a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 4 giugno la chiesa festeggia il Sacratissimo Cuore Immacolato di Maria, è una devozione cattolica, la cui memoria liturgica fu estesa a tutta la Chiesa da papa Pio XII nel 1944, in ricordo della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria da lui compiuta nel 1942, in seguito alla richiesta della beata Alexandrina di Balazar, la memoria cade il giorno dopo la solennità del Sacro Cuore di Gesù, si tratta quindi di una celebrazione mobile, l’origine di tale culto può trovarsi nelle parole dell’evangelista Luca, dove il Cuore di Maria appare come uno scrigno che racchiude i più santi ricordi, la prima traccia di culto pubblico si trova a Napoli nel 1640 nella confraternita del Cuore di Maria, la festa fu fondata da Giovanni Eudes, che diffuse anche la devozione al sacro Cuore di Gesù.
4 giugno: San Francesco Caracciolo, nobile di nascita e sacerdote abruzzese, fondatore della Congregazione dei Chierici Regolari Minori (caracciolini), a ventidue anni venne colpito da una malattia che le sfigurò il volto: promise di abbracciare lo stato ecclesiastico in caso di guarigione e, esaudito, si trasferì a Napoli per adempiere al suo voto, ordinato sacerdote si dedicò alla cura dei poveri e degli infermi e si iscrisse alla compagnia dei Bianchi una confraternita dedita all’assistenza ai carcerati e ai condannati a morte; per uno scambio di omonimia, gli fu recapitata erroneamente una lettera di Giovanni Agostino Adorno e Fabrizio Caracciolo contenente l’invito a unirsi a loro per dare inizio a una nuova congregazione religiosa: lo scambio di persona venne ritenuto un segno della Provvidenza e venne ammesso nel numero dei futuri fondatori dell’istituto, i tre si ritirarono nell’eremo dei Camaldoli di Napoli, dove stesero la regola della futura congregazione dei Chierici Regolari Minori, patrono dei cuochi.
4 giugno, beato Giacomo Capocci da Viterbo, religioso viterbese dell’Ordine di Sant’Agostino poi arcivescovo di Benevento e di Napoli, considerato uno dei maggiori teologi scolastici, per l’acume del suo ingegno, meritò l’onorifico titolo di doctor speculativus, Bonifacio VIII gli manifestò la sua stima ordinandolo prima arcivescovo di Benevento e dopo soli tre mesi arcivescovo di Napoli, il suo ruolo fu importante anche in occasione della canonizzazione del santo pontefice Celestino V in quanto fu affidata proprio a lui la causa, da parte di papa Clemente V: per istruire tale causa ascoltò non meno di trecento testimoni, tra Campania ed Abruzzo ed in tale attività seguitò sino alla morte, avvenuta a Napoli, con fama di santità.