a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 8 marzo la chiesa festeggia san Giovanni di Dio, (al secolo Juan Ciudad), nacque a Montemor-o-Novo (Portogallo) l’8 marzo 1495, da genitori di media condizione, non ricchi né del tutto poveri. All’età di 8 anni, assieme a un chierico si allontanò dalla casa paterna e giunse in Spagna, dove ad Oropesa (Toledo) fu accolto dalla famiglia di Francisco Cid, detto “el Mayoral”. Ad Oropesa trascorse gran parte della sua vita. Fino a 22 anni Juan si dedicò alla pastorizia, poi si arruolò in una compagnia di fanteria di un capitano di nome Giovanni Ferrz, partecipando a due battaglie, una prima a Pavia dalla parte di Carlo V contro Francesco I e successivamente contro i Turchi, a Vienna. Chiusa la parentesi militaresca, finché ebbe soldi vagò per mezza Europa, giungendo fino in Africa a fare il bracciante e poi per qualche tempo fece il venditore ambulante a Gibilterra. Terminato questo girovagare si mise in cammino e giunse nel suo paese natio, Montemor-o-Novo, chiedendo dei suoi genitori, ma nessuno dei suoi parenti lo riconobbe, essendo andato via quand’era piccolo, né sapevano dargli informazioni a riguardo dei suoi genitori, perché non sapevano neppure i loro nomi. Girovagando s’imbatté in un suo vecchio zio, che lo riconobbe e gli chiese che ne era stato di lui dopo che andò via dalla casa del padre. Giovanni gli narrò di tutto quello che gli era accaduto dopo che lo avevano portato via. Dopo aver raccontato a vicenda l’un dell’altro, lo zio gli disse che la madre morì, dal dolore, dopo pochi giorni che l’avevano portato via, perché non sapeva chi l’avesse portato via, mentre il padre oramai senza moglie e figli, se ne andò a Lisbona, dove entrò in un convento francescano e li finì i suoi giorni santamente. Congedatosi dallo zio e ricevuta la sua benedizione, nel 1537, si stabilì a Granada e aprì una piccola libreria. Avvertiva già da tempo una grande vocazione per Gesù nell’assistenza dei poveri e dei malati, ma fu allora che Giovanni mutò radicalmente indirizzo alla propria vita, in seguito a una predica di san Giovanni d’Avila. Attraversò una grande crisi di fede, distrusse la sua libreria, andò in giro per la città agitandosi e rotolandosi per terra e rivolgendo ai passanti la frase che sarebbe divenuta l’emblema della sua vita: «Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi». Considerato pazzo, fu rinchiuso nell’Ospedale Reale di Granada, da dove uscì qualche mese dopo rasserenato e intenzionato ad assecondare la sua vocazione religiosa. Malinteso provvidenziale. In manicomio Giovanni si rese conto della colpevole ignoranza di quanti pretendevano curare le malattie mentali con metodi degni di un torturatore. Così, appena poté liberarsi da quell’inferno, fondò, con l’aiuto di benefattori, un suo ospedale, organizzò l’assistenza secondo le esigenze di quelli che considerava i “suoi” poveri. Pur completamente sprovvisto di studi di medicina, Giovanni si mostrò più bravo degli stessi medici, in particolar modo nel curare le malattie mentali. Giovanni di Dio raccolse i suoi collaboratori in una grande famiglia religiosa, l’Ordine dei Fratelli Ospedalieri (Fatebenefratelli). Si impegnò anche nei confronti delle prostitute, aiutandole a reinserirsi nella società. Morì a Granada (Spagna) l’8 marzo 1550, a soli 55 anni, il giorno del suo compleanno; patrono degli ospedali.
8 marzo: beato Vincenzo Kadłubek, nacque a Karnow (Polonia) verso l’anno 1160, da una ricca e nobile famiglia. Seguì gli studi dapprima a Cracovia, in seguito all’estero, prima a Parigi e poi a Bologna. Il nome di Vincenzo appare per la prima volta in un documento del duca Casimiro il giusto nell’anno 1189, dove si firmava “Magister Vincentius”, essendo a quanto pare divenuto canonico e rettore della scuola della cattedrale di Cracovia. Nel 1206 il nome di Vincenzo compare tra i prepositi della collegiata di Sandomierz, mentre in un documento del 1212 vi è la sua firma quale “praepositus di Sandomirensis del quondam”, cioè prevosto della cattedrale di Sandomir. Alla morte del vescovo Fulk di Cracovia, l’11 settembre 1207, il Capitolo della cattedrale votò in favore dell’elezione di Vincenzo come vescovo. Il papa Innocenzo III il 28 marzo 1208 confermò l’elezione ed il nuovo vescovo venne consacrato dal metropolita Henry Kielicz, arcivescovo di Gnesen. La Polonia si trovava a quel tempo in un periodo di degrado morale, sia in campo politico che ecclesiale, ed Innocenzo III chiese al metropolita, suo compagno di studi, di intraprendere una profonda riforma del clero e del popolo. Vincenzo si propose allora di procedere in armonia con la linea indicata dal metropolita e con le sue visite pastorali ed i suoi sermoni tentò di trasmettere lo spirito di rinnovamento auspicato dal pontefice. Seguì inoltre con attenzione la vita dei religiosi presenti nella sua diocesi ed effettuò notevoli donazioni in favore dei monasteri di Sulejow, Koprzywnica e Jedrzejow. Vincenzo resse la diocesi dal 1208 al 1218 quando rassegnò le sue dimissioni dalla cattedra episcopale e, dopo l’accettazione da parte del pontefice Onorio III, si ritirò nel monastero di Jedrzejów, fu il primo polacco a ricevere l’abito cistercense. Vincenzo morì l’8 marzo 1223.