a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 18 gennaio la chiesa celebra santa Prisca, vissuta nel I secolo, già all’età di 13 anni, venne battezzata dallo stesso san Pietro apostolo, al tempo dell’attività missionaria dell’apostolo a Roma. La leggenda più tarda, risalente all’VIII secolo, ha iniziato ad identificare in questa giovane proprio i suoi genitori Aquila e Priscilla, menzionati da san Paolo di Tarso nella Lettera ai Romani (Rm 16,3). Secondo queste tradizioni, Prisca, come suggerisce il suo nome, di origine latina, col significato di “prima”: ella sarebbe stata infatti la prima donna a testimoniare col martirio la sua fede in Cristo. Il Martirologio Romano secondo gli Acta Sancta Priscae racconta che
durante le persecuzioni ordinate da Claudio il Gotico fu sottoposta a numerosi tormenti, venendo infine decapitata presso il X miglio della via Ostiense, dove venne eretta una chiesa e successivamente sepolta nella chiesa dei Santi Aquila e Priscilla all’Aventino.
18 gennaio: Santa Margherita d’Ungheria, nacque a Fortezza di Clissa (Croazia) il 27 gennaio 1242, Figlia del re d’Ungheria Béla IV, nipote di Elisabetta di Turingia, venne educata preso il monastero domenicano di Veszprém, nel quale entrò all’età di 3 anni, nel 1246. Ella era stata consacrata a Dio con voto dai suoi genitori prima ancora che nascesse, in un
momento assai drammatico per la storia della Nazione: i Tartari, popolazione barbara e crudele, stavano occupando l’Ungheria seminando dappertutto distruzione e morte. Il re e la regina, costretti a fuggire in Dalmazia confidando nella misericordia di Dio, avevano promesso di donargli la creatura che stava per nascere se i Tartari si fossero allontanati. Dopo pochi giorni da quel loro voto, i barbari, quasi inspiegabilmente, si ritirarono. Sei anni più tardi Margherita era stata affidata al monastero delle Suore Domenicane, a Veszprem, per essere allevata secondo la vita religiosa. Presso il monastero venivano parecchie bambine nobili o ricche, che si preparavano ad una vita consona al loro rango a tutto era disposto perché lo studio, le preghiere, i lavori casalinghi si alternassero col gioco e il necessario riposo, secondo l’età. A Veszprem rimase fin verso i 10 anni, quando i suoi genitori fecero costruire un monastero che la accogliesse, insieme alle suore, nell’Isola delle Lepri, sul fiume Danubio, vicino alla città di Budapest. Quando il re e la regina, nelle loro visite portavano doni preziosi, ella chiedeva che tutto venisse donato ai poveri e in aiuto alle chiese. Ma, nonostante i voti emessi, per questa principessa, sor¬se un grande ostacolo: i genitori le chiesero di accettare il matrimonio col re di Boemia, Ottocaro II per garantire alla Nazione un alleato forte. Avrebbero ottenuto la dispensa dei voti dal Sommo Pontefice. Per mettersi al sicuro, il 14 giugno 1261, volle ricevere il velo e pronunziare i voti solenni davanti all’altare di santa Elisabetta, sua zia, in presenza dell’arcivescovo e di tutta la cor¬te. Poi depose ai piedi del Crocifisso la corona d’oro che le era stata posata sul capo. La sua preghiera fu continua, anche se si dedicava ai lavori manuali più umili e sfibranti, come trasportare l’acqua in pesanti secchi, portare la legna e accendere il fuoco, scendere in cantina, attendere alla cucina spazzare e lavare. Non aveva alcun riguardo per se stessa né si lamentava mai. Serviva con particolare amore la sorelle ammalate offrendo loro tutti servizi richiesti, anche i più umilianti e assecondando con gentilezza loro desideri. Praticava con rigore i digiuni prescritti e ne aggiungeva altri di sua, volontà: sette mesi all’anno viveva praticamente a pane e acqua. A 28 anni Margherita spossata dalle penitenze e dalle fatiche, era pronta per l’ultimo sacrificio: quello della sua vita. Morì il 18 gennaio 1270, nel suo convento dell’Isola delle Lepri presso Budapest, a 29 anni.
18 gennaio: beata Regina Protmann, nacque a Braunsberg (Polonia) nel 1552 in un’agiata famiglia prussiana di rango patrizio, ricevette in famiglia una buona educazione religiosa e una adeguata istruzione. Nella famiglia dei Protmann regnava un’atmosfera di devozione e di forte fede religiosa. Nel 1571, all’età di 19 anni, lasciò la famiglia per donarsi esclusivamente a Dio e ad una vita di preghiera. Il cambiamento ebbe le caratteristiche di quella vera esperienza di Dio che hanno i santi. Con due compagne che si erano unite a lei, Regina prese dimora in una piccola casa cadente appartenente alla sua famiglia, a Braniewo. Vivendo in grande povertà, sperimentava un’unione sempre più profonda con Dio, dove visse come beghina dedicandosi all’assistenza agli ammalati. Per aiutare i bisognosi svolgeva i lavori più umili e pesanti, visitava gli ammalati, cui portava il conforto della fede, si occupava dell’educazione dei bambini, in particolare delle ragazze. Fu sempre sollecita e sensibile di fronte a tutte le esigenze ed i bisogni del prossimo; con devozione e fervore si dedicò anche alla cura dell’altare e della chiesa del suo paese. Ai tempi di Regina nella Warmia non esistevano ordini religiosi femminili; c’erano soltanto le così dette beghine che pronunciavano dei voti privati. Invece Regina, stimolata dallo Spirito Santo, mirò sin dal principio a fondare una congregazione religiosa con i voti perpetui, e ciò la distinse dalle beghine. Decise che tale congregazione non avrebbe dovuto avere una clausura molto stretta. Dopo dodici anni di vita in comune, redasse le così dette «Regole brevi» che furono approvate dal vescovo della Warmia, Martino Kromer, il 18 marzo 1583 e il 12 marzo 1602 il vescovo della Warmia Piotr Tylicki approvò la Regola riveduta, della Congregazione delle “Suore di Santa Caterina vergine e martire”. Dopo aver effettuato un disagiato viaggio in inverno, Regina ritornò ammalata al suo primo convento a Braunsberg, dove dopo una lunga e sofferta malattia, morì il 18 gennaio 1613.