Oggi 30 luglio la chiesa festeggia san Pietro Crisologo, nacque ad Imola nel IV secolo, fu battezzato ed educato da Cornelio vescovo di Imola, che poi lo avviò a studi letterari e giuridici a Ravenna e Bologna. Ordinato diacono sempre da Cornelio, lo affiancò durante il suo episcopato. Papa Sisto III lo nominò vescovo di Ravenna nel 433, quando la città era capitale dell’Impero romano d’Occidente. Pronunciò la sua prima omelia in veste di vescovo davanti all’imperatrice Galla Placidia, che divenne una sua ferma sostenitrice, appoggiandolo completamente nei suoi ambiziosi progetti edilizi e nel suo piano di riforma della Chiesa. Si conquistò anche l’appoggio di papa san Leone Magno, ponendo in rilievo l’importanza e l’ortodossia degli insegnamenti del papa sull’Incarnazione e spingendo Eutichiano di Costantinopoli, condannato dal concilio di Calcedonia nel 451 ad aderire alla dottrina di Roma. La sua pietà e il suo zelo gli fecero guadagnare l’ammirazione dei fedeli e, grazie alla sua arte oratoria e alla sua eloquenza pastorale, fu soprannominato Crisologo (dal greco, “parola d’oro”), ma fu ancora più grande come scrittore tanto da essere proclamato Dottore della Chiesa. Lasciò moltissimi discorsi ed omelie di cui ben 176 sono pervenuti fino a noi. Morì ad Imola il 2 dicembre 450.
30 luglio: san Rufino di Assisi, fu il primo vescovo di Assisi, dove arrivò a predicare il Vangelo agli inizi del III secolo; secondo una passio Rufino era nativo e vescovo della città di Amasya nel Ponto (attuale Turchia), quando scoppiò una persecuzione contro i cristiani, durante la quale venne incarcerato insieme al figlio Cesidio. Dopo aver convertito il proconsole di quella regione alla nuova fede ed essere stato da lui liberato, giunse in Italia nella regione dei Marsi (Abruzzo), dove fondò una chiesa affidandola alla guida del figlio Cesidio, ancora oggi venerato come santo e diacono a Trasacco (L’Aquila). Successivamente si trasferì ad Assisi dove continuò a predicare il Vangelo, ma qui dopo un pò venne scoperto dal proconsole Aspasio, che dopo averlo sottoposto a diverse torture, lo condannò a morte perché cristiano, ordinando che Rufino fosse gettato con una macina di pietra al collo nelle acque del fiume Chiascio, dove morì nel 238