a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 29 luglio: santi Marta, Maria e Lazzaro di Betania, dopo la revisione del Calendario dei santi del 1970 si possono festeggiare congiuntamente gli amici di Gesù, Marta, Maria e Lazzaro (un tempo commemorato il 17 dicembre), i primi a dedicare una celebrazione liturgica a santa Marta furono i francescani, nel 1262, il 29 luglio, cioè otto giorni dopo la festa di santa Maria Maddalena, impropriamente allora identificata con sua sorella Maria di Betania. La vita attiva di Marta viene rivalutata dai frati per il servizio che offre al Signore Gesù, sempre insieme e sotto la priorità della vita contemplativa (simboleggiata da Maria) che comunque deve avere il primo posto. Alla morte del fratello Lazzaro le due sorelle rimasero molto contristate e non c’era chi potesse consolarle nel loro dolore. Fosse almeno stato presente Gesù! Egli, avvisato, non era ancora ritornato. Ma quattro giorni dopo, ecco arrivare il Maestro. Narra l’evangelista san Giovanni: «Marta, appena seppe della venuta di Gesù, gli andò incontro, mentre Maria se ne stava in casa a piangere. Disse a Gesù: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma anche ora so che tutto quello che domanderai a Dio, te lo concederà. Gesù le disse: Tuo fratello risorgerà. Rispose Marta: Lo so che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno. E Gesù: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morto vivrà e chi vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo? Ella rispose: Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figliuolo di Dio vivo, che sei venuto in questo mondo». Gesù, per rinfrancare la fede di Marta e di Maria e per mostrare ai Giudei ch’egli era veramente padrone della vita e della morte, giunto al sepolcro, disse ai circostanti: «Togliete la pietra». E a Marta che gli osservava: «Signore, già puzza, perché da quattro giorni è lì». Gesù rispose: «Non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?». Gesù richiamò in vita Lazzaro, e molti Giudei avendo visto quanto aveva fatto Gesù, credettero in Lui. Non si può certo descrivere la gioia delle due sorelle nel riavere vivo il loro amato fratello che tanto avevano pianto. Esse per tutta la vita serbarono al Redentore la più viva gratitudine. Dunque la famiglia di Betania tanto cara a Gesù, presso la quale era gradito ospite e trascorreva brevi pause di riposo confortato dalle premurose attenzioni di Marta e di Maria e dalla sincera e fidata amicizia di Lazzaro, padrone di casa. Del tutto leggendario è invece il racconto secondo il quale i tre fratelli sarebbero emigrati, dopo la risurrezione di Gesù, a Saintes-Maries-de-la-Mer in Provenza e qui portarono il credo cristiano, si racconta che sono stati gettati su una barca senza remi e senza timone e lasciati in balia delle onde, ma la nave miracolosamente protetta e guidata giunse incolume nel golfo di Marsiglia. In questa città Marta fondò una comunità di vergini che governò santamente, finché ricca di meriti passò al gaudio eterno. Morì il 29 luglio 84 d.C.
29 luglio: sant’Olaf II re di Norvegia, nacque Ringerike (Norvegia) nel 995. Come era consuetudine del suo popolo vichingo, prese parte ad alcune spedizioni dirette verso l’Inghilterra e l’Islanda e fu proprio in Inghilterra che conobbe il cristianesimo e fu battezzato nel 1010. Olaf trascorse diversi anni in Inghilterra, combattendo contro i Danesi, per poi fare ritorno in Norvegia, nel 1015, autoproclamandosi re di Norvegia, dopo aver guadagnato l’appoggio dei cinque sovrani che allora detenevano il potere nella regione. Nell’inverno 1013-1014, all’età di circa 20 anni, si trovava a Rouen presso il duca di Normandia e subì l’influsso delle nuove idee politiche e religiose. Quando il re di Danimarca, nel 1015, dovette chiamare il governatore della Norvegia a soccorrerlo nell’aspra lotta per il mantenimento del suo potere in Inghilterra, Olaf colse l’occasione per tornare in patria e impadronirsi del regno. Per circa 10 anni il suo governo si svolse abbastanza pacificamente, e per l’opera compiuta in questo periodo egli può esser considerato quale il secondo fondatore del regno di Norvegia e del cristianesimo norvegese: per la prima volta, forse, egli riunì le varie provincie del paese e vi organizzò il governo civile ed ecclesiastico. Si alleò con il re di Svezia e ne sposò la figlia. Organizzò lo Stato secondo le leggi e le usanze dei cristiani, distrusse il paganesimo; costruì varie chiese facendo venire dall’Inghilterra sacerdoti cattolici e con lui si cominciò ad applicare in Norvegia, il diritto ecclesiastico anglosassone. Questo innalzamento del potere regio gli suscitò tuttavia dei nemici nell’alta aristocrazia, e quando il re di Danimarca e d’Inghilterra, Canuto il Grande, trovò l’occasione propizia per far valere le sue pretese di sovranità sulla Norvegia, Olaf non fu in grado di resistergli: nel 1029 fuggì dal suo regno e si rifugiò presso il gran principe di Russia, sposato al pari di lui a una figlia del re di Svezia. L’anno seguente tentò la riconquista del regno con un esercito in gran parte svedese, ma fu sconfitto e ucciso nella battaglia di Stiklestad, contro la cosiddetta “Armata dei Contadini”, guidata da alcuni nobili suoi avversari legati a Canuto I d’Inghilterra. Morì il 29 luglio 1030.
29 luglio: beato Urbano II (Ottone de Châtillon), 159º papa della Chiesa cattolica; nacque a Châtillon-sur-Marne (Francia) il 28 luglio 1040, dalla nobile famiglia francese de Châtillon, a Lagery. Studiò a Reims, dove successivamente divenne arcidiacono, sotto la guida del suo maestro ed amico tedesco san Bruno di Colonia. Sotto l’influenza di Bruno, lasciò l’incarico ed entrò nell’Abbazia di Cluny dove divenne abate. Nel 1077 fu tra gli accompagnatori dell’abate di Cluny a Canossa presso papa Gregorio VII e nel 1078, Gregorio VII lo convocò in Italia e lo nominò vescovo-cardinale di Ostia e Velletri, succedendo a san Pier Damiani. Poi fu nominato legato pontificio per la Germania, nella controversia tra la Santa Sede e l’imperatore Enrico IV. In Germania Ottone si adoperò efficacemente a sostegno delle riforme gregoriane. Ottone fu tra i pochi che Gregorio indicò come suoi possibili successori al Soglio di Pietro. Alla morte, avvenuta a Salerno il 25 maggio 1085, di Gregorio VII venne eletto però Desiderio, abate di Montecassino, che prese il nome di Vittore III. Il pontificato durò poco e fu molto difficile, in quanto il suo potere era usurpato a Roma dall’antipapa Clemente III, sostenuto dall’imperatore. Dopo sedici mesi, il 16 settembre 1087 Vittore III morì. Il 12 marzo 1088 nel corso di un piccolo conclave, di circa 40 tra cardinali ed altri prelati, tenutosi a Terracina, fu eletto papa Ottone che assunse il nome di Urbano II. Il 3 luglio 1089 entrò trionfalmente a Roma mentre l’antipapa Clemente III fuggì a Tivoli. Urbano II proseguì ed attuò la riforma di papa Gregorio VII con grande determinazione, mostrando anche grande flessibilità e finezza diplomatica. Difese la libertà della Chiesa dall’assalto di poteri secolari, combatté la simonia e la corruzione del clero e nel Concilio di Clermont-Ferrand esortò i soldati cristiani a liberare, segnati con la croce, i fratelli oppressi dagli infedeli e il Sepolcro del Signore, condusse vita ascetica, austera, con zelo instancabile e comunicativo e grande pietà, così da guadagnarsi la venerazione dei fedeli. Approvò e diffuse il Piccolo Ufficio della Beata Vergine, l’uso di recitare l’Ave Maria mattino e sera e la dedicazione del sabato alla Madonna. Morì il 29 luglio 1099.