a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 16 dicembre la chiesa celebra sant’Aggeo profeta, è il decimo dei profeti minori. Aggeo fu attivo dal 520 a.C. in poi, periodo in cui era da poco finito l’esilio a Babilonia, iniziato nel 589 a.C. Fu l’iniziatore dell’ultimo periodo profetico, quello successivo all’esilio. Prima dell’esilio, la parola d’ordine dei profeti era stata “punizione”. Durante l’esilio, era diventata “consolazione”. Con Aggeo divenne “restaurazione”. Il libro biblico a lui attribuito si suddivide principalmente in quattro parti: messaggio a Giosuè ed a Zorobabele (1,1-15); parole di incoraggiamento (2,1-9); la situazione migliorerà (2,10-19); Dio conserverà i capi (2,20-23). In seguito alla caduta di Gerusalemme avvenuta nel 587 a.C., i sopravvissuti furono schiavizzati e deportati in Babilonia. Uno sconvolgimento internazionale provocò il cambio della potenza allora dominante nel mondo, portando così Ciro di Persia ad impossessarsi di ciò che rimaneva della potenza babilonese nel 539 a.C. Tra le prime decisioni di tale sovrano vi fu quella di concedere a tutti quegli ex prigionieri che lo avessero desiderato di fare ritorno in patria. Un notevole numero di Giudei accettò dunque l’amichevole offerta ed iniziò la ricostruzione della comunità. Essendo però tempi difficili, si dovette procedere alla ricostruzione di mura, città, case e strade, dissodare il terreno ed arruolare un esercito al fine di difendersi dalle incursioni degli ostili popoli vicini. Purtroppo, dopo un entusiastico avvio dei lavori di riedificazione del Tempio di Gerusalemme, l’interesse andò peggiorando e tutto venne sospeso nel 536 a.C. Dopo ben 16 anni di inattività e di interessi contrastanti, il profeta Aggeo cominciò a predicare il suo messaggio, incitando la popolazione a riprendere i lavori di modo che Dio tornasse ad avere un degno luogo di culto. I quattro messaggi di Aggeo sono tutti databili attorno al 520 a.C. Nel primo di essi, diretto a Giosuè ed a Zorobabele, rispettivamente capi religioso e politico, il profeta rinfaccia alla popolazione di trascorrere troppo tempo in divertimenti mentre il Tempio del Signore è ancora in rovina. Il secondo messaggio era invece indirizzato a coloro che desideravano lavorare, ma temevano che i risultati della loro attività avessero potuto essere insignificanti. Gli ultimi due messaggi denunziarono infine la dilagante corruzione, assicurando la protezione di Dio su coloro che rispondono positivamente alla sua chiamata ed in particolare su Zorobabele. In sostanza il messaggio complessivo e fondamentale del libro di Aggeo è assai semplice: la nostra vita spirituale è più importante di quella materiale. Occorre perciò costruire una dimora per Dio sia esternamente, sia all’interno del proprio cuore, se si desidera godere della benedizione di Dio.
16 dicembre: sant’Adelaide di Borgogna, nacque intorno al 931, era figlia del re di Borgogna, all’età di 6 anni circa rimase orfana di padre. Il 12 dicembre 937, sua madre sposò il re d’Italia, Ugo di Provenza, mentre Adelaide, ancora bambina, veniva fidanzata al figlio di Ugo, Lotario, che a 15 anni, sposò, nel 947. Ben presto Adelaide guadagnò fama di cristiana esemplare; soprattutto per il grande amore verso i più poveri e gli emarginati. Ma il matrimonio dura meno di tre anni, nel 950, dopo la nascita della figlia Emma e dopo essere succeduto al padre, Lotario muore, probabilmente avvelenato. I sospetti ricadono su Berengario, marchese d’Ivrea, un nobile che ambisce alla corona italiana. Adelaide è figlia del penultimo re d’Italia e vedova dell’ultimo, e ragioni di diritto dinastico in vigore al suo tempo la fanno erede del regno. Berengario, per dare legittimità alle sue pretese, arriva a imporre ad Adelaide il matrimonio con il proprio figlio. Al rifiuto di lei, Berengario la fa rapire ed imprigionare, nel 951, nel Castello di Lierna sul lago di Como. La prigionia viene interrotta da una fuga provvidenziale che le permette, dopo penose privazioni, di trovare rifugio presso il conte di Canossa. Qui viene raggiunta e assediata da Berengario, da dove richiese la protezione del re di Germania, Ottone di Sassonia, che nel frattempo era venuto in Italia, per portare aiuto ad Adelaide e sconfigge Berengario; Adelaide viene liberata e lo raggiunge a Pavia, dove viene celebrato il matrimonio e dove il marito viene incoronato re d’Italia, lei regina lo era già. Il 2 febbraio 962 Ottone, nella Basilica di San Pietro a Roma, fu incoronato imperatore, ma anche Adelaide fu incoronata “imperatrice”, un ruolo ed una dignità istituzionali attribuiti per la prima volta in Occidente ad una donna. Per la coppia imperiale seguono diversi anni di permanenza in Italia, anche al Sud, dove Ottone è impegnato più volte nel tentativo di estendere il suo dominio. Il 7 maggio 973 Ottone muore e gli succede il figlio Ottone II. Nei primi anni del suo regno Adelaide ha una grande influenza sul figlio, per la grande esperienza accumulata nel corso della sua vita, ma anche per le relazioni familiari che lei intrattiene con gli altri regnanti. La relazione con il figlio tuttavia si incrina, anche a causa della moglie di lui, Teofano, colta principessa bizantina, portatrice in Occidente di una sensibilità “greca” che influenzerà fortemente l’arte occidentale. Nel 978 Adelaide viene allontanata e trova rifugio dal fratello in Borgogna. La riconciliazione con il figlio, arriva nel 983, ma quando Adelaide può tornare a corte, Ottone II, a soli 28 anni, muore. Il titolo imperiale passa al figlio, Ottone III, che ha solo tre anni. Adelaide si trova nuovamente nella situazione di esercitare con il nipote una reggenza sull’impero. Ma di nuovo si riapre lo scontro con Teofano, che allontana Adelaide. Nel 991 Teofano muore e Adelaide può ritornare dal nipote. Con lui rimane sino al 995, da allora e sino alla maggiore età del nipote, fu reggente del Sacro Romano Impero e si occupò del governo dell’impero. Adelaide si ritira, per dedicare gli ultimi anni della sua vita alla cura degli interessi religiosi e in particolare di alcune sedi monastiche che le stanno a cuore. Nel corso della sua vita fu vicina al monastero di Cluny e beneficiò particolarmente il monastero di San Salvatore a Pavia. A Seltz (Alsazia), proprio in un monastero da lei fondato, morì il 16 dicembre 999.
16 dicembre: beata Maria degli Angeli (al secolo Marianna Fontanella), nacque a Torino il 7 gennaio 1661 dal conte Giovanni Donato Fontanella e da Maria Tana. Marianna fin da bambina presenta un animo sensibile ai valori religiosi e cristiani e secondo le usanze del tempo viene educata da un precettore che vive in famiglia. Combattuta tra il desiderio di Dio e le vanità mondane, soffriva un profondo disagio interiore, finché non si arrese ai richiami dello Spirito, un giorno Marianna trova in solaio un Crocifisso senza braccia e ne rimane turbata, a tal punto da gettar via la sua bambola, decisa a consolare il Cristo sofferente. Dopo una breve esperienza di educanda presso le Monache Cistercensi di Saluzzo, si dedicò con maggiore impegno alla vita di pietà e intensificò il suo rapporto con Dio nell’orazione, che la attirava in modo irresistibile. Intanto Marianna ritornata in famiglia si reca a Torino per l’ostensione della Santa Sindone dove viene notata per la sua compostezza da padre Francesco Antonio di Sant’Andrea, un carmelitano, che cerca con un pretesto di avvicinare la giovane e le racconta della vita monastica del Carmelo di Santa Cristina descrivendo lo spirito e la Regola del monastero. Così rivela in famiglia la sua intenzione di essere Carmelitana. Superata l’opposizione della famiglia, a 15 anni, il 19 novembre 1676 entrò nel Carmelo di Santa Cristina a Torino, prendendo il nome religioso di suor Maria degli Angeli. Marianna emetterà la professione religiosa, il 26 dicembre 1677, e saranno questi per lei anni di prove interiori e di forti e straordinarie esperienze mistiche. Suor Maria degli Angeli raggiunto un elevato equilibrio interiore, riceve dalla Santa Sede la dispensa per via della sua giovane età, e a soli 30 anni, viene eletta Priora nel 1694. Ma la sua santità brillò soprattutto nell’amore ardente per le anime. Alimentato dall’esperienza forte della preghiera, sostenuto dalla penitenza generosa e da una carità ardente, il suo zelo si concretizzò a favore di chiunque avesse avuto bisogno del suo aiuto o della sua preghiera. La fama della sua santità varcò presto le soglie della clausura, soprattutto per le frequenti visite al monastero da parte delle principesse reali e del loro seguito. Persone di ogni ceto e categoria ricorrevano a lei per consiglio o per la sua intercessione presso il Signore. Desiderosa di sfuggire a tale notorietà e spinta dal desiderio di fondare un nuovo Carmelo che potesse accogliere le giovani che non potevano essere ricevute a Santa Cristina per mancanza di posti, avviò allo scopo trattative con i Superiori e con la Corte; così il beato Sebastiano Valfrè le fa sapere che la vedova Sapino di Moncalieri ha lasciato per testamento la sua casa perché sia adibita a monastero. Da quel momento il Signore esorta in una visione a suor Maria degli Angeli a scegliere Moncalieri e a intitolare la fondazione a san Giuseppe. Il 16 settembre 1703 viene inaugurato il Carmelo di Moncalieri, e partono da Santa Cristina tre monache, di cui prende l’incarico di Priora la madre Maria Vittoria della Santissima Annunziata, la beata però non poté trasferirsi per l’opposizione dei Savoia che avevano esercitato forti pressioni sui Superiori per impedire che la Madre si allontanasse da Torino. Di qui continuò a provvedere le monache di Moncalieri del necessario, occupandosi della loro formazione spirituale e vigilando con cuore di madre sul buon andamento della comunità, questo fino alla sua morte. Morì il 16 dicembre 1717.