a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 6 luglio la chiesa ricorda santa Maria Goretti, nacque a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890, da una famiglia di semplici e stimati contadini. Per esigenze di lavoro, il 12 dicembre 1896, la famiglia Goretti, lasciò Corinaldo e si trasferì a Colle Granturco, presso Paliano, alle dipendenze del Senatore Scelsi. Qui conoscono i Serenelli e rimangono in questi luoghi fino al febbraio 1899, quando nuovamente l’intera famiglia Goretti trasloca insieme ai Serenelli. Giunge a Ferriere di Conca (Nettuno), per lavorare i campi alle dipendenze del Conte Attilio Mazzoleni, e qui ebbero inizio le sventure dei Goretti. Il 6 maggio 1900, il padre morì di malaria e la collaborazione con i Serenelli, anch’essi in difficoltà, si fece ancora più stretta. Come tutte le figlie di contadini, Maria, si occupava delle faccende domestiche, badava ai fratelli più piccoli e svolgeva le commissioni per la famiglia, allargata ormai anche ai Serenelli e al figlio di questi, Alessandro. Dopo la morte del padre, la convivenza con i Serenelli era divenuta sempre più difficile. Il Serenelli padre aveva un carattere autoritario ed era incline all’alcolismo; Alessandro, orfano di madre, aveva frequentato la scuola fino alla seconda elementare, per poi imbarcarsi come mozzo, prima che il padre lo richiamasse a coltivare la terra. Nel 1902 aveva 19 anni, era un ragazzo introverso, abituato a una totale sottomissione alla figura paterna, ma pronto a esercitare la sua autorità maschile nei confronti delle figure più deboli, in particolare Maria, dalla quale era attratto. Il 5 luglio 1902, mentre tutta la famiglia era radunata nell’aia, Maria, seduta sui gradini della scala esterna, vicino all’ingresso di casa, fu avvicinata da Alessandro che, con la scusa di farsi rammendare dei vestiti, attirò Maria in casa e tentò di violentarla. Non era la prima volta che tentava di costringerla a un rapporto carnale, ma aveva sempre ricevuto rifiuti, ai quali aveva reagito con offese e minacce, che Maria non aveva mai confidato a nessuno. Di fronte alle grida e ai tentativi di difendersi, dopo averla immobilizzata la colpì 14 volte con un punteruolo. Al processo, confermando quanto detto ai carabinieri immediatamente dopo l’arresto, Alessandro confessò di aver preparato l’arma e di aver deciso di usarla qualora la bambina gli avesse opposto resistenza. Confessò inoltre che la decisione di uccidere Maria era stata in parte motivata dal desiderio di fuggire dalla vita intollerabile nei campi, nella convinzione che la vita in carcere fosse preferibile. È possibile che Alessandro, proveniente da una famiglia in cui numerosi membri avevano dato segni di squilibrio mentale e figlio di un padre alcolista, fosse in realtà impotente e abbia ferito mortalmente la sfortunata vittima una volta resosi conto di non riuscire a mettere in atto lo stupro. Maria, ancora cosciente, venne trasportata all’ospedale Orsenigo di Nettuno. La morte sopravvenne il giorno successivo per la peritonite settica causata dalle ferite e, secondo la testimonianza della madre, dopo aver perdonato il suo assassino e promise che avrebbe pregato per lui dal Paradiso. Morì il 6 luglio 1902, a 11 anni.
6 luglio: santa Domenica (o Ciriaca) di Tropea, nacque a Tropea tra il 260-287 d.C., il padre Doroteo e la madre Arsenia le impartirono fin dalla tenera età gli insegnamenti della parola di Cristo. Probabilmente la famiglia di Domenica occupò una posizione agiata e di rilievo nella comunità, visto che lo stesso imperatore Diocleziano si sarebbe interessato alla questione che portò Doroteo, Arsenia e Domenica al giudizio. Dato che Domenica ruppe gli idoli pagani con uno sputo e Diocleziano l’avrebbe portata in Campania per sottoporla a processo. Ai genitori di Domenica venne risparmiata la vita in cambio dell’esilio nella regione dell’Eufrate. Domenica, invece, venne sottoposta a molte pressioni e angherie finalizzate a farle rinnegare la fede cristiana, ma questi tentativi risultarono vani e i prodigi operati dalla giovane indussero addirittura alcuni presenti a convertirsi. In seguito a tale prova di coraggio, la giovane venne condannata al supplizio ad leones. Si compì allora un altro miracolo, poiché i leoni affamati rimasero impassibili e divennero addirittura docili davanti a Domenica. La giovane venne messa addirittura al rogo, ma le fiamme non sfiorarono la sua carne. La pena fu così mutata nella decapitazione, che avvenne intorno al 300, dopo strazianti torture. La tradizione tramanda invece una versione secondo cui le spoglie sacre sarebbero state portate (dagli angeli) a Tropea già nel 302 e qui sarebbero state deposte nella cattedrale, che a quei tempi era dedicata all’Assunta. Morì il 6 luglio 303 d.C.
6 luglio: beata Maria Teresa Ledóchowska, nacque a Loosdorf (Austria) il 29 aprile 1863, da una nobile famiglia di origini polacche. Maria Teresa, fin da bambina si dedicò alla musica e alla pittura. A 11 anni si trasferì con i genitori a Sant’Ippolito, dove, con le sorelle, fece gli studi come esterna presso le Dame Inglesi, s’iscrisse alla loro congregazione mariana e ne frequentò le riunioni. Fu allora che dimostrò particolare attitudine per il dramma e la novella, materie che al termine degli studi continuò a coltivare in famiglia, con la pittura e la musica. Fino ai 14 anni la Maria Teresa andò soggetta a scrupoli, e fino a 22 anni si mostrò di carattere difficile, irrequieto e fantasioso perché amava l’eleganza nel vestire e le belle comparse in società, cercava il suo ideale nell’arte, nell’amore, nei viaggi, nei teatri e nei balli senza tuttavia commettere leggerezze o trascurare del tutto la frequenza ai sacramenti. Nel 1882 Teresa si trasferì con la famiglia a Lipnica Murovana (Polonia) dove continuò a coltivare le belle arti e le lettere e, per un certo tempo, aiutò il padre ammalato nell’amministrazione del patrimonio. Per scuoterla dalla vita frivola che conduceva, Dio si servì del dolore. Contrasse il vaiolo, di cui suo padre morì. Durante la malattia fu curata da una religiosa e dalla sorella Giulia che aspirava a farsi suora, chiese la comunione, ed esortò anche il padre a farla e cominciò a riflettere seriamente sulla vanità delle cose. La sua salute rimase scossa sia a causa del vaiolo che le deturpò il volto, e sia a causa di un’aggressione subita da parte di un giovane mentre, da sola, si recava a passeggio. Lo sconosciuto si era dileguato all’udirla invocare san Luigi, ma per lo spavento provato, Maria Teresa fu costretta restare a letto per diverse settimane. Rimessasi in salute, Maria Teresa abbandonò per sempre la vita spensierata fino allora condotta. Nel 1885, per non esser di peso alla famiglia, che versava in difficoltà economiche, con il consenso dello zio, il cardinale Mieczysław Ledóchowski, ottenne di essere nominata dama di corte della granduchessa di Toscana, Alice Borbone-Parma, nel palazzo imperiale di Salisburgo. Per tutto il tempo che rimase a corte, pur dovendo prendere parte a feste, a balli, tenne un contegno serio, frequentò la messa tutti i giorni e si accostò spesso ai sacramenti. Eppure Maria Teresa non si sentiva pienamente felice. La vita di corte le pareva quanto mai vuota. Un anno dopo due Missionarie Francescane di Maria si presentarono a corte per raccogliere offerte per le loro missioni indiane. Maria Teresa mostrò grande interesse per le opere missionarie anche se non ne avesse mai sentito parlare. Dopo il suo incontro con le Missionarie Francescane di Maria e la lettura degli scritti del cardinal Charles-Martial Allemand Lavigerie, fondatore della Società dei Padri Bianchi, sulla schiavitù si dedicò al servizio delle missioni africane. Lasciò la corte e il suo finissimo corredo lo aveva donato alle missioni, i suoi abiti di seta li aveva trasformati in paramenti sacri, al dito si era messo un semplice anello di ferro. Maria Teresa concepì l’idea di fondare una società di signore che si dedicassero al sostegno delle missioni africane. Così, nel 1894, fondò il Sodalizio di San Pietro Claver per le Missioni africane. Si trasferì a Roma, e nel 1921 fu colta da febbri malariche che ne accelerarono la fine. Morì il 6 luglio 1922, a 59 anni.