a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 19 settembre la chiesa festeggia San Gennaro, si crede sia nato verso l’anno 272, le passiones Ianuariane non ci dicono il luogo di nascita. Il nome era in genere attribuito ai bambini nati nel mese di gennaio “Ianuarius”, undicesimo mese dell’anno secondo il calendario romano, ma il primo dopo la riforma del II secolo d.C. Vi sono ben sette antichi “Passio” che parlano di Gennaro, fra i più celebri gli “Atti Vaticani”. Tuttavia, essendo stato vescovo di Benevento, una tradizione antica e sempre tramandata dalla Chiesa beneventana, vuole che il martire sia nato nella città sannita. Gennaro era vescovo di Benevento e si recò insieme al lettore Desiderio e al diacono Festo in visita ai fedeli a Pozzuoli. Il diacono di Miseno Sossio, già amico di Gennaro che lo era venuto a trovare in passato a Miseno per discutere di fede e leggi divine, volendo recarsi ad assistere alla visita pastorale, fu invece arrestato lungo la strada per ordine del governatore della Campania Dragonzio, per le funzioni religiose che quotidianamente venivano celebrate nonostante i divieti. Gennaro saputo dell’arresto di Sossio, volle recarsi insieme ai suoi due compagni Festo e Desiderio a portargli il suo conforto in carcere e anche con alcuni scritti, per esortarlo insieme agli altri cristiani prigionieri a resistere nella fede. Il giudice Dragonio informato della sua presenza, fece arrestare anche loro tre, provocando le proteste di Procolo, diacono di Pozzuoli e di due fedeli cristiani della stessa città, Eutiche ed Acuzio. Anche questi tre furono arrestati e condannati insieme agli altri a morire nell’anfiteatro per essere sbranati dagli orsi, in un pubblico spettacolo. Ma durante i preparativi il proconsole Dragonio, si accorse che il popolo dimostrava simpatia verso i prigionieri e quindi prevedendo disordini durante i cosiddetti giochi, cambiò decisione e il 19 settembre del 305 fece decapitare i prigionieri cristiani nel Forum Vulcani (l’attuale Solfatara di Pozzuoli). La stessa sorte toccò anche a Procolo, diacono della chiesa di Pozzuoli, e ai due laici Eutiche e Acuzio che avevano osato criticare la sentenza di morte per i quattro. Si racconta che una donna di nome Eusebia riuscì a raccogliere in due ampolle (i cosiddetti lacrimatoi) parte del sangue del vescovo e conservarlo con molta venerazione; era usanza dei cristiani dell’epoca di cercare di raccogliere corpi o parte di corpi, abiti, per poter poi venerarli come reliquie dei loro martiri. I cristiani di Pozzuoli, nottetempo seppellirono i corpi dei martiri nell’agro Marciano presso la Solfatara; si presume che san Gennaro avesse sui 35 anni, come pure giovani, erano i suoi compagni di martirio