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Oggi 17 luglio la chiesa celebra san Leone IV, 103º papa della Chiesa cattolica; nacque a Roma nel IX secolo. Il futuro papa fu educato nel monastero di San Martino al Vaticano, adiacente alla Basilica di San Pietro, e intraprese la carriera ecclesiastica. Fu suddiacono sotto Gregorio IV che lo aveva in stima e venne scelto all’unanimità per succedere a Sergio II quand’era ancora cardinale prete con il titolo dei Santi Quattro Coronati, al Celio. L’elezione di Leone a papa nell’847 si sarebbe svolta in un clima di generale consenso all’interno della Chiesa romana, favorito dal drammatico frangente dell’assalto saraceno a San Pietro e San Paolo, avvenuto pochi mesi prima, e dal diffuso riconoscimento delle sue qualità personali, come la persona giusta per ricoprire la massima carica ecclesiastica romana in un così delicato momento. Il fatto che la sua scelta fosse avvenuta ancor prima della celebrazione delle esequie del predecessore Sergio II sembra confermare questa lettura degli eventi. Le difficili circostanze dell’elezione di Leone IV determinano una rottura nella prassi stabilita nell’844 per la consacrazione del nuovo
pontefice. Per poter essere consacrato, l’eletto, in forza di una nuova ordinanza di Lotario I, che inaspriva il vincolo imposto al Papato, al clero e al laicato romani dalla Constitutio dell’824, avrebbe dovuto attendere una iussio (un comando) dell’imperatore e la consacrazione aver luogo alla presenza di messi da lui inviati. Sergio II era morto il 27 gennaio 847 e i Romani esitarono a consacrare il nuovo eletto “sine auctoritate imperiali” (senza l’autorità imperiale) ma, vista la situazione di pericolo in cui si trovavano, il 10 aprile 847, procedettero comunque alla consacrazione di Leone IV. La consacrazione era stata irregolare, poiché era avvenuta sine nomina imperatoris (senza il permesso dell’imperatore) e dunque senza il suo beneplacito, ma Lotario non se ne risentì, come nel caso del predecessore papa Sergio II, probabilmente perché era ben consapevole della mancata difesa di Roma dall’assalto dei Saraceni. Il saccheggio delle basiliche di San Pietro e San Paolo dell’846 aveva dimostrato l’insufficienza di quanto realizzato sino allora sul territorio. In quell’occasione era soprattutto emersa l’estrema pericolosità dell’assenza di strutture di difesa a protezione del nucleo vaticano, esterno alle mura aureliane. L’azione di Leone IV in questo ambito si dispiegò con grande rapidità. Egli, infatti, nel giro di 5 anni realizzò il rafforzamento delle difese costiere, ristrutturando le fortificazioni di Porto; intervenne inoltre sul sistema difensivo di Roma, facendo restaurare le mura aureliane e soprattutto provvedendo alla realizzazione di un sistema di fortificazioni intorno al Vaticano. Creò la “città leonina”, cioè fortificò con mura di difesa tutto il quartiere intorno a San Pietro, da Trastevere a Castel Sant’Angelo. Opera che gli valse l’appellativo di «restauratore di Roma». Nel suo breve pontificato, i dissidi si riaccesero, tanto che nell’852 Leone IV incontrò difficoltà nel mantenere il controllo su Ravenna e il territorio circostante. Il problema della concorrenza tra l’arcivescovo di Ravenna e l’autorità papale si era posto in modo rilevante almeno sin dai tempi di Adriano I. Leone IV intervenne per denunciare pressioni esercitate dall’arcivescovo Giovanni di Ravenna per ostacolare l’azione dei delegati pontifici incaricati dell’amministrazione dei patrimoni papali: questi beni fondiari erano tra i maggiori motivi di frizione tra Roma e Ravenna, poiché costituivano non solo rilevanti proprietà, ma anche perché rappresentavano lo strumento che offriva ai papi maggiori possibilità di controllo sull’Esarcato. Inoltre in ambienti molto vicini all’arcivescovo di Ravenna maturò l’assassinio di un legato inviato da Leone IV a incontrare l’imperatore Lotario. Il papa si recò a Ravenna per catturare gli autori dell’omicidio, tra cui il fratello dell’arcivescovo, e trascinarli a Roma, davanti a un tribunale, dove vennero condannati a morte, pena alla quale furono sottratti solo grazie all’intervento personale dell’imperatore Lotario. Morì il 17 luglio 855.
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