a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 23 agosto la chiesa celebra santa Rosa da Lima (al secolo Isabel Flores de Oliva), nacque a Lima (Perù) il 20 aprile 1586, da una nobile famiglia di origine spagnola. Si racconta che a tre mesi dalla nascita la sua culla sarebbe stata circondata da rose. Il giorno della cresima l’arcivescovo san Toribio di Mogrovejo la chiamò Rosa. Con il passare degli anni, Rosa divenne una ragazza graziosa, e i suoi genitori volevano farle sposare un giovane benestante, ma ella fin da piccola aspirava alla vita religiosa, il suo modello era santa Caterina da Siena. Per questa decisione essa fu addirittura punita e maltrattata dalla madre. Nel 1606, a 20 anni, vestì l’abito delle Suore del Terz’Ordine regolare dei Predicatori. Le fu concesso, nella casa materna, situata nel centro di Lima, una stanza per assistere i bisognosi, specialmente di origine india. Dal 1609 si ritirò in un’angusta cella, ubicata nel giardino di casa, fredda d’inverno e afosa d’estate; assediata dalle zanzare, per meglio pregare in unione con il Signore. Alla preghiera si alternavano autoflagellazioni, veglie e digiuni, mentre la sua vita ascetica era costellata di visioni, grazie, ma anche vessazioni diaboliche. Nel 1614 si trasferì nell’abitazione della nobile Maria de Ezategui, dove morirà tre anni dopo. Fin da bambina sapeva che sarebbe morta nel giorno della festa di san Bartolomeo, il 24 agosto, perciò nei giorni precedenti chiese il Viatico e l’Unzione degli infermi e volle che le stendessero sulle coperte lo scapolare domenicano; da suo padre e sua madre che le erano accanto, implorò la benedizione, morì consumata dalle penitenze, offerte per la salvezza dei peccatori e per la conversione delle popolazioni indigene e le sue ultime sue parole furono: «Gesù, Gesù, Gesù sia sempre con me». Morì il 24 agosto 1617, a 31 anni; patrona dei fioristi e giardinieri.