a cura di Don Riccardo Pecchia
Oggi 21 luglio si celebra san Daniele, profeta dell’Antico Testamento, Il suo nome ha in ebraico il significato di “Dio giudica”; le notizie sulla sua vita le apprendiamo dal suo libro, di nobile famiglia giudea, è un adolescente quando viene deportato a Babilonia, dove fu scelto con altri tre giovani nobili giudei (Anania, Azaria e Misaele) per essere ammesso, dopo una conveniente preparazione di tre anni nella lingua e negli usi dei Caldei, alla corte del re, per assolvere incarichi ufficiali onorifici, lì eserciterà il servizio di profeta, per la sua saggezza conquista la fiducia del re Nabucodonosor e diventa funzionario di corte ed interprete dei sogni del re, la sua reputazione gli permette di continuare la sua attività dopo la conquista di Babilonia da parte dei Medi e dei Persiani avvenuta nel 539 a.C. Il re persiano Ciro II apprezza i suoi consigli ma dei nemici lo fanno cadere in disgrazia ed il re è costretto a gettarlo in pasto ai leoni, fedele al suo credo, Daniele evita miracolosamente il supplizio e si vede graziato.
21 luglio: san Lorenzo da Brindisi, al secolo era Giulio Cesare Russo, nato a Brindisi nel 1559, con quel nome ambizioso i genitori forse si auguravano di allevare in famiglia un imitatore del grande condottiero romano, quel piccolo Giulio Cesare avrebbe corrisposto più tardi a questo disegno e lo troviamo a combattere in prima linea per arrestare l’avanzata dell’esercito turco, che aveva già invaso l’Ungheria e marciava verso il cuore dell’Europa cristiana, ma non reggeva la spada, invece una gran croce di legno, in qualità di cappellano dell’esercito cristiano di Filippo Emanuele di Lorena. Intanto già a sei anni egli riempiva d’orgoglio i genitori per la straordinaria facilità di mandare a memoria intere pagine di libri, che poi declamava in pubblico, addirittura dal pulpito della cattedrale. Le coste della Penisola erano spesso percorse da scorribande di Saraceni, soprattutto nelle Puglie, per la vicinanza all’Albania, loro possesso, la famiglia dei Russo, come tante altre, viveva nel terrore di brutte sorprese; perciò la madre di Giulio Cesare, appena rimasta vedova, pensò di fare subito le valigie e di riparare a Venezia, per affidare il figlio quattordicenne alle cure di uno zio. Due anni dopo il giovane entrava nel convento dei Frati Minori Conventuali, per passare poco dopo ai Frati Cappuccini di Verona, presso cui emetteva i voti religiosi col nome di fra Lorenzo da Brindisi, completando la sua formazione all’università di Padova. La sua vasta erudizione, unita alla straordinaria conoscenza delle lingue, tra cui il greco e l’ebraico, gli ottennero molteplici incarichi in seno all’Ordine e da parte del papa, fu provinciale della Toscana, di Venezia, di Genova, della Svizzera, commissario nel Tirolo e in Baviera, fu soprattutto un grande animatore di quanti combattevano contro la minaccia dei Turchi e un predicatore, in tutta l’Europa, dell’ortodossia cattolica contro la riforma protestante. Al servizio di papa Paolo V fu ambasciatore di pace presso prìncipi e re in discordia, ma la morte lo colse durante il suo secondo viaggio nella Penisola Iberica, morì il 22 luglio 1619 a Lisbona.