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a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 27 gennaio la chiesa ricorda san Vitaliano I, 76º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica; nacque a Segni e figlio di un certo Anastasio. Non si possiedono notizie che lo riguardino precedenti alla sua ascesa al soglio pontificio. Dopo la morte del predecessore, Eugenio I, avvenuta il 2 giugno 657, la Sede romana rimase vacante solo per circa due mesi: Vitaliano fu consacrato il 30 luglio. Subito dopo il suo insediamento egli inviò a Costantinopoli per mezzo degli apocrisari (ambasciatori) la sua lettera sinodica, indirizzandola non solo al patriarca Pietro, ma anche all’imperatore Costante II, ripristinando l’antica consuetudine di comunicare alla corte imperiale la consacrazione del nuovo papa. L’iniziativa diplomatica del neoeletto pontefice produsse il primo cauto riavvicinamento tra la Sede romana e Bisanzio, dopo la brusca rottura in seguito all’emanazione del Typos, l’editto emanato nel 648, da parte di Costante II e la solenne condanna delle posizioni monotelite da parte di papa Martino I. Nel 666 Costanzo II proclamò l’autonomia della Chiesa di Ravenna da quella di Roma, creando una sorta di scisma. Il locale arcivescovo, immediatamente scomunicato, ignorò l’anatema e scomunicò a sua volta Vitaliano. Due anni dopo Costanzo II morì assassinato in Sicilia, e il papa si prodigò affinché sul trono di Costantinopoli salisse, al posto dell’armeno Megezio, l’usurpatore eletto dall’esercito, il figlio e legittimo erede di Costante, Costantino IV “Pagonato” il quale, ottenuto effettivamente il trono, mostrò ampia gratitudine nei confronti del papato, rinunciando ad esempio all’imposizione del Typos e consentendo così a Vitaliano di opporvisi con più efficacia. Impegnato però a bloccare le conquiste arabe, non poté per il momento occuparsi oltre delle cose italiane. L’azione di Vitaliano non si rivolse solo a Oriente, ma si esplicò anche a favore della Chiesa anglosassone, la cui giovane storia, come è testimoniato dalla Historia ecclesiastica gentis Anglorum di san Beda, era intessuta di contrasti tra le tradizioni e gli usi importati dai diversi gruppi che avevano presieduto all’evangelizzazione dell’isola. Si trattava di differenze in alcuni riti liturgici e nel calcolo della data per la celebrazione della Pasqua. Durante il pontificato di Vitaliano, san Benedetto Biscop vi si recò a più riprese, i suoi viaggi erano motivati dalla volontà di compiere un pellegrinaggio alla tomba degli apostoli Pietro e Paolo, dall’esigenza di studiare l’ordinamento monastico e di acquistare codici per il monastero di San Pietro a Wearmouth, da lui fondato e diretto. Durante il pontificato di Vitaliano non solo si radicarono nella comunità ecclesiastica anglosassone i riti liturgici romani, ma si gettarono le basi di una salda presenza culturale e spirituale romana in una Chiesa che presto avrebbe dato i suoi frutti migliori contribuendo in maniera sostanziale a creare i presupposti della rinascita carolingia. A Roma Vitaliano, sulle orme del suo illustre predecessore san Gregorio Magno, arricchì le cerimonie liturgiche, promuovendo in particolare lo sviluppo della “Schola cantorum” del Laterano e introdusse l’uso dell’organo nella liturgia romana. Morì il 27 gennaio 672.
27 gennaio: sant’Angela Merici, nacque a Desenzano del Garda (Brescia) allora Repubblica di Venezia, il 21 marzo 1474 da una famiglia di umili contadini. A soli 15 anni Angela rimane orfana di ambedue i genitori, e dovette andare insieme ad una sorella a vivere a Salò, in casa di uno zio. Aveva 20 anni quando suo zio morì, e quindi tornò alla casa paterna a Desenzano. Convinta che il maggior bisogno ai suoi tempi fosse quello di dare una migliore istruzione nei rudimenti della religione cattolica alle giovani ragazze, trasformò la sua casa in una scuola dove, a intervalli stabiliti, riuniva quotidianamente delle bambine di Desenzano e insegnava loro gli elementi fondamentali del cristianesimo. Dopo aver fondato una scuola a Desenzano, fu invitata nella città vicina, Brescia, per fondarvi una scuola simile. Angela accettò felicemente l’invito e giunse a Brescia nel 1516. Quando, nell’anno del Giubileo 1525, era venuta a Roma per ottenere l’indulgenza, papa Clemente VII che aveva sentito parlare di lei e del suo successo come insegnante religiosa di giovani ragazze, la invitò a restare a Roma; ma Angela preferì far ritorno a Brescia. Alla fine, il 25 novembre 1535, Angela scelse 28 vergini e fondò la Compagnia delle Dimesse (cioè umili) di sant’Orsola, si chiamavano “dimesse” perché non vestivano, come le monache, ed erano dedite all’assistenza spirituale e materiale delle fanciulle, specialmente orfane. Ma nel 1566 esse saranno obbligate a indossare un abito religioso e a osservare la clausura, però solo per la preghiera corale. Morì a Brescia il 27 gennaio 1540.
27 gennaio: sant’Artema di Pozzuoli, qualche decennio prima che san Gennaro, vescovo di Benevento e patrono di Napoli, subisse il martirio a Pozzuoli; in questa città ad Ovest di Napoli, antico centro greco e poi porto romano, nacque e visse la sua breve vita, nel III secolo, il giovane Artema. Nato da nobili e cristiani genitori e avviato agli studi letterari, si distingueva per l’acutezza dell’ingegno, al punto che il suo maestro, certo Cathigate, lo nominò capo degli studenti e suo collaboratore. Il giovane Artema era cristiano e approfittò della sua carica fra gli studenti, per tentare di condurre a Cristo i suoi compagni; i compagni andarono per accusarlo di proselitismo da Cathigate. Questi chiamò il ragazzo e lo invitò ad abbandonare la religione cristiana, ma non vi riuscì, anzi il giovane difese brillantemente le sue convinzioni in materia di fede. Artema venne condotto, con l’accusa di proselitismo, davanti al prefetto di Pozzuoli (Puteoli) che lo condannò ad essere ucciso dai suoi stessi compagni a colpi di stilo, lo strumento che utilizzavano per scrivere sulle tavolette cerate. Il martirio avvenne il 25 gennaio di un anno non conosciuto, ma compreso fra la fine del III secolo e l’inizio del IV secolo. I puteolani seppellirono di notte il corpo martoriato di Artema in luogo detto Campana, distante da Pozzuoli tre miglia.
27 gennaio, santa Devota, nacque attorno al 283 a Lucciana (Corsica). Giovane vergine, aveva deciso di consacrare la propria vita al completo servizio di Dio, ma nacque durante la breve, ma tremenda persecuzione di Diocleziano. Tutta la sua vita si svolse a Mariana in Corsica. Nel 304 d.C., fu denunciata e arrestata come cristiana (la tradizione ci dice ad opera di una spia), fu imprigionata e torturata a morte. Morì senza rinnegare la propria fede. Dopo la sua morte, il governatore della provincia ordinò di bruciare il suo corpo, ma alcuni cristiani lo salvarono dalle fiamme e lo deposero su una barca, condotta dal pilota Graziano e dal prete Benenato, in partenza per l’Africa dove, pensarono, qualcuno le avrebbe donato una sepoltura cristiana. Ma nelle prime ore della traversata si levò una tempesta. Dalla bocca del cadavere inanimato di Devota uscì una colomba, che guidò la barca alla piccola valle di Les Gaumates, oggi parte del Principato di Monaco, dove secondo la leggenda sorgeva già una cappella dedicata a San Giorgio. Qui s’incaglio secondo la tradizione, il sesto giorno prima delle calende di febbraio, il che corrisponde approssimativamente alla data del 27 gennaio, su un cespuglio di fiori assai precoce per la fredda stagione. Il corpo mutilato della giovane martire venne dunque scoperto dai pescatori ed in suo onore fu eretta una cappella dove ancora oggi sorge la chiesa parrocchiale a lei dedicata, vicino al porto monegasco; patrona della Corsica, del Principato di Monaco e della Famiglia Grimaldi.