a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 13 dicembre la chiesa celebra santa Lucia, nacque a Siracusa nel 283, da una famiglia nobile e molto ricca. Da piccola rimane orfana di padre e con la madre sono costrette a professare di nascosto la religione cristiana per sfuggire alle persecuzioni. Ancora ragazzina, Lucia era promessa sposa a un giovane pagano ma lei non aveva alcun interesse per il matrimonio: in lei era forte l’amore per Dio. Sua mamma Eutichia inizia a stare male e soffre di gravi emorragie. Lucia la convince a recarsi in pellegrinaggio a Catania presso la tomba di sant’Agata, in occasione dell’anniversario del suo martirio per chiedere la grazia della guarigione. Dopo la messa, Lucia, mentre prega sul sepolcro, si addormenta e in sogno le appare sant’Agata che le promette la guarigione della madre e le anticipa che diventerà santa. Subito la madre ritornò a stare bene. Rincuorata da questo miracolo e dalle parole di sant’Agata, Lucia tornata a Siracusa comunica alla madre che non vuole sposarsi e che la sua intenzione era quella di aiutare i poveri della città, donando loro tutto quello che possedeva. La notizia arriva alle orecchie del pretendente di Lucia che preso dall’ira, avendo scoperto la sua fede cristiana, la denuncia al magistrato di Siracusa, Pascasio, che subito la fa arrestare. In quel tempo, infatti, erano in vigore i decreti di persecuzione dei cristiani emanati dall’imperatore Diocleziano. Durante il processo, Pascasio cerca di convincere Lucia a rinnegare la sua fede e a compiere sacrifici in onore degli dei romani, lei però non cede. Infastidito dalle sue risposte, ordina che fosse portata in un luogo infame, dove fosse costretta al disonore, tra le prostitute (postribolo), ma quando i soldati tentano di spostarla, Lucia miracolosamente diventa irremovibile. Pascasio pensa che Lucia sia una strega per questo ordina che sia cosparsa di urina e di riprovare a muoverla usando dei buoi. Ma gli animali non riescono a spostarla. Il magistrato, infuriato, ordina che venga bruciata. Cosparsa di pece e olio, il corpo di Lucia viene avvolto dalle fiamme, ma non brucia. Alla fine Lucia fu decapitata con un colpo di spada. Si narra anche che le furono strappati gli occhi, per questo lei divenne protettrice della vista, anche se non ci sono fonti ufficiali su questo gesto terribile. L’emblema degli occhi sulla coppa, o sul piatto, è da ricollegarsi, semplicemente, con la devozione popolare che l’ha sempre invocata protettrice della vista a motivo del suo nome Lucia, da Lux, che vuol dire “luce”. Lucia morì, il 13 dicembre 304, solo dopo aver ricevuto la Comunione e profetizzato la caduta di Diocleziano e la pace per la Chiesa; patrona contro le malattie degli occhi e le carestie.
13 dicembre: beato Giovanni Marinoni (al secolo Francesco Marinoni), nacque a Venezia il 25 dicembre 1490, da genitori oriundi bergamaschi. Allievo diligente negli studi fu chierico nella Collegiata di san Pantaleo, universitario a Padova, sacerdote di vita e pietà esemplare, divenne prima sacrista poi canonico della Basilica di San Marco, cappellano dell’Ospedale degli Incurabili e infine divenne religioso nell’Ordine dei Chierici Regolari Teatini il 9 dicembre 1528, prendendo l’abito dalle mani di Giampietro Carafa che diverrà poi papa con il nome di Paolo IV e facendo la sua professione in quelle del fondatore san Gaetano da Thiene il 29 maggio 1530. Nell’agosto 1533 Giovanni e san Gaetano da Thiene, obbedendo alla richiesta di papa Clemente VII, partirono per Napoli; qui Giovanni dimorò presso gli Incurabili per un certo tempo, finché nel 1538 si portò presso la basilica di San Paolo Maggiore nel centro antico di Napoli. La sua grande spiritualità, in stretta collaborazione con il fondatore san Gaetano, ispirò nel 1539, i nobili Aurelio Paparo, Gian Domenico di Lega e Leonardo Palma suoi figli spirituali, nel dare inizio al Monte di Pietà da cui derivò in seguito il Banco di Napoli. Lavorò instancabilmente insieme a san Gaetano per preservare la fede, in parte avvelenata da movimenti non ortodossi sorti in quel periodo. Fu nominato nell’aprile 1540 superiore della casa di San Paolo Maggiore e direttore spirituale del monastero delle monache domenicane della Sapienza. Con la sua mitezza e forza guidò e formò le prime leve del nuovo Ordine teatino ad una vita interiore intensa, apostolica attività, distacco dai beni terreni e fiducioso abbandono in Dio. Ottimo predicatore fu seguito ed ascoltato da schiere di fedeli fra cui alcuni, divenuti vescovi e partecipanti al Concilio di Trento lo additarono come esempio di autentica predicazione evangelica. Rifiutò la sede arcivescovile di Napoli che il papa teatino Paolo IV voleva affidargli. Nel 1558 iniziò la costruzione del nuovo convento di San Paolo Maggiore che sotto la direzione del padre Gerolamo Ferro terminò nel 1565, tre anni dopo la morte del Marinoni. L’età avanzata e le malattie ne avevano minato la salute, mentre lui continuava intensamente il lavoro e lo zelo per la salute del prossimo, in quel tempo di epidemie di colera che funestavano la città di Napoli e fu una epidemia che lo stroncò in pochi giorni, morì il 13 dicembre 1562.