di animali e lasciati in balia delle bestie feroci nel circo, altri cristiani vennero invece crocifissi o ancora decapitati, tali nefandezze destarono un senso di pietà e di orrore nello stesso popolo romano.
30 giugno: san Marziale di Limoges, vescovo francese missionario del III secolo, inviato da Roma a evangelizzare i Galli; si narra che a quindici anni sarebbe stato battezzato direttamente da Pietro e sarebbe stato uno dei 72 discepoli di Cristo; assistette alla resurrezione di Lazzaro e all’ultima cena. Avrebbe seguito Pietro sia a Gerusalemme sia a Roma dove avrebbe vissuto nelle catacombe assieme a Paolo, Luca e Giovanni. Pietro lo avrebbe poi inviato a Limoges, per evangelizzare quelle terre, ritornò a Roma e san Pietro gli donò il suo pastorale, ritornato a Limoges fu incarcerato, ma liberato per intervento divino; invocato contro le epidemie.
30 giugno: sant’Adolfo di Osnabrück, figlio del conte di Tecklenburg, nobile tedesco al servizio di Federico Barbarossa, già da giovane avvertì una grande vocazione per la vita religiosa ed entrò nell’Ordine Cistercense e pronunciò i voti religiosi, poi divenne canonico dell’arcidiocesi di Colonia, ma volle tornare nel monastero e infine fu eletto vescovo di Osnabrück, adempì al suo ministero episcopale con estrema modestia, umiltà e disponibilità, continuando a seguire la regola di San Benedetto, impiegò il danaro proveniente dalle rendite dei suoi possedimenti per soccorrere i poveri ed aiutare i malati, si occupò personalmente dei lebbrosi. Si racconta che un giorno si dedicò molto a un lebbroso, perciò i preti che lo accompagnavano, per paura di ammalarsi, a sua insaputa condussero il lebbroso in una casa sperduta. Ma il giorno dopo Adolfo trovò subito la casa e vi entrò restandovi a lungo, quelli che lo accompagnavano, incuriositi, entrarono dentro e trovarono il santo sdraiato sullo stesso letto del lebbroso che nel frattempo era guarito.