a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 12 dicembre la chiesa celebra la Beata Vergine Maria di Guadalupe, è l’appellativo con cui i cattolici venerano Maria in seguito a un’apparizione avvenuta in Messico nel 1531. A memoria dell’apparizione, sul luogo fu subito eretta una cappella, che nel 1976 è stata inaugurata l’attuale Basilica di Nostra Signora di Guadalupe. Nel santuario è conservato il mantello (tilma) di Juan Diego, sul quale è raffigurata l’immagine di Maria, ritratta come una giovane indiana: per la sua pelle scura ella è chiamata dai fedeli Virgen morenita (Vergine meticcia). Secondo il racconto, Juan Diego avrebbe visto per la prima volta la Madonna la mattina del 9 dicembre 1531, sulla collina del Tepeyac. Ella gli avrebbe chiesto di far erigere un tempio in suo onore ai piedi del colle: Juan Diego corse a riferire il fatto al vescovo Juan de Zumarrága, ma questi non gli credette. La sera, ripassando sul colle, Juan Diego avrebbe visto per la seconda volta Maria, che gli avrebbe ordinato di tornare dal vescovo l’indomani. Il vescovo lo ascoltò di nuovo e gli chiese un segno che provasse l’autenticità del suo racconto. Juan Diego tornò sul Tepeyac dove avrebbe visto per la terza volta Maria, la quale gli avrebbe promesso un segno per l’indomani. Il giorno dopo, però, Juan Diego non poté recarsi sul luogo delle apparizioni in quanto dovette assistere suo zio, gravemente malato. La mattina dopo, 12 dicembre, lo zio appariva moribondo e Juan Diego uscì in cerca di un sacerdote che lo confessasse. Ma Maria gli sarebbe apparsa, per la quarta e ultima volta, lungo la strada: gli avrebbe detto che suo zio era già guarito e lo avrebbe invitato a salire di nuovo sul colle a cogliere dei fiori. Qui Juan Diego trovò il segno promesso: dei bellissimi fiori di Castiglia, sbocciati fuori stagione in una desolata pietraia. Egli ne raccolse un mazzo nel proprio mantello e andò a portarli al vescovo. Di fronte al vescovo e ad altre sette persone presenti, Juan Diego aprì il mantello per mostrare i fiori: ed ecco sulla tilma si sarebbe impressa l’immagine della Beata Vergine Maria. Di fronte a tale prodigio, il vescovo cadde in ginocchio, e con lui tutti i presenti. La mattina dopo Juan Diego accompagnò il presule al Tepeyac, per indicargli il luogo in cui la Madonna avrebbe chiesto che le fosse costruito un tempio e l’immagine venne subito collocata nella cattedrale. Nell’immagine Ella si presenta come una meticcia o morenita, indossa una tunica con dei fiocchi neri all’altezza del ventre, che nella cultura india indicavano le donne incinte. È una Madonna dal volto nobile, di colore bruno, mani giunte, vestito roseo, bordato di fiori. Un manto azzurro mare, trapuntato di stelle dorate, copre il suo capo e le scende fino ai piedi, che poggiano sulla luna. Alle sue spalle il sole risplende sul fondo con i suoi cento raggi. L’attenzione si concentra tutta sulla bellissima icona, rimasta intatta nonostante il trascorrere dei secoli: questa immagine, che non è una pittura, né è fatta da mani umane, suscita la devozione dei fedeli di ogni parte del mondo. La scoperta più sconvolgente al riguardo è quella fatta da una commissione di scienziati, che ha evidenziato la presenza di un gruppo di 13 persone riflesse nelle pupille della Vergine Maria: sarebbero lo stesso Juan Diego, con il vescovo e altri ignoti personaggi, presenti quel giorno in casa del vescovo. Un vero mistero per gli studiosi, un fenomeno scientificamente inspiegabile, che rivela l’origine miracolosa dell’immagine e comunica al mondo intero un grande messaggio di speranza, Ella è nostra madre spirituale, ma ci invita ad aprire il nostro cuore all’opera di Cristo che ci ama e ci salva.
12 dicembre: beato Giacomo di Viterbo, nacque a Viterbo intorno al 1255, forse discendente della nobile famiglia Capocci. Non aveva ancora 20 anni, nel 1272 che vestì l’abito degli Eremitani di sant’Agostino nel convento viterbese della Santissima Trinità. Nel 1274 il giovane frate fu inviato a studiare a Parigi, alla Facoltà Teologica dell’Università più celebre dell’Europa medievale, dove insieme a Egidio Colonna seguì le lezioni di fra Egidio Romano, maestro ufficiale della scuola teologica agostiniana. Rientrato in Italia nel 1281, ricoprì più volte, tra il 1281 ed il 1286 e su indicazione dello stesso fra Egidio, le cariche di Definitore e Visitatore nella provincia romana del suo ordine. Ritornò a Parigi nel 1286 insieme a Egidio Romano per terminare gli studi, divenendo baccelliere nel 1287 e il dottorato in maestro di teologia nel 1293. Nominato priore generale degli Eremitani di sant’Agostino nel 1299 dopo diverse vicissitudini, nel 1300 passò a Napoli a insegnare teologia per due anni nello studium di Sant’Agostino alla Zecca fondato a Napoli dagli agostiniani, con l’incarico di Primus lector, cioè direttore dell’insegnamento, meritando il titolo di Doctor speculativus, così come già era stato chiamato a Parigi dai suoi contemporanei. Aveva da poco scritto il trattato di teocrazia papale De Regimine Christiano, in occasione della lotta tra papa Bonifacio e Filippo il Bello, con il quale riprendeva le tesi della bolla pontificia “Unam sanctam”, difendendo il diritto del papato a esercitare il potere temporale, quando il 3 settembre del 1302, su istanza di Carlo II d’Angiò, fu nominato arcivescovo di Benevento. Governò la diocesi sannita poco più di un anno ed ebbe appena il tempo di disporre la costruzione della chiesa e del convento di sant’Agostino nei pressi dell’arco di Traiano. Il 12 dicembre 1303 venne trasferito alla sede metropolitana di Napoli, dove, stimato e aiutato dal re Carlo e del figlio Roberto d’Angiò, si prodigò nella costruzione della nuova cattedrale, per la quale, grazie alla protezione del Re, ottenne larghe concessioni e privilegi. La sua attività pastorale dovette essere esemplare, sia nel breve periodo di governo della Chiesa di Benevento che nei cinque anni trascorsi alla guida della Diocesi di Napoli, con la predicazione, con l’esempio e con l’elemosina. Il 13 maggio 1306 il papa Clemente V gli affidò la causa di beatificazione di papa Celestino V. Si spense a Napoli tra la fine del 1307 e l’inizio del 1308 in fama di santità