Oggi 4 settembre la chiesa celebra san Mosè, nacque in Egitto nel XIII secolo a.C., dagli israeliti Amram e Iochebed, i suoi fratelli erano Aronne, di tre anni più grande, e Miriam (o Maria) della quale ignoriamo l’età, anche se sappiamo sia la maggiore, avendo seguito il fratello nascituro quando questi era stato abbandonato dalla madre lungo le rive del Nilo. Scampato alla persecuzione voluta dal faraone, venne salvato dalla figlia di quest’ultimo ed educato alla corte egizia. Fuggì da essa a seguito d’un omicidio commesso ai danni di un sorvegliante e si ritirò nel paese di Madian dove sposò Zippora (o Sefora), figlia del sacerdote locale, Jetro, dalla quale ebbe due figli: Gherson (il cui nome significa immigrato poiché nato in terra straniera) ed Eliezer. Secondo la Bibbia nei pressi del monte Oreb ricevette la chiamata di Dio e, tornato in Egitto, affrontò il faraone chiedendo la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù; questi accoglierà la sua proposta a seguito delle dieci piaghe d’Egitto, ultima delle quali la morte dei primogeniti egiziani. Accampatosi con i suoi nei pressi del mar Rosso, Mosè, su indicazione divina, divise le acque del mare permettendo così al suo popolo di attraversarlo e sommergendo infine l’esercito faraonico corso ad inseguirli. Dopo tre mesi di viaggio il profeta raggiunse il monte Sinai dove ricevette le Tavole della Legge (Dieci Comandamenti) e punì la parte del suo popolo che si macchiò con il peccato del vitello d’oro. Giunto nei pressi della terra promessa, dopo quarant’anni di dura marcia, Mosè, muore sui 120 anni di età, sul monte Nebo prima di poter entrare nella terra promessa; poco prima di morire Mosè ripeté la Torah al popolo ebraico anche nelle 70 lingue in sette giorni, persino rivelando cose da essi prima non conosciute.
4 settembre: santa Candida la Vecchia (o Seniora), nacque a Napoli il 5 o 6 d.C., è una delle prime sante cristiane di Napoli, secondo la leggenda era un’anziana donna del paese, afflitta da una grave infermità; san Pietro, fondata la Chiesa d’Antiochia, dirigendosi verso Roma con alcuni discepoli, passò per Napoli, la santa lo supplicò di guarirla, promettendogli in cambio la sua adesione al cristianesimo. San Pietro compì dunque un esorcismo, risanando finalmente la donna, a prodigio compiuto, Candida decise di convocare anche un suo amico malato, sant’Aspreno. A questo punto Pietro guarisce anche lui e dopo averlo atechizzato, lo battezza. La leggenda narra anche, che a guarigione avvenuta Pietro dovette lasciare Napoli per Roma, subito dopo averlo consacrato vescovo di Napoli poiché nel frattempo la comunità cristiana era divenuta ampia e necessitava di un pastore. Candida fu martire nella sua città natale, al tempo dell’imperatore Vespasiano (68-79). Morì il 4 settembre 78 d.C.
4 settembre: santa Rosalia, nacque a Palermo intorno al 1130, dalla nobile famiglia de’ Sinibaldi. Suo padre, il duca Sinibal¬di, era un vassallo del re normanno, Ruggero II, che lo aveva nominato signore della Sier¬ra Quisquina e del Monte delle Rose. La madre, Maria Viscardi, la tradizione vuole farla discendere da Car¬lo Magno. Il nome che i genitori scelsero alla nascita è una contrazione del latino «Rosa Lilia» ovvero rosa e gigli, fiori che simboleggiano la regalità e la purezza. Dalla nobile fami¬glia ottenne una buona educazione e una so¬lida formazione cristiana. Ben presto per le sue doti di cortesia e di regalità, fu scelta come damigella d’onore della regina Margherita, figlia del re di Navarra e moglie di Guglielmo I detto il Malo, che dal padre Ruggero Il aveva ereditato il trono di re di Sicilia. I genitori avevano previsto per lei un no¬bile matrimonio, come si conveniva alle giovani del suo rango e Rosalia, per rispet¬to verso la decisione della famiglia, non vi si oppose, ma secondo la tradizione popolare una visione straordinaria la indusse a rinunciare al matrimonio e al lusso della vita di corte. Il giorno in cui avrebbe dovuto incontra¬re l’uomo che era stato prescelto per le noz¬ze, il nobile Baldovino, un ca¬valiere che si era distinto per aver salvato dalle fauci di un leone re Ruggero II, Rosalia guardandosi allo specchio, invece della pro¬pria immagine, vide riflessa quella di Gesù Crocifisso con il volto rigato di sangue per la corona di spine conficcata nella fronte. La giovanetta non ebbe dubbi: interpretò quella visione come la chiamata che Cristo le rivolgeva e, rivelando ai parenti e alla corte che il suo unico desiderio era quello di andare sposa solo a Cristo, lasciò il palazzo reale per abbracciare la vita consacrata. Rosalia scelse a guida della sua anima l’ordine be¬nedettino, su consiglio di san Guglielmo da Vercelli, fondatore del santuario di Montevergine, che in quei tempi era a Palermo, si sarebbe ritirata in convento a Bivona e a Santo Stefano di Quisquina dove si trova¬vano monasteri di eremiti benedettini, e so¬lo in un secondo tempo avrebbe ottenuto il consenso dall’arcivescovo di Palermo, Ugone, di passare alla vita eremitica. Così come aveva lasciato il lusso della vita di corte, Rosalia decise di abbandonare anche quella comodità che poteva offrire il chiostro e di cominciare la vita anacore¬tica per trascorrere ogni ora delle sue gior¬nate nella più assoluta solitudine e nella preghiera. Rosalia alla morte di Ruggero II, chiese ed ottenne di poter vivere in eremitaggio nella Sierra Quisquina, feudo del padre. Così Rosalia poté trascorrere in as¬soluta solitudine 12 anni di esi¬lio volontario, dedicandosi alla preghiera e all’ascetismo. In se¬guito a una violenta ribellione dei conti e dei baroni contro i Normanni, nella quale ri-mase ucciso il padre Sinibaldo, tutti i beni della famiglia furono confiscati e con essi anche la Sierra Quisquina, Ro¬salia, non sentendosi al sicuro in una terra che non era più di proprietà della famiglia, decise di allontanarsi e di ritirarsi sul Monte Pellegrino. Dopo aver scalato il Monte Pellegrino at¬traverso un sentiero impervio che portava alla vetta, Rosalia designò come dimora una caverna, inospitale e circondata da un paesag¬gio selvaggio. In quella grotta la santa visse gli ultimi an¬ni della sua vita, fino al giorno della sua morte. Morì il 4 settembre 1170, a 35 anni.
4 settembre: Servo di Dio Vincent Capodanno,, nacque a Staten Island (Stati Uniti d’America) il 13 febbraio 1929, da una famiglia di origine italiana. Si diplomò nella Curtis High School di Staten Island. Successivamente frequentò la Fordham University per un anno prima di entrare nel seminario missionario Maryknoll a New York. Fu ordinato sacerdote il 14 giugno 1958. Subito dopo, Vincent partì come missionario per Taiwan, dove esercitò il suo ministero prima in una parrocchia e poi in una scuola. Dopo circa sette anni, Vincent ritornò per un breve periodo di riposo negli Stati Uniti; successivamente ripartì per insegnare in una scuola del Maryknoll a Hong Kong. Nel dicembre 1965 Vincent raggiunse l’US Navy come Tenente Cappellano della Marina. Nell’aprile 1966 fu trasferito in Vietnam e assegnato alla Prima Divisione Marines. Il 4 settembre 1967, durante “Operation Swift” a Thang Binh nel distretto della valle di Que-Son, gli uomini del primo reggimento del 5° Marines incontrò una divisione nord vietnamita di circa 2500 uomini nelle vicinanze del paese di Dong Son. I marines furono rapidamente decimati, per inferiorità numerica, mentre sul campo, Vincent, andò subito tra i feriti somministrando l’estrema unzione ai moribondi ed a prendersi cura dei suoi ragazzi feriti. Nonostante fosse stato gravemente ferito in volto una prima volta e con una mano quasi mozzata, continuava ad aiutare ed incoraggiare i suoi commilitoni e fu proprio lì che trovò la morte, preso di mira da un mitragliatrice nemica. Morì il 4 settembre 1967.