a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 17 novembre si celebra san Gregorio Taumaturgo, nacque a Necesarea del Ponto (attuale Niksan in Turchia) verso il 213 d.C., da una nobile famiglia pagana, lo allevarono, assieme al fratello Atenodoro, nelle pagane superstizioni. Nella città natale studiò grammatica e retorica, imparò il latino e acquisì i primi elementi di giurisprudenza. In seguito si recò a Cesarea di Palestina, con il fratello, con l’idea di completare gli studi di diritto nella vicina Berito. Nella città palestinese i due fratelli incontrarono il maestro cristiano Origene di Alessandria, che a Cesarea aveva fondato una nuova scuola, dopo essere stato bandito da Alessandria d’Egitto. La conoscenza di Origene sconvolse i progetti dei due fratelli e determinò la loro conversione. Gregorio e Atenodoro rimasero a Cesarea per cinque anni, portando a compimento il ciclo di studi previsto dalla scuola di Origene. Dopo i cinque anni trascorsi a Cesarea i due fratelli fecero ritorno a Neocesarea, dove furono ritenuti entrambi degni dell’episcopato e destinati a reggere le sorti delle chiese del Ponto. Fu così che Gregorio divenne il primo vescovo di Neocesarea, la sua città natale, mentre s’ignora la sede episcopale di Atenodoro. Risale a questo periodo l’apparizione della Vergine Maria a san Gregorio Taumaturgo, la prima apparizione riconosciuta dalla Chiesa. Mentre egli passava la notte a riflettere sul discorso della fede e la sua mente era occupata da varie preoccupazioni, gli apparve in visione una figura umana dall’aspetto giovanile. Egli allora, spaventato a quella vista, scese dal letto e chiese chi fosse e per quale motivo fosse apparso. L’atro tranquillizzandolo gli rispose che era apparso per volontà divina, a causa delle controversie che si dibattevano nel suo ambiente, ad un certo punto il giovane protese la mano in avanti e gli mostrò con il dito puntato ciò che appariva al suo fianco. Gregorio in quell’istante vide una figura in abiti femminili, molto bella più di quanto possa vedersi umanamente. Ricevuta l’apparizione della Vergine, Gregorio affrontò con grande zelo pastorale la missione episcopale, ed è storicamente riconosciuto come “l’Apostolo del Ponto”, per l’estesa opera di evangelizzazione realizzata in quella regione e per la difesa dell’ortodossia della fede. La tradiione attribuisce a vescovo di Neocersarea una serie di miracoli, che gli valsero il titolo di “Taumaturgo”. Gregorio morì, dopo 25 anni di episcopato, il 17 novembre 270; patrono contro i terremoti, piene dei fiumi.
17 novembre: san Lazzaro di Costantinopoli detto l’iconografo, nacque in Armenia verso la fine dell’VIII secolo, giunse a Costantinopoli molto giovane e decise di farsi monaco. Apprese l’arte della pittura che utilizzò per la creazione di icone sacre, ma per questo motivo incorse nella condanna. L’imperatore Teofilo di Bisanzio pubblicò, poco dopo il suo ascesa al trono, un editto in cui si disponeva la pena di morte a quei pittori che avessero rifiutato di distruggere i quadri di santi, era uno strenuo difensore dell’iconoclastia, quel movimento religioso sorto nella chiesa bizantina nei secoli VIII e IX, contrario a ogni forma di culto per le immagini sacre e sostenitore della loro distruzione. Arrestato e costretto a presentarsi al cospetto dell’imperatore, non cedette alle sue imposizioni e per questo venne torturato e, creduto morto, fu gettato in una cloaca. Liberato una prima volta, tornò a dipingere icone sacre e per questo motivo venne nuovamente arrestato e per ordine dello stesso imperatore gli vennero imposte sui palmi delle mani delle sbarre arroventate che ustionarono le carni fino all’osso. Soccorso dall’’imperatrice Teodora, venne fatto ricoverare e nascondere nel monastero di San Giovanni Battista del Phoberon, lungo il versante asiatico del Bosforo. Qui, miracolosamente, le mani del monaco pittore guarirono ed egli dipinse come ex voto l’immagine del Santo Precursore, che divenne nota come immagine miracolosa. Dopo la morte di Teofilo, nel 829, venne definitivamente riabilitato da Teodora reggente dell’Impero, e in seguito venerata come santa per aver messo fine all’iconoclastia dopo la morte del marito, e dipinse una enorme figura di Gesù Cristo su una delle porte del Palazzo Imperiale. Il nuovo basileus (monarca), Michele III, giovanissimo figlio di Teodora, nell’856 lo inviò come emissario a Roma per omaggiare con doni il nuovo papa Benedetto III e per discutere la possibilità di riavvicinamento fra le due chiese cristiane, divise in seguito alla lotta iconoclasta. Potrebbe essere morto nel viaggio di ritorno di quella missione, avrebbe compiuto un secondo viaggio verso Roma nell’867 e sarebbe morto durante il viaggio di andata nei pressi del monastero di Evandro, presso Galata, il 17 novembre 867, dove fu sepolto; patrono dei pittori.
17 novembre: san Gregorio di Tours, nacque a Clermont, nella Gallia centrale, da genitori di discendenza senatoriale, appartenenti all’alta classe della società gallo-romana, come afferma lui stesso, ricevendo alla nascita i nomi del nonno e del padre: Giorgio Fiorenzo. L’educazione di Gregorio fu limitata a quella strettamente cristiana disponibile all’epoca, ignorando le arti liberali e i classici pagani. È suo zio il vescovo di Clermont, san Gallo, che lo accoglie nella scuola dell’episcopio; altro suo maestro è sant’Avito, successore di Gallo. Fra il 543 ed 546 testimonia, nei suoi scritti, di una violenta epidemia di peste bubbonica che colpì la Gallia, l’Italia e la Spagna. Nel 578 egli viene eletto vescovo di Tours; dopodiché cambia nome, Gregorio. Dei vescovi che lo precedettero, tutti, meno cinque, erano legati a lui da qualche grado di parentela. Spese gran parte della sua carriera a Tours, anche se si spostò fino a Parigi. Il mondo rude nel quale visse era la cima tra l’antichità morente e la nuova cultura barbarica della prima Europa medioevale. Gregorio visse anche sul confine tra la cultura Franca dei Merovingi a nord e quella gallo-romana del sud della Gallia. A Tours, Gregorio era nella miglior posizione per sentire e incontrare chiunque avesse influenza nella cultura merovingia. Tours sorge sulle importanti acque navigabili della Loira. Cinque strade romane partivano da Tours, che si trovava sulla via principale che collegava la regione dei franchi a nord e l’Aquitania con la Spagna. A Tours, l’influenza franca del nord e quella gallo-romana del sud avevano il loro principale punto di contatto. Come centro del popolare culto di san Martino, Tours era luogo di pellegrinaggio, ospedale e santuario politico nel quale importanti leader trovavano rifugio durante le violenze e le agitazioni dei disordini merovingi. Gregorio morì a Tours il 17 novembre 594.
17 novembre: santa Elisabetta d’Ungheria, nacque a Sárospatak (Ungheria) nel 1207, figlia di Andrea II re di Ungheria. L’infanzia di Elisabetta fu felice e all’età di 4 anni è promessa in sposa a Ludovico, figlio ed erede del conte di Turingia, e per ricevere un’educazione consona al suo futuro rango, Elisabetta è costretta a lasciare il paese natio per trasferirsi nel regno del futuro marito, nella corte di Turingia. Nella nuova dimora Elisabetta è accolta dal lagravio (conte) Ermanno I di Turingia e da sua moglie Sophia, e dal suo futuro sposo Ludovico che ha in quel tempo appena 11 anni; tuttavia con il fidanzato s’instaurò da subito un profondo legame d’affetto e amicizia. Ludovico dovette iniziare a regnare in giovane età a causa della morte del padre e prese il nome di Ludovico IV, conte di Turingia e dell’Assia. Nella primavera del 1221, si celebrano le nozze tra Elisabetta, che aveva 14 anni, e lo sposo Lodovico IV, che ha 21 anni, dal quale Elisabetta avrà tre figli: Ermanno, Sofia e Gertrude. Il matrimonio di Elisabetta fu felice. Incoraggiata dal consorte, Elisabetta dedicava molto tempo alla preghiera ed esercitava con generosità le opere di misericordia verso i poveri, i lebbrosi, i malati in genere e i bisognosi. Il suo amore per poveri lo ricorda il miracolo del pane trasformato in rose, si tramanda che un giorno Ludovico la incontrò mentre correva per la strada con il suo grembiule pieno di pane per i poveri, le chiese cosa stesse portando, lei lasciò cadere il grembiule ed invece del pane comparvero magnifiche rose. Elisabetta rimane affascinata dagli ideali predicati dai primi francescani e nel 1225 sceglie il francescano padre Riìdiger (Ruggero) come guida spirituale, il quale la guida a perseguire l’umiltà, la pazienza e a dedicarsi con ardore alle opere di misericordia. Dal 1226 gli subentra il padre Corrado di Marburg per desiderio del consorte Lodovico IV, in partenza per la crociata. Elisabetta aveva solo 19 anni, quando Ludovico partì per la crociata, e lei si assunse la responsabilità di castelli, villaggi e vassalli. Quell’inverno fu uno dei peggiori nella storia d’Europa a causa della carestia, peste e vaiolo. Elisabetta aiutò i bisognosi, curò gli ammalati, ma questo suo atteggiamento non fu gradito dagli amministratori, che temevano la sua eccessiva carità come pericolo delle scorte alimentari della stessa corte. Intanto Ludovico con le truppe a cavallo e a piedi attraversano tutta l’Italia per raggiungere l’imperatore Federico II a Brindisi, che aveva indetto la sesta crociata. A Brindisi si era diffusa un’epidemia che uccise molti crociati. Lodovico morì l’11 settembre del 1227 a Otranto, la notizia raggiunge Elisabetta nel mese di ottobre e subito si scatenò contro Elisabetta l’avidità dei cognati, fu scacciata dal Castello di Wartburg, si trovò abbandonata per le strade del villaggio, tuttavia grazie all’intervento della zia Matilde, abbadessa del monastero di Kitzinger, fu accolta nel convento. Elisabetta richiamata al castello per la sepoltura di marito, chiese l’aiuto ai cavalieri fedeli che avevano riportato a casa il corpo del marito costoro obbligarono Enrico a restituire ad Elisabetta la posizione che le aspettava di diritto. Elisabetta si rifiutò di vivere di nuovo a Wartburg, decise invece di ritirarsi nel castello di famiglia a Marburg, dove morì il 17 novembre del 1231, a 24 anni; patrona dei panettieri e degli ospedalieri.
17 novembre: sant’Ugo di Lincoln, nacque nel castello di Avalon (Francia) nel 1135 circa, discendente di nobile famiglia, egli, rimasto orfano ad 8 anni, entrò insieme a suo padre nel convento di canonici regolari di Villard-Benoit di Pontcharra. A 25 anni ormai già diacono, decise di diventare certosino nella vicina Grande Chartreuse, verso il 1175, grazie alle sue capacità fu nominato procuratore, con l’incarico dell’accoglienza degli ospiti e del controllo dei fratelli conversi. Ebbe come procuratore l’opportunità di conoscere Pietro di Tarantasia, futuro papa Innocenzo V e il cavaliere di Maurienne, che lo fece conoscere personalmente al re Enrico II d’Inghilterra. Nel 1178 il re d’Inghilterra Enrico II, affascinato dal suo carisma, lo sceglie invia come priore per reggere la prima certosa edificata in Inghilterra, da lui precedentemente costruita, la certosa di Witham, che versava in cattive condizioni. La comunità certosina riprese vigore, gli edifici furono ultimati e la reputazione di santità di Ugo si sparse in tutta l’Inghilterra del Sud. Nel 1186 il re Enrico II volle Ugo come vescovo della grande diocesi di Lincoln, il quale accettò ma solo per ubbidienza al suo priore, Ugo ricevette la consacrazione episcopale a Westminster il 21 settembre di quell’anno. La sua opera come vescovo fu immensa, fu efficiente e coraggioso, ricostruì la cattedrale danneggiata dal terremoto, riorganizzò le scuole di Lincoln, le quali in quell’epoca furono al secondo posto in Europa dopo quelle di Parigi. Soccorse continuamente i lebbrosi, i bambini, gli oppressi, ed in particolare gli ebrei, per i quali rischiò anche la vita. Pur essendo diventato amico personale di tre re inglesi e di uno scozzese, era intransigente nel difendere la libertà della Chiesa contro il potere secolare, e fu per questo soprannominato il “Martello dei re”. Si narra che Ugo, un mese all’anno si ritirava nella sua certosa di Witham con grande felicità, e viveva la normale vita di certosino, lavando anche i piatti, il suo passatempo preferito. Nel 1200, su richiesta di re Giovanni I d’Inghilterra, Ugo fu scelto come ambasciatore, sottoscrivendo il 22 maggio 1200 un trattato di pace a Le Goulet, mentre soggiornava in Francia, egli ebbe modo di visitare le certose di Arvières, Lugny, Val San Pietro e per l’ultima volta la Grande Chartreuse. Durante il suo rientro a Londra, egli si ammalò gravemente di dissenteria e cecità, e morì nella sua casa di Londra la sera del 16 novembre 1200, all’età di 60 anni.