a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 14 maggio la chiesa festeggia san Mattia apostolo, è l’unico dei “12” a non essere stato chiamato da Gesù, ma dagli altri apostoli, secondo quanto è scritto negli Atti degli Apostoli (1,15-26): san Pietro propose all’assemblea dei fratelli di scegliere uno tra loro per prendere il posto del traditore Giuda Iscariota nel collegio apostolico, furono indicati due discepoli, Giuseppe Barsaba, soprannominato Giusto, e Mattia. Quest’ultimo fu eletto al posto di Giuda, il traditore, per completare il numero simbolico dei dodici apostoli, raffigurante i dodici figli di Giacobbe e quindi le dodici tribù d’Israele. Secondo gli Atti apocrifi, egli sarebbe nato a Betlemme, da una illustre famiglia della tribù di Giuda. Una cosa è certa, perché affermata da san Pietro (At 1,21), che Mattia fu uno di quegli uomini che accompagnarono gli apostoli per tutti il tempo che Gesù Cristo visse con loro, a cominciare dal battesimo nel fiume Giordano fino all’Ascensione al cielo. Mattia pur non avendo ricevuto direttamente la chiamata da Gesù, è stato, tuttavia, con Lui dall’inizio alla fine della sua vita pubblica, diventando poi testimone della sua morte e risurrezione. Il nome di Mattia compare soltanto nei versetti 23 e 26 del primo capitolo degli Atti. Poi, non si sa più nulla di certo: ci sono solo racconti tradizionali, privi di qualsiasi supporto storico, che parlano della sua predicazione e della sua morte per la fede in Gesù Cristo, ma con totale discordanza sui luoghi: chi dice in Giudea, chi invece in Etiopia. Lo storico della Chiesa, Eusebio di Cesarea, nella sua Storia Ecclesiastica, rileva che non esiste alcun elenco dei settanta discepoli di Gesù (distinti dagli apostoli) e aggiunge: «Si racconta anche che Mattia, che fu aggregato al gruppo degli apostoli al posto di Giuda, ed anche il suo compagno che ebbe l’onore di simile candidatura, furono giudicati degni della stessa scelta tra i settanta». Dunque Mattia dovrebbe aver fatto parte di quella spedizione di 72 discepoli che Gesù mandò a due a due davanti a sé per predicare in ogni città e luogo dove stava per recarsi, e che tornarono entusiasti dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome» (Lc 10,17). Tutte le successive informazioni concernenti la vita e la morte di Mattia sono vaghe e contraddittorie. Secondo Niceforo Callisto, egli predicò prima in Giudea e poi in Etiopia e quindi fu crocifisso. Un’altra tradizione ci tramanda che Mattia fu lapidato a Gerusalemme dai giudei, e poi decapitato.
14 maggio: san Michel Garicoïts, nacque a Saint Just Ibarre (Francia) il 15 aprile 1797, da una famiglia povera, ma fedele alla Chiesa, nonostante le persecuzioni della Rivoluzione francese. Il giovane Michele, maggiore di sei fratelli, fu mandato molto presto al servizio di un contadino basco di Oneix, chiamato Anghelu. La prima comunione poté farla solo a 14 anni, a causa delle idee gianseniste che circolavano a quel tempo e questo ritardo fu per lui un grande dispiacere. Presto manifestò la volontà di farsi prete, ma i genitori non acconsentirono subito; la famiglia era troppo povera per permettersi di farlo studiare invece che mandarlo a lavorare nei campi. La nonna cercò di aiutarlo e presto gli trovò un lavoro a servizio don Borda, parroco di un paese vicino di Saint Palais, così poté mantenersi da solo agli studi presso il collegio Saint Léon, prima nella canonica di Saint Palais e poi nel palazzo vescovile di Bayonne. Allievo di filosofia al seminario minore di Aire, di teologia al seminario maggiore di Dax, dove conobbe e strinse amicizia con il beato Louis Édouard Cestac, futuro fondatore delle Ancelle di Maria, fu chiamato nel seminario minore di Larressore in qualità di prefetto alla fine del 1820, dove terminò i suoi studi di teologia e il 20 dicembre 1823 fu ordinato sacerdote. Nominato subito vicario di un parroco paralizzato a Cambò, in pochi mesi ravvivò la parrocchia e si segnalò per la sua devozione al Sacro Cuore di Gesù. Nel 1825 venne inviato nel seminario maggiore di Bétharram per insegnare prima filosofia e poi teologia e biblistica. Essendo morto, nel 1831, il vecchio superiore, don Proserpio Lassalle, Michel gli succedette nella direzione del seminario maggiore. Ma il nuovo vescovo trasferì il seminario a Bayonne. Michel rimase però a Bétharram, dove si trova il Santuario della Santa Vergine del Bel Ramo. Lì cominciò a pensare alla realizzazione di una “famiglia religiosa”, fedele alla Chiesa cattolica e dedita alla nuova evangelizzazione necessaria, secondo Michel, con il preciso scopo di rimarginare le ferite che la Rivoluzione francese aveva inferto alla Chiesa: scristianizzazione delle campagne, attacchi alla Chiesa, insubordinazione dei preti. Fondò così la Congregazione dei Preti del Sacro Cuore di Gesù, che guidò fino alla sua morte. Morì a Bétharram il 14 maggio 1863.
14 maggio: santa Maria Domenica Mazzarello, nacque a Mornese (Alessandria) il 9 maggio 1837, da una famiglia di contadini. A 11 anni fu ammessa alla prima Comunione e da allora frequentò i sacramenti anche a costo di duri sacrifici: a guidarla spiritualmente era don Domenico Pestarino, condiscepolo e amico del Venerabile Giuseppe Frassinetti, fondatore dei Figli di Maria Immacolata. A 17 anni, insieme ad altre quattro ragazze, Maria entrò a far parte dell’Unione delle Figlie di Maria Santissima Immacolata, presieduta dalla maestra del paese, Angela Maccagno, il cui regolamento venne riveduto dal Frassinetti e tre anni dopo approvato dal vescovo. Nell’estate 1860 sulle colline di Mornese esplose il tifo contagiando molte famiglie, tra cui quella di due zii di Maria i quali, oltre ad essere colpiti dal morbo, avevano i loro due bambini in gravissime condizioni. Don Pestarino invitò la giovane a dare una mano in quella casa. Lei ci andò, e mentre i parenti guarirono, il tifo stroncò lei, a 23 anni, in modo tale da provocare nei medici una diagnosi di morte imminente. Invece, la febbre improvvisamente scomparve, ma il fisico forte di Maria ne avrebbe portato per sempre la conseguenze sotto forma di una debolezza diffusa. Decise così di imparare il mestiere di sarta e di aprire, nel 1861, con l’amica, Petronilla, un laboratorio di sartoria per insegnare a cucire alle ragazze povere. Grazie anche alla protezione e all’opera del parroco del paese, don Pestarino, altre ragazze ne seguirono l’esempio e diedero vita a una comunità. Nell’ottobre 1864 san Giovanni Bosco, giunto a Mornese coi suoi giovani allievi per una delle gite autunnali, si incontrò con don Pestarino, che in precedenza aveva conosciuto il santo e si era fatto salesiano, e con le Figlie di Maria Santissima Immacolata, rimanendo impressionato dalla bontà e dalla laboriosità di quelle ragazze. Nella località di Borgo Alto, si stava costruendo un collegio per la scuola dei ragazzi e don Bosco aveva promesso che, a lavori ultimati, vi avrebbe mandato i suoi salesiani. Ma dato che egli da anni stava pensando di fondare una famiglia di suore che facessero per le fanciulle ciò che i suoi figli facevano per i ragazzi, nel 1869 fissò gli occhi sulle “Figlie”. Così prese corpo la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice che entrarono il 29 maggio 1872 nella nuova sede e Maria Domenica venne eletta superiora delle 26 compagne. Nel 1876, in febbraio le prime tre suore andarono a Vallecrosia, in Liguria, per aprirvi un oratorio e una scuola per ragazze. Nel febbraio del 1881 accompagnò a Marsiglia le missionarie della terza spedizione diretta in America, ma cadde gravemente ammalata a Saint-Cyr. Rientrata in Italia, fu trasferita, a Nizza Monferrato, nella casa generalizia. Morì il 14 maggio 1881, a 44 anni.
14 maggio: , nacque a Castlemagner (Irlanda) il 14 settembre 1907, figlia di un funzionario di banca. Compie i suoi studi in collegio in Inghilterra presso le suore. All’età di 19 anni trova lavoro come segretaria e viene molto apprezzata per le sue doti e per le sue qualità. Rifiuta una proposta di matrimonio perché il suo desiderio è quello di entrare a far parte delle Clarisse a Belfast. Edel si ammala e invece di entrare in monastero, prende la via del sanatorio. Accetta la sua malattia, la tubercolosi, come la sua croce, con molta serenità e ciò le consente di approfondire la sua vita interiore, accrescendo sempre più la sua devozione mariana e la sua intima unione con la Santissima Trinità. Rimane in sanatorio 18 mesi e non evita di aiutare gli altri malati. L’incontro con la Legio mariae che nasce il 7 settembre 1921 per opera di Frank Duff le consente di entrare a farne parte come membro attivo. Si dedica con generosità al servizio e, diventa presidente del Praesidium. Ritorna a lavorare, ma sente forte in lei il richiamo dell’Africa. Va a Lourdes ed anche in Inghilterra e quando le viene proposto di andare in Africa accetta volentieri. Prima di partire per l’Africa torna a Lourdes per affrontare con una maggiore carica di spiritualità quest’avventura rischiosa. Si ferma alcuni giorni a Londra. Giunge a Mombasa dopo un mese di viaggio; quindi raggiunge Nairobi, presso il convento di Santa Teresa fissa la sua dimora. Trova divisioni, ostilità fra razze, difficoltà varie; deve lottare contro gli usi e i costumi africani, la condizione delle donne ritenute schiave, le stregonerie, le condizioni atmosferiche, strade impervie ed eccessive per raggiungere luoghi abitati. Edel non si ferma. Un attacco di malaria la costringe al riposo quando era pronta per partire per le Mauritius. Dovrebbe rientrare a Dublino, considerando il suo stato di salute, ma non vuole ritornare. Sempre allegra e sorridente, non lascia trasparire le sue sofferenze fisiche. Nel 1940 quando per il suo grave stato di salute parte dalle Maurizius è accompagnata dal pianto della gente del luogo. Torna in Africa e si ferma a Durbans. Nel 1941 un attacco di pleurite non le consente di continuare a lavorare. Dopo 6 settimane di riposo, contro i 6 mesi prescritti dai medici, riprende la sua attività. L’ottimismo l’aiuta. L’Eucaristia era il centro della sua vita: «Che desolata sarebbe una vita senza l’Eucaristia!», scriveva. La sua devozione a Maria era contrassegnata da una fiducia pari a quella di un fanciullo con sua madre, e da una generosità totale. Diceva che, se pensava che la Madonna desiderasse da lei una qualsiasi cosa, non avrebbe mai potuto rifiutargliela. Morì a Nairobi (Kenya) il 12 maggio 1944.