a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 8 dicembre la chiesa festeggia l’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, è un dogma cattolico proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. Il dogma dell’Immacolata Concezione riguarda il peccato originale: per la chiesa Cattolica infatti ogni essere umano nasce con il peccato originale e solo la Madre di Cristo ne fu esente: in vista della venuta e della missione sulla Terra del Messia, a Dio dunque piacque che la Vergine dovesse essere la dimora senza peccato per custodire in grembo in modo degno e perfetto il Figlio divino fattosi uomo, nella devozione cattolica l’Immacolata è collegata con le apparizioni di Lourdes (1858) e iconograficamente con le precedenti apparizioni di Rue du Bac a Parigi (1830). L’8 dicembre del 1857, papa Pio IX, inaugurò e benedisse a Roma, il monumento dell’Immacolata, detto di Piazza di Spagna, in realtà nell’adiacente Piazza Mignanelli, monumento interamente pagato dal re di Napoli Ferdinando II. Papa Pio XII, nel giorno dell’Immacolata Concezione, ha iniziato a inviare dei fiori come omaggio alla Vergine; il suo successore, papa Giovanni XXIII, nel 1958, uscì dal Vaticano e si recò personalmente in Piazza di Spagna, per deporre ai piedi della Vergine Maria un cesto di rose bianche, e successivamente fece visita alla basilica di Santa Maria Maggiore. Tale consuetudine è stata portata avanti anche dai papi successivi. La visita in Piazza di Spagna prevede un momento di preghiera, quale espressione della devozione popolare. L’omaggio all’Immacolata prevede il gesto della presentazione dei fiori, la lettura di un brano della Sacra Scrittura e di un brano della Dottrina della Chiesa cattolica, preghiere litaniche e alcuni canti mariani, tra cui il Tota pulchra.
8 dicembre: san Romarico di Remiremont, poche e vaghe sono le informazioni sulla personalità e l’opera di san Romarico e le abbiamo da una Vita, scritta certamente dopo il IX secolo da una carta di fondazione e da una Bolla di papa Giovanni IV, entrambe apocrife. Notizie più sicure invece le abbiamo dalla Vita di San Colombano di Giona di Bobbio e da quella di sant’Arnolfo da Metz. Secondo queste fonti Romarico era un nobile australiano vivente alla corte di Clotario II, nella città di Metz, che allora aveva come vescovo sant’Arnolfo, antenato dei Carolingi. Attratto dalla vita che a Luxeuil praticavano i monaci colombaniani, Romarico vi passò un certo tempo, e verso il 620 fondò, in collaborazione con sant’Amato, monaco venuto a Luxeuil, un monastero in una sua proprietà in cima al monte Habend, chiamato oggi il Santo Monte, vicino all’attuale città di Remiremont (Romarici Mons). Affidato alla direzione di sant’Amato, questo monastero seguì la regola di san Colombano: si trattava di un monastero doppio, con due comunità, una maschile e una femminile, questa più importante della prima. Vi si praticava la laus perennis: sette gruppi di religiose si davano il cambio senza un attimo di sosta. Quando Amato rinunziò al governo del monastero, Romarico ne assunse la direzione, e verso il 629, ebbe la gioia di ricevervi il suo amico Arnolfo, vescovo di Metz, che volle chiudere i suoi giorni nella solitudine. La morte di Romarico si pone tradizionalmente il giorno 8 dicembre 653.
8 dicembre: santa Narcisa di Gesù Martillo y Moràn, nacque Nobol (Ecuador) il 29 ottobre 1832, era figlia di proprietari terrieri, gente semplice e profondamente credente. Nel 1838, quando aveva 6 anni, morì sua madre. Con l’aiuto di un’insegnante e di sua sorella maggiore, apprese a leggere a scrivere, cantare, suonare la chitarra, cucire, ricamare e cucinare. Ebbe una chiara percezione della sua chiamata alla santità, specialmente a partire dal sacramento della cresima, che ricevette all’età di 7 anni il 16 settembre 1839. Prese l’abitudine di ritirarsi con frequenza in un piccolo bosco vicino alla casa per darsi liberamente alla contemplazione delle realtà divine. Trasformò in cappella una piccola camera della sua casa. Si propose di imitare santa Mariana de Paredes y Flores, che offrì se stessa in espiazione per la propria città, e di san Giacinto di Polonia, identificandosi con la vocazione di vittima. Assunse un cammino arduo di penitenza per unirsi più intimamente a Cristo sofferente e collaborare alla redenzione del mondo. Collaborava nei lavori domestici e in quelli del campo. Era una giovane riflessiva, amabile, allegra, di carattere dolce e pacifica, estremamente buona e obbediente, caritatevole, compassionevole con i poveri, molto pia, amata da tutti i vicini. Giovane molto bella, bionda con gli occhi azzurri, alta, forte e agile. Si manifestò un’eccellente catechista. Non poteva fare a meno di trasmettere il fuoco dell’amore divino ai suoi e ai bimbi del vicinato. Nel 1851, si trasferì a Guayaquil, da alcuni parenti perché le erano morti entrambi i genitori, Narcisa aveva 19 anni. In questa città rimase fino al 1868 eccettuati alcuni mesi che visse nella città di Cuenca. Cambiò varie volte dimora per preservare la sua intimità e dedicarsi con maggiore libertà alla preghiera e alla penitenza, vivendo del lavoro di sarta. Aiutava i poveri e i malati. Fu docile alle direttive dei suoi direttori spirituali e condivise ideali e a volte la casa, con la beata Mercedes di Gesù Molina. Spinta da un desiderio di maggiore perfezione e consigliata da un religioso francescano, Pietro Gual, si imbarcò nel giugno del 1868 per Lima (Perù), e visse come secolare interna nel convento domenicano del Patrocinio, fondato nel 1688, nei luoghi donde era solito portare a pascolare il gregge san Giovanni Macías. Il Signore la favoriva con doni straordinari, e le mostrava quanto gradita era la sua vita, anche in mezzo alle prove dello spirito. Verso la fine del settembre 1869 le vennero delle forti febbri. Poco poterono fare i rimedi medici, però continuò con il suo ritmo la vita normale. Nel giorno dell’Immacolata Concezione 1869, sul finire della giornata salutò le consorelle, dicendo che andava a fare un viaggio molto lontano. Fu preso come uno scherzo, però dopo un poco una delle suore, incaricata di benedire le celle, notò uno splendore e un odore speciale in quella di Narcisa. Morì l’8 dicembre 1869, aveva 37 anni.