a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 24 luglio la chiesa santa Cristina di Bolsena, il racconto della sua Passio narra di una giovane undicenne, di nome Cristina, che per la straordinaria bellezza venne rinchiusa dal padre, Urbano, ufficiale dell’imperatore, in una torre, in compagnia di dodici ancelle, con questo gesto il padre in realtà voleva costringere la figlia, divenuta cristiana, ad abiurare alla pericolosa religione e sottrarla ai rigori della legge persecutoria, ma la fanciulla spezzò le preziose statuette degli dèi, che il padre aveva collocato nella sua stanzetta e ne destinò il metallo ai poveri. Il padre passò allora dalle lusinghe alle percosse: la fece flagellare e rinchiudere in carcere, dato che Cristina persisteva nella sua professione di fede, Urbano la consegnò ai giudici che le inflissero vari e terribili supplizi, nel carcere, dove fu gettata a consumarsi tutta coperta di lividure, venne consolata e guarita da tre angeli, risultato vano anche questo metodo, si passò alla soluzione finale: legatale una pesante pietra al collo, la gettarono nelle acque del lago, ma la pietra, sorretta dagli angeli, galleggiò e riportò a riva la fanciulla, lo snaturato padre fu punito da Dio con la morte, ma le tribolazioni di Cristina non ebbero termine, i giudici tornarono a infierire su di lei condannandola, con caparbia perseveranza, a terrificanti quanto inefficaci torture, come la graticola arroventata, la fornace surriscaldata, il morso di serpenti velenosi, il taglio delle mammelle; finché in mancanza di più torbida inventiva ne stroncarono la giovane vita con due colpi di lancia, trapiantando quel fiore incontaminato nei giardini del cielo.
24 luglio: beato Giovanni Tavelli, religioso romagnolo dell’Ordine dei Gesuati poi vescovo di Ferrara; nato da famiglia benestante, intraprese studi di filosofia e diritto, prima a Tossignano, poi all’Università di Bologna, nel 1408 abbandonò gli studi per entrare nell’ordine dei Gesuati, dove venne nominato priore del convento dell’Ordine a Ferrara. Nel 1428 fece costruire la chiesa di San Gerolamo, destinata al suo ordine, il 28 ottobre 1431 papa Eugenio IV lo nominò vescovo di Ferrara anche se non era ancora presbitero, inizialmente rifiutò, ma accettò dopo le insistenze del pontefice, fu ordinato sacerdote e vescovo il 27 dicembre dello stesso anno. Si prodigò per soccorrere i cittadini di Ferrara durante un’alluvione e durante la peste, fu in queste circostanze che concepì la realizzazione di un ospedale in cui gli ammalati potessero trovare conforto, così fondò l’ospedale di Sant’Anna, cui dedicò gli ultimi anni della sua vita, oggi è il più importante ospedale di Ferrara e provincia, morì a 60 anni consumato dallo zelo, dalle penitenze e ancor più dall’intenso amore di Dio e delle anime