20 novembre:re dell’Estanglia, la data di nascita dovrebbe situarsi tra l’840 e 841, salì al trono, come re dell’Anglia orientale, nell’855, quando era ancora ragazzo; la sua incoronazione ebbe luogo a Burna (l’attuale Bures St Mary nel Suffolk), che poi funse da capitale del regno. Della vita di Edmondo nei successivi quattordici anni alla sua coronazione non si sa niente. Di certo, però, si sa che in quei tempi l’Inghilterra era continuamente aggredita dai popoli nordici quali i Dani, con sbarchi, scorrerie e saccheggi sulle coste. Questi compirono vari saccheggi tra l’866 e l’870. Nell’870, dopo aver svernato nello York, si diressero attraverso la Mercia verso l’Anglia orientale e stabilirono i loro accampamenti a Thetford. Re Edmondo li sfidò in battaglia, nonostante guidasse delle forze inferiori, ed i Dani guidati dai fratelli Ubba, Ivar e Halfdene ebbero la meglio, lo uccisero e rimasero padroni del campo di battaglia. La cronaca di Abbone di Fleury affianca il martirio di Edmondo a quello di san Sebastiano: egli si rifiuta adorare gli dei pagani dei Dani e viene da questi orribilmente torturato prima di essere ucciso dalle frecce. Non si sa se questo racconto sia vero e neppure se Edmondo sia morto sul campo di battaglia o se sia stato martirizzato in seguito alla sua cattura in un altro luogo, ma gli avvenimenti raccontati hanno probabilmente una base di verità. La battaglia, comunque, ebbe luogo a Hoxne, a sud-est di Thetford, ed il corpo fu seppellito a Beadoriceworth, l’attuale Bury Saint Edmunds. Edmondo, re giusto e martire per il suo popolo, è rimasto vivo nella memoria popolare. Si tramanda che durante il suo regno era solito prelevare, direttamente dalle dispense reali, viveri e beni da donare ai suoi amati sudditi per fare fronte ai duri inverni inglesi. Per questo ricordo è considerato da molti il patrono dei regali.
20 novembre: san Felice di Valois (al secolo Ugo), rampollo della famiglia reale dei Valois nacque nel borgo di Cerfroid (Francia) nell’aprile del 1127. Fin da giovanissimo diede prova di grande carità e compassione verso gli infelici; si narra che un giorno abbia chiesto allo zio duca di liberare e affidare a lui un condannato a morte per omicidio, ne avrebbe fatto un ottimo cristiano. Fu esaudito, e il disgraziato liberato dalla morte, si convertì e da quel momento condusse una vita esemplare. Felice compì regolarmente gli studi, presso l’abbazia di Chiaravalle, e ricevuti gli ordini sacri rinunziò a ogni diritto e ricchezza terrena. Divenne monaco cistercense mutando il nome di battesimo, Ugo, in quello religioso di Felice, e si diede alla vita eremitica. Era quella l’epoca delle Crociate, e Felice conobbe san Giovanni di Matha, il quale aveva concepito il progetto di dedicarsi alla liberazione dei cristiani fatti prigionieri dai turchi. Felice aderì con entusiasmo all’idea, ed insieme andarono a Roma dove papa Innocenzo III approvò il nuovo Ordine della Santissima Trinità (trinitari), i cui membri portavano un abito bianco con croce rossa e azzurra sul petto. L’origine del simbolo è spiegato dalla leggenda con due episodi miracolosi, spesso rappresentati nell’iconografia. Giovanni di Matha, durante a sua prima messa, avrebbe visto in angelo vestito di bianco, con una croce rossa e turchina sul petto, che stendeva le mani su due schiavi, uno moro, l’altro cristiano. In seguito Giovanni si recò a chiedere consiglio a Felice; mentre i due sacerdoti pregavano nella foresta, avrebbero visto giungere un cervo che aveva fra le corna una croce rossa e azzurra. Ritornati in Francia, vennero favoriti dall’autorità. Re Filippo offrì loro le terre per edificare il primo convento; Giovanni s’impose viaggi lunghi e faticosi nell’Africa, dove ottenne la liberazione di 200 prigionieri cristiani, e a Roma, mentre Felice in Francia consacrò libertà, averi e vita per la propagazione dell’Ordine, a Cerfroid, formava nuovi aderenti e raccoglieva le risorse necessarie per il pagamento dei riscatti. Il mezzo più opportuno era il denaro; ma quando non si poteva raggiungere le somme da loro richieste, bisognava offrire la propria vita. Dopo aver avuto la visione della Madonna e di sapere il momento della sua morte, convocò allora i numerosissimi figli, li esortò a perseverare generosamente nella vocazione. Felice morì a Cerfroid il 4 novembre 1212, a oltre 80 anni.