a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 4 luglio si celebra santa Elisabetta del Portogallo, Isabella d’Aragona figlia di Pietro II re di Spagna, a dodici anni fu data in sposa al re Dionigi del Portogallo donandogli due figli: Costanza e Alfonso; la carità di Elisabetta per i poveri e i nobili decaduti fu incomparabile, al suo elemosiniere aveva dato ordine di non mandare mai via nessun bisognoso a mani vuote. Ella fece inviare dei viveri a monasteri poveri e a regioni colpite dalle avversità; protesse gli orfani; soccorse le giovani pericolanti; tutti i venerdì di quaresima, dopo aver lavato e baciato i piedi a tredici poveri, li faceva vestire di abiti nuovi; il giovedì santo compiva la medesima opera buona a favore di tredici donne; non si accontentò di dare dei buoni consigli ai figli, ma esortò anche il marito a governare i sudditi con giustizia e mitezza senza dare ascolto ai vani discorsi degli adulatori o ai falsi rapporti degli invidiosi. Tuttavia, dopo qualche anno passato nella concordia e nella più dolce intimità con lui, Dio permise che cominciasse, per Elisabetta, un vero calvario a causa degli illeciti amori ai quali il re, a poco a poco, si abbandonò. Elisabetta se ne afflisse più per l’offesa fatta a Dio che per l’affronto fatto a lei, con dolcezza cercò di ricondurlo sul retto cammino e, senza uscire in amari lamenti, spinse il suo eroismo fino a curare l’educazione dei figli naturali di lui come se fossero propri; si trovò a dover ripetutamente mediare tra il marito e il figlio, così ostili l’uno verso l’altro da dichiararsi guerra coi rispettivi eserciti, perciò è invocata come patrona in caso di guerra; dopo la morte del marito, Elisabetta rinunciò al mondo, si tagliò i capelli, vestì l’abito del terz’ordine Francescano e andò pellegrina a San Giacomo de Compostela dove donò la sua corona, l’ultimo anno di vita Elisabetta pellegrinò, una seconda volta, a San Giacomo de Compostela, con due donne, volle fare a piedi il lungo viaggio nonostante i suoi 64 anni e mendicare di porta in porta il vitto quotidiano, poi entrò poi dopo essersi fatta francescana nel monastero delle clarisse a Coimbra, monastero da lei stessa fatto erigere, uscì da questo una sola volta nell’inutile tentativo di pacificare i dissidi tra suo figlio e il di lui genero, Elisabetta si portò a Estremoz nella speranza di strappare parole di pace dalla bocca del figlio da portare al genero in Castiglia, ma una violenta febbre non le lasciò nessuna speranza di vita.
4 luglio: beato Pier Giorgio Frassati, nato da una delle famiglie più in vista dell’alta borghesia torinese, figlio, del senatore e fondatore de La Stampa, Alfredo Frassati; ricevettero, lui e la sorella, un’educazione rigida, che Luciana ha definito “spartana”, basata sul rispetto, l’ordine, la disciplina e l’onore, la fede fu impartita unicamente dalla madre, si iscrisse alla facoltà di Ingegneria meccanica (specializzazione in mineraria), il motivo di questa scelta universitaria era di poter lavorare al fianco dei minatori (la classe operaia più disagiata a quel tempo), per aiutarli a migliorare le loro condizioni di lavoro, nonostante gli sforzi Pier Giorgio morì improvvisamente a due soli esami dalla sospirata mèta; era un ragazzo molto vivace, solare, sempre allegro e ricco di energie e l’impegno impareggiabile in favore dei poveri e dei più bisognosi, credeva nell’amicizia profonda, fondata sul vincolo della preghiera e della fede; nonostante le ricchezze della famiglia che venivano elargite ai figli con grande parsimonia, Pier Giorgio era spesso al verde perché il più delle volte i pochi soldi di cui disponeva venivano da lui generosamente donati ai poveri e ai bisognosi che incontrava o a cui faceva visita. Non di rado gli amici lo vedevano tornare a casa a piedi perché aveva dato a qualche povero i soldi che avrebbe dovuto utilizzare per il tram; proprio visitando i poveri nelle loro abitazioni che Pier Giorgio contrasse una poliomielite fulminante che lo portò repentinamente alla morte in meno di una settimana, il 4 luglio spirò, ai suoi funerali presero parte molti amici, ragguardevoli personalità, ma soprattutto tantissimi poveri che al tempo erano stati aiutati dal rimpianto estinto; patrono dei giovani di Azione Cattolica