Oggi 15 luglio la chiesa festeggia san Bonaventura da Bagnoregio (al secolo Giovanni Fidanza), nacque a Bagnoregio (Viterbo) nel 1218 circa, da una famiglia agiata. Si narra che da bambino si ammalò di un morbo che lo stava conducendo alla morte, e la madre avrebbe portato il figlio Giovanni ammalato, da san Francesco d’Assisi in persona il quale, facendo su di lui un segno di croce, pronunciò queste parole: «Bona ventura». Fu guarito e da allora fu chiamato Bonaventura. Studiò alla Sorbona di Parigi e durante il suo soggiorno in Francia, entrò giovanissimo nell’Ordine dei Frati Minori. Insegnò teologia all’Università di Parigi dove fu soprannominato Doctor Seraphicus e fu amico di san Tommaso d’Aquino. Nel febbraio del 1257 fu eletto, a soli 40 anni, sesto Ministro Generale dell’Ordine francescano, carica che conservò, per 17 anni, fino al 1274, anno della sua morte, dando saggio mirabile di sapienza, prudenza, spiccato equilibrio, tanto propizio in un momento difficile di assestamento dell’Ordine, da meritargli, per la sua opera moderatrice e costruttiva in piena fedeltà allo spirito di san Francesco, il titolo di secondo fondatore dell’Ordine francescano. Fu molto solerte nell’assecondare e promuovere le varie attività già esistenti nell’Ordine sul piano degli studi, del ministero pastorale, della predicazione, dell’apostolato missionario, per la Crociata e a favore dell’unione della Chiesa latina con la Chiesa greca. Viaggiò molto per le necessità dell’Ordine e incarichi pontifici, sia in Italia che in Francia, portandosi anche in Inghilterra, in Fiandra, in Germania, in Spagna. Rientrato in Italia nella primavera del 1265, era di nuovo in Francia quando gli venne da Clemente IV, da poco eletto al soglio pontificio, la nomina ad arcivescovo di York; ma la rifiutò. Predicò ovunque al popolo e in modo speciale agli ecclesiastici, alle monache, all’università di Parigi, dinanzi alla corte di Francia e a vari Papi riuniti in concistoro (Orvieto, Perugia, Viterbo, Roma). Il 28 maggio 1273, papa Gregorio X, consacrò Bonaventura, cardinale e vescovo di Albano, avendo già declinato nel 1265 l’arcivescovado di York. Dal novembre 1273 attese alla presidenza dei lavori preparatori e poi alla celebrazione del Concilio ecumenico di Lione, predicandovi il 26 maggio e il 29 giugno 1274. Il 19 maggio dello stesso anno, nel Capitolo generale celebratosi a Lione, Bonaventura si dimise da ministro generale dell’Ordine. Si adoperò in Concilio per l’unione dei Greci. Ma, estenuato dalle fatiche sostenute, il 7 luglio si ammalò gravemente. Morì il 15 luglio 1274.
15 luglio: san Pompilio Maria Pirrotti (al secolo Domenico Michele Giovan Battista Pirrotti), nacque a Montecalvo Irpino (Avellino) 29 settembre 1710, da una famiglia gentilizia. Fanciullo di enorme sensibilità, sempre prodigo verso i poveri, compie gli studi classici sotto la guida del padre. Innamorato della virtù e degli studi, lavorava con intensità senza dar tregua al suo spirito. Un giorno trovò, in una stanza che fungeva da deposito, un’immagine della Vergine Maria, la quale fu presa dal fanciullo e portata alla madre, pregandola caldamente se l’avesse custodita perché quell’immagine sarebbe stata posta sull’altare che andrebbe a farsi nella sua casa, dove egli avrebbe celebrato messa, infatti così avvenne. Allo studio dei classici non disdegna l’amore per le Sacre Scritture di cui assimila il meglio. A 15 anni, in seguito alle prediche di padre Nicolò Maria Severino di San Pietro, un giovane religioso dell’Ordine delle Scuole Pie (scolopi) di Benevento giunto a Montecalvo nella Quaresima del 1726, si sentì chiamato dalla fiamma della vocazione religiosa. Per sfuggire alla volontà del padre, che su di lui aveva riposto altri progetti, il 14 maggio 1726, scappò da casa con l’intento di presentare domanda al superiore del collegio di San Nicola in Benevento, ai Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie (scolopi), per essere ricevuto in prova come religioso. A 18 anni entra negli scolopi, fondato da san Giuseppe Calasanzio, assunse il nome di Pompilio Maria, in ricordo del fratello morto in seminario. In quell’occasione si limitò a scrivere al padre una commovente lettera, con la quale, giustificando il suo atto risoluto per seguire la vocazione religiosa, chiedeva la sua benedizione. Trascorso quasi un anno a Benevento, che può considerarsi il primo luogo delle sue missioni, e vestito l’abito religioso il 2 febbraio 1727 nel Noviziato di Santa Maria di Caravaggio in Napoli, dopo un anno di noviziato vissuto sulle orme della perfezione religiosa di san Giuseppe Calasanzio, ottenne la dispensa del secondo anno di prova e così il 25 marzo 1728 fece i voti di povertà, castità, obbedienza e quello di istruire la gioventù secondo le Costituzioni dell’Ordine. Da Napoli fu inviato negli anni 1728-30 alla casa professa di Chieti e poi a Melfi, nel 1730, per continuare i suoi studi di filosofia, il 20 marzo 1734 fu ordinato sacerdote a Brindisi. Dopo aver svolto il compito d’educatore dei giovani a Turi (Bari), si portò a Francavilla Fontana, dove dimorò dal 1733 al 1736. Dopo questo periodo predicò per diversi anni in molte città, tra cui Chieti, Ortona a Mare, Lanciano, Aversa, Roccaraso, Teramo, Calvi, Avellino ed Ariano Irpino. Dopo aver dedicato circa 10 anni al desiderio di ampliare la propria sete d’insegnamento, spinto dal spiritualità, porta la sua predicazione in ogni parte d’Italia. Rientrato nel Regno di Napoli, fu assegnato alla Casa Scolopica di Campi Salentina (Lecce), in qualità di Superiore e di Maestro dei Novizi. Vi giunge debilitato nel fisico a causa di una seria malattia all’apparato respiratorio, ma nonostante tutto non si risparmia e la sua fortezza di animo gli fanno compiere prodigi soprannaturali a beneficio di poveri ed ammalati. Qui rinnovò le strutture del collegio, rianimò la comunità scossa da alcuni disordini, riorganizzò le scuole vigilando sul loro migliore funzionamento, intensificò la vita religiosa degli abitanti. Pompilio fu il propagatore della devozione al Sacro Cuore di Gesù, ne scrisse la prima novena in Italia, all’eucaristia e alla Beata Vergine Maria, che chiamava “Mamma Bella”, diffuse la pia pratica della Via Crucis. Morì il 15 luglio 1766, esclamando: «oh, Mamma bella»