SANT’Oggi. Giovedì 3 agosto la chiesa celebra sant’Aspreno e san Pietro di Anagni

SANT’Oggi. Giovedì 3 agosto la chiesa celebra sant’Aspreno e san Pietro di Anagni

 

SANT’Oggi. Giovedì 3 agosto la chiesa celebra sant’Aspreno e san Pietro di Anagni

a cura di don Riccardo Pecchia

Oggi 3 agosto la chiesa celebra sant’Aspreno, primo vescovo di Napoli, visse tra la fine del I secolo e gli inizi del II, epoca a cui si fanno risalire gli inizi della Chiesa partenopea. Vari antichi documenti, tra i quali il Calendario marmoreo di Napoli, fissano la durata del suo episcopato in 23 anni. Secondo una leggenda si sarebbe convertito dopo essere stato guarito da san Pietro, che lo consacrò poi vescovo. Fece costruire l’oratorio di Santa Maria del Principio, su cui sarebbe poi sorta la basilica di Santa Restituta e la chiesa di San Pietro ad aram. Dopo san Gennaro è il secondo dei 47 protettori di Napoli i cui busti sono custoditi nella Cappella del tesoro in Duomo, dove sarebbe anche conservato il bastone con cui san Pietro lo guarì. Nella città, in epoche diverse, furono elette due chiese in suo onore e una cappella gli è dedicata nell’antichissima basilica di Santa Restituta. È invocato contro l’emicrania e la sua festa liturgica viene ricordata nel Martirologio romano e nel Calendario marmoreo al 3 agosto.

SANT’Oggi. Giovedì 3 agosto la chiesa celebra sant’Aspreno e san Pietro di Anagni3 agosto: san Pietro di Anagni, apparteneva alla nobile famiglia longobarda dei principi di Salerno. Rimasto orfano in giovane età, fu affidato ai monaci dell’abbazia di San Benedetto a Salerno: fu prelevato dal monastero dal cardinale Ildebrando di Soana (futuro papa Gregorio VII), che lo affiancò come cappellano a papa Alessandro II. Fu eletto dal clero e dal popolo alla cattedra episcopale di Anagni, dopo la morte del vescovo Bernardo, lo consacrò a Roma papa Alessandro II, del quale era stato suo cappellano; animato dallo spirito della riforma gregoriana, dedicò, alla sede a lui affidata da papa Alessandro II, all’opera di restauro della disciplina ecclesiastica, a ravvi¬vare il culto del martire Magno, a rivendicare i beni della sua Chiesa, usurpati dai laici, e rico¬struire dalle fondamenta l’edificio fatiscente della cattedrale. Durante l’episcopato dovette lasciare due volte la sua sede: Alessandro II lo inviò come apocrisario (intermediario) presso l’imperatore d’Oriente Michele VII Ducas e seguì Boemondo di Taranto nella crociata in Terra santa, morì nel 1105. Ad Anagni, soffrì molto a causa dei chierici nemici della riforma gregoriana, ma quando, dopo quarantatre anni di episcopato, venne a morte il 3 agosto 1105, l’ardua opera era compiuta: ricostruita la cattedrale e restaurata la disciplina canonica, con la vita comune; ecclesiastici da lui formati erano pronti a succedergli degnamente nel regime della Chiesa anagnina.