Oggi 5 gennaio la chiesa celebra san Giovanni Nepomuceno, nacque nel 1330 a Nepomuk (Boemia), cominciò gli studi ecclesiastici a Praga e fu consacrato sacerdote dall’arcivescovo di quella città. Appena ordinato, visto il suo zelo, il re Venceslao lo volle come predicatore di corte. Non passò molto tempo che l’arcivescovo lo elesse canonico della cattedrale e l’imperatore lo propose alla sede vescovile di Leitometitz. Spaventato di tanti onori e responsabilità, Giovanni riuscì a persuadere il sovrano a ritirare la sua proposta. La moglie di Venceslao, la piissima Giovanna di Baviera, conosciutolo, lo richiese come suo confessore e direttore spirituale. La buona regina passava ore intere dinanzi al Santissimo Sacramento, fuggiva anche l’ombra del peccato ed era a tutti esempio di grande virtù. Nonostante ciò, il re sospettava che Giovanna gli fosse infedele e la tormentava spesso ingiustamente; riuscendo naturalmente infruttuose tutte le sue investigazioni, e non essendo ancora convinto dell’innocenza della consorte, deliberò di interrogare il suo confessore e farsi rivelare da lui, o per amore o per forza, quanto la regina gli diceva in confessionale. Chiamato a sé Giovanni, lo interrogò in belle maniere e con promesse di onori gli intimò di parlare. Il Santo rabbrividì alla proposta e rispose con coraggio che in quella richiesta non poteva assolutamente obbedirlo. Dopo essere stato minacciato della prigionia, ed anche di peggio, fu richiamato di nuovo a svelare quanto gli era stato ordinato. Nepomuceno si mostrò ancora inflessibile, sia quella volta che una terza. All’ennesimo fermo rifiuto il re ordinò ai suoi sbirri di gettarlo nel fiume Moldava di notte, affinché non vi fosse il pericolo di una sommossa popolare. Il buon Prete venne condotto sul ponte della città di Praga e, tra il sesto e il settimo pilastro (dove ancora una croce ricorda il delitto), venne gettato nella corrente. Era l’anno 1383. Il mattino seguente, sulle sponde del fiume galleggiava un cadavere circondato da una luce misteriosa; fu tratto a riva e tutti riconobbero Giovanni. La città fu sottosopra appena chiarito il mistero e conosciuto l’autore del misfatto. Con una processione, il corpo di Giovanni Nepomuceno fu portato nella vicina chiesa di Santa Croce; patrono della Boemia.
5 gennaio: san Edoardo III il Confessore re d’Inghilterra, nacque a Islip (Inghilterra) nel 1002 circa. Figlio, di Etelredo II d’Inghilterra, fu il penultimo Re degli Anglosassoni e primo Re d’Inghilterra della dinastia anglosassone. Nel 1013 lui e suo fratello Alfred furono portati in Normandia dalla madre Emma, sorella del duca Riccardo II di Normandia, per sfuggire all’invasione danese dell’Inghilterra guidata da re Sweyn I di Danimarca. Si dice che Edoardo avesse sviluppato una forte fede nei 25 anni che trascorse in esilio in Normandia, mentre l’Inghilterra diveniva parte del grande impero danese. Educato alla corte normanna, quando il fratellastro Harthacnut lo richiamò facendolo suo successore, nel 1043, portò con sé in Inghilterra nobili ed ecclesiastici normanni, che resero familiari alla sua corte usanze straniere e tentarono di aprire il paese all’influenza culturale normanna. Edoardo venne incoronato nella cattedrale di Winchester, la sede reale dei Sassoni, il 3 aprile 1043. Il regno di Edoardo fu segnato da pace e prosperità, ma per ottenere effettivo potere in Inghilterra egli dovette scontrarsi con tre potenti conti: Godwin, conte di Wessex, che aveva un saldo controllo del Wessex, che precedentemente era stato il cuore della monarchia anglosassone; Leofric, conte di Mercia, la cui legittimità era stata rafforzata dal matrimonio con Lady Godiva e, nel nord, Siward, conte di Northumbria. Le simpatie di Edoardo per i normanni erano malviste dai nobili sassoni e danesi, cosa che favorì la diffusione di opinioni anti-normanne soprattutto da parte di Godwin, che era diventato il suocero del re nel 1045, quando Edoardo sposò sua figlia Edith. Il punto di rottura si raggiunse con la nomina dell’arcivescovo di Canterbury: Edoardo infatti rifiutò l’elezione di un vescovo legato a Godwin e nominò vescovo di Londra, Robert di Jumièges, un normanno di fiducia. Esiliato, nel 1051, il conte di Godwin rientrò poco dopo alla corte, riuscendo anche a imporre l’allontanamento dei normanni. Alla morte di Godwin, nel 1053, poiché il figlio di lui Aroldo non nascose l’ambizione di succedere a Edoardo al posto del giovane nipote di questo, si disse che il re stesso intendesse nominare suo erede al trono d’Inghilterra Guglielmo di Normandia: anche se ciò non fu, rimane il fatto che il regno di Edoardo fu come un preludio dell’avvento normanno. Edoardo morì a Westminster il 5 gennaio 1066; patrono dei re, dei matrimoni difficili, degli sposi separati.
5 gennaio: beata Maria Repetto, nacque a Voltaggio (Alessandria) il 31 ottobre 1807. Essendo la prima di 11 figli, aiutò la mamma nelle faccende domestiche, pronta nell’ubbidienza, assidua nella preghiera, generosa verso i bisognosi. Dava quanto aveva: i suoi risparmi, le sue robe, dava specialmente se stessa, facendosi la serva di tutti per portare tutti a Dio. Di famiglia signorile, rassettava le case dei contadini, rammendava le loro vesti, assisteva i loro infermi, prodigandosi perfino di notte. Così fino a 22 anni, quando fu libera di seguire la voce di Dio che la voleva sì al servizio dei poveri, ma in una dimensione di vita consacrata. A tal fine, il 7 maggio 1829, disse addio al mondo ed entrò, come postulante, tra le suore genovesi di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario (brignoline). Maria vi fu ammessa, dopo due anni di prova, il 15 agosto 1831. Qualche anno prima, vi era stata ammessa anche la sorella minore Giuseppina, che trasferita poi a Roma, morì vittima di carità, assistendo i colerosi. Altre due sorelle abbracciarono due diversi Istituti religiosi, mentre l’ultima, rimasta nel mondo, morì sotto una tormenta di neve nel recare il suo aiuto ad una piccola parrocchia sperduta tra i monti. L’unico fratello, consacrato sacerdote, morì ancor giovane con fama di santità. Ecco i frutti di un’educazione veramente cristiana. Maria, che aspirava ad una vita claustrale, trascorsi i primi anni di religione nel laboratorio come rammendatrice e ricamatrice in una continua elevazione di preghiere, fecondate dal sacrificio; ma quanto, nel 1835 e nel 1854, la città di Genova cadde in preda ad una furiosa epidemia di colera, ella, incurante del pericolo, corse intrepida al capezzale dei morenti, tra i letti, aiutando, confortando. Cessato il flagello, dopo mesi e mesi di dedizione completa, se ne tornò silenziosa in convento come chi non ha fatto nulla, ma solo il suo dovere. Nel 1868 le brignoline si trasferirono a Marassi per permettere la costruzione della stazione di Genova Brignole e la fama di santità andò crescendo di giorno in giorno quando ella assunse l’ufficio di portinaia, che la mise a contatto continuo con un pubblico bisognoso spesso di pane e più spesso di luce soprannaturale. Ai primi ella dava l’obolo della carità e nessuno se ne andava da lei senza un aiuto. Ai secondi, desiderosi di conforto, ella sapeva donare suggerimenti e consigli, svelando i segreti di Dio. Tutti volevano vederla, ascoltarla, avere qualche cosa da lei; magari una parola. Perciò fu chiamata la “Monaca Santa”. Morì il 5 gennaio 1890, a quasi 81 anni.