Oggi 31 maggio la chiesa celebra Visitazione della Beata Vergine Maria, è una festa liturgica della Chiesa cattolica. Nell’Annunciazione, Dio per mezzo dell’’arcangelo Gabriele chiedeva la disponibilità di Maria a ricevere un figlio, il Cristo; ma avendo Maria desiderato la verginità, l’angelo spiegò che la concezione sarebbe stata miracolosa per opera dello Spirito Santo, e per esemplificare la potenza di Dio, annunciava l’incredibile maternità di sua cugina Elisabetta, già al sesto mese di gravidanza, nonostante la sua presunta sterilità e anzianità. Elisabetta era sposata con Zaccaria, sacerdote del Tempio di Gerusalemme, e quindi appartenente della tribù di Levi. Dopo l’annunciazione e ricevuto lo Spirito Santo, Maria si recò da Nazareth in Galilea a trovare Elisabetta in Giudea. Quando Maria giunse nella casa di Zaccaria, Elisabetta ebbe la percezione di trovarsi di fronte alla donna che portava in grembo il Cristo, lodando Maria per essere stata degna e disponibile al progetto di Dio. In risposta alla lode, la Vergine Maria espresse il ringraziamento a Dio attraverso quello che è conosciuto come il “Magnificat” riportato dall’evangelista Luca e denso di ricordi biblici. Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi, cioè fino alla nascita di suo nipote Giovanni, il futuro Battista. La festa della «Visitazione» è stata celebrata dall’Ordine Francescano fin dal 1263 sotto papa Urbano IV, e papa Urbano VI fu istituita nel 1389, con un decreto, ma promulgato, dopo la sua morte dal successore Bonifacio IX, per impetrare dalla Madonna la fine del grande scisma d’Occidente. Clemente VIII, nel 1608, compose i testi liturgici dell’officiatura precedente l’ultima riforma, questa festa tradizionalmente veniva celebrata il 2 luglio, perché in tale giorno era già celebrata dai frati Minori Francescani fin dal 1263. Secondo alcuni, sarebbe stato logico collocarla in un giorno immediatamente successivo a quello dell’Annunciazione (il 25 marzo), ma questo avrebbe significato inserirla nel tempo di Quaresima. Il 2 luglio si giustificava col fatto che, essendo Maria rimasta per tre mesi da Elisabetta ad Ain Karim, in Giudea, come ci racconta Luca nel suo Vangelo (1, 56), tale data cadeva esattamente otto giorni dopo la nascita di Giovanni Battista, in coincidenza cioè con il termine del periodo trascorso da Maria presso la cugina. La riforma del calendario liturgico ha preferito spostare la festa della Visitazione all’ultimo giorno di maggio, situandola tra l’Annunciazione e la nascita del Battista: così si adatta meglio alla narrazione evangelica. Inoltre, essa conclude il mese tradizionalmente dedicato dalla devozione popolare alla Vergine. La visita di Maria a Elisabetta suggella l’incontro di due donne che si vogliono bene e di due bimbi ancora nel grembo delle loro mamme, la più giovane in umile servizio della più anziana. La premura affettuosa di Maria esprime insieme al gesto di carità anche l’annuncio dei tempi nuovi compiutisi in Cristo. La Visitazione è giustamente chiamata anche la festa del “Magnificat” perché Maria si rende conto delle grandi cose compiute in Lei dall’Onnipotente ed il suo «d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» è per noi un invito a ricorrere alla sua intercessione e a renderci degni della misericordia di Dio che «si stende su quelli che lo temono».
31 maggio: santa Petronilla di Roma, si hanno notizie incerte sulla sua esistenza. È menzionata nei più antichi martirologi fino all’attuale Martirologio Romano. L’autore della Passio sanctorum Nerei et Achillei riferisce anche l’agiografia della vergine Petronilla attingendo al racconto dagli atti apocrifi di Pietro, che raccontano di una figlia dell’Apostolo, senza riportarne il nome, colpita da una paralisi guarita dal padre. La Passio collega il racconto apocrifo al corpo sepolto sulla Via Ardeatina aggiungendo che un certo Flacco, ufficiale romano dell’imperatore Domiziano, affascinato dalla sua bellezza, la chiese in sposa, ma Petronilla volle tre giorni di tempo prima di dare la sua risposta, furono giorni trascorsi tra digiuni e preghiere, alla fine, ricevette la Santa Comunione per le mani del presbitero Nicomede addormentandosi “nel bacio del Signore”, senza riferire alcuna data del suo decesso. Si ritiene che fosse amica di santa Felicola.
31 maggio: santa Camilla Battista da Varano, nacque a Camerino (Macerata) il 9 aprile 1458, da una nobile famiglia. Camilla studiò il latino, lesse i classici, imparò a dipingere, ad andare a cavallo, a suonare e a ballare. Crebbe vivace ed esuberante, immersa nel pullulare della vita di corte, con un temperamento schietto e volitivo, si può anzi dire indipendente e testardo, amante del bello e del piacere. Nei disegni di suo padre, Camilla era destinata a un matrimonio di nobile convenienza, come tutte le sue sorelle. Invece la sua vita assunse una direzione imprevista. A 9 anni, fu affascinata da una predica sulla Passione del francescano fra Domenico da Leonessa e dal beato Pietro da Mogliano. A 18 anni pensò di ritirarsi a vita religiosa, ma in lei si accese una lotta, perché si sentiva attratta anche dalla vita mondana, ma passate e vinte le tentazioni, decise per il chiostro, ma il padre negò l’assenso. A 23 anni, superando l’opposizione del padre, entrò nel monastero di Santa Chiara di Urbino, dove cambiò il nome di Camilla in quello religioso di suor Battista. Il 4 gennaio 1484, si trasferì con otto consorelle a Camerino, portando sulle spalle una croce di legno, dove fondò un monastero di Clarisse nel vecchio edificio degli Olivetani di Santa Maria Nova, che fu rinnovato e ampliato dal padre per poter riavere vicino la figlia. Nel 1501 una tragedia si abbatte sulla sua famiglia. Il papa Alessandro VI Borgia scomunica il padre, per ragioni finanziarie, privandolo di tutti i suoi diritti di feudo e di Signoria. Cesare Borgia combatte contro Camerino per assoggettare il suo territorio al patrimonio della Chiesa. Il padre fu dapprima imprigionato e quindi fu fatto strangolare, nella fortezza della Pergola. Poi, a Cattolica furono uccisi crudelmente i tre fratelli di Battista. Si era messo in salvo a Venezia solo il fratello minore. Anche per Battista scocca l’ora dell’esilio: la sua presenza in monastero metterebbe in pericolo la vita delle Sorelle. S’incammina così alla volta di Fermo. Ma i signori della cittadina temono le rappresaglie del Valentino e non la ricevono. Si rifugiò ad Atri. Nel 1503 Battista torna a Camerino, dove la sua famiglia è quasi sterminata. Il fratello superstite, Giovanni Maria, viene reintegrato da papa Giulio II a capo dello Stato di Camerino. Morì il 31 maggio 1524, durante un’epidemia di peste.