a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 15 novembre la chiesa celebra sant’Alberto Magno, nacque a Lauingen (Svevia) nel 1205 circa, ancora molto giovane si recò in Italia, a Padova, sede di una delle più famose università del Medioevo. Si dedicò allo studio delle cosiddette “arti liberali”: grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, astronomia e musica, manifestando quel tipico interesse per le scienze naturali, che sarebbe diventato ben presto il campo prediletto della sua specializzazione. Durante il soggiorno a Padova, frequentò la chiesa dei Padri Domenicani, ai quali poi si unì con la professione dei voti religiosi. Nel 1223 ascoltò i sermoni del beato Giordano di Sassonia, successore di san Domenico nella guida dell’Ordine dei Predicatori, che furono i fattori decisivi che lo aiutarono a superare ogni dubbio, vincendo anche resistenze familiari. Ricevette l’abito religioso dal beato Giordano di Sassonia. Dopo l’ordinazione sacerdotale, i Superiori lo destinarono all’insegnamento in vari centri di studi teologici annessi ai conventi dei Padri domenicani. Le brillanti qualità intellettuali gli permisero di perfezionare lo studio della teologia nell’università più celebre dell’epoca, quella di Parigi. Fin da allora Alberto intraprese quella straordinaria attività di scrittore, che avrebbe poi proseguito per tutta la vita. Nel 1248 fu incaricato di aprire uno studio teologico a Colonia (Germania), che divenne la sua città di adozione. Da Parigi portò con sé a Colonia un allievo eccezionale, san Tommaso d’Aquino. Nel 1254 Alberto fu eletto Provinciale della Germania, incarico difficile, che ricoprì con efficienza e responsabilità. Le sue doti non sfuggirono a papa Alessandro IV, che volle Alberto accanto a sé ad Anagni, a Roma e a Viterbo, per avvalersi della sua consulenza teologica. Lo stesso pontefice, nel 1260, lo nominò vescovo di Ratisbona, una grande diocesi, che si trovava, però, in un momento difficile. Dal 1260 al 1262 Alberto svolse questo ministero con infaticabile dedizione, riuscendo a portare pace e concordia nella città, a riorganizzare parrocchie e conventi, e a dare nuovo impulso alle attività caritative. Negli anni 1263-1264 Alberto predicava in Germania ed in Boemia, incaricato dal papa Urbano IV, per ritornare poi a Colonia e riprendere la sua missione di docente, di studioso e di scrittore. Essendo un uomo di preghiera, di scienza e di carità, godeva di grande autorevolezza nei suoi interventi, in varie vicende della Chiesa e della società del tempo: fu soprattutto uomo di riconciliazione e di pace a Colonia, dove l’arcivescovo era entrato in duro contrasto con le istituzioni cittadine; si prodigò durante lo svolgimento del II Concilio di Lione, nel 1274, convocato dal papa Gregorio X per favorire l’unione con i Greci, dopo la separazione del grande scisma d’Oriente del 1054. Nel 1277, l’arcivescovo di Parigi Étienne Tempier ed altri volevano condannare gli scritti di san Tommaso perché li consideravano poco ortodossi. Per tale motivo si mise in viaggio alla volta di Parigi, deciso a difendere la memoria del suo discepolo. Qualche tempo dopo, nel 1278 ebbe dei vuoti di memoria; la sua mente a poco a poco si offuscò e si narra che abbia trascorso gli ultimi anni della sua esistenza nel più totale isolamento, amareggiato per il cedimento della memoria manifestatosi durante un incontro pubblico. Il suo corpo fiaccato da una vita austera di privazioni e di lavoro cedette sotto il peso degli anni e morì nella sua cella del convento della Santa Croce a Colonia il 15 novembre 1280; patrono degli scienziati.
15 novembre: san Felice di Nola, nacque a Nola nella seconda metà del I secolo d.C. Secondo il racconto della passio, si narra che Felice, già all’età di 15 anni, dimostrò miracolose virtù; compì viaggi raggiungendo la Persia; ritornato a Nola, un giorno, il giovane Felice liberò con la sua preghiera due uomini indemoniati e, in seguito a questo episodio, il governatore di Nola Archelao, pressato dai sacerdoti pagani, lo arrestò per interrogarlo. Mentre cercava di costringerlo ad adorare le divinità pagane in un tempio della città, una profonda voragine inghiottì l’edificio e Archelao chiese a Felice di essere battezzato. Felice fu allora acclamato dal popolo vescovo di Nola. Nell’anno 95 d.C. fu nuovamente arrestato dal prefetto Marciano durante una delle prime persecuzioni cristiane. Si racconta che Felice sia stato dato in pasto ai leoni i quali, con meraviglia dei presenti, indietreggiarono davanti a lui. Fu poi gettato in una fornace di carboni ardenti, ma riuscì a liberarsi per l’intervento di un angelo. Il prefetto lo fece allora appendere a testa in giù e, dopo averlo sottoposto ad altre torture, lo fece decapitare il 15 novembre. Secondo la tradizione, il corpo del martire fu poi seppellito di nascosto, dal prete Elpidio, all’interno di un pozzo, sul quale fu in seguito edificato un luogo di culto, che diventerà la cripta della cattedrale di Nola, dove riposano ancora oggi le spoglie del santo.
15 novembre: san Leopoldo III di Babenberg, nacque a Melk nel 1073, figlio di Leopoldo II e di Ita, venne educato alla fede cristiana dal santo vescovo di Passau. Salito sul trono nel 1095, governò con grande energia e prudenza, prodigandosi per la Chiesa, proteggendo i suoi diritti e promuovendo un’azione di riforma atta a rinnovare lo spirito ed i costumi ecclesiastici, elargendo cospicue elemosine, aiutando il monastero della sua città natale. Nonostante la sua grande religiosità non poté evitare di essere coinvolto nelle lotte per le investiture e rimase fedele all’alleanza con l’imperatore di Germania, Enrico IV, di cui sposò la figlia, sino a quando questi non venne scomunicato dal Papa. Leopoldo si allontanò da lui, seguendone il figlio, Enrico V, che sembrava condividere il suo pensiero ed essere favorevole a Roma, tanto che si era ribellato al padre. Leopoldo si sposò due volte: la prima moglie avrebbe dovuto essere un membro della famiglia Perg, che morì nel 1105, mentre la seconda fu Agnese, vedova di Federico I di Svevia e sorella dell’imperatore Enrico V. Questo matrimonio con la casata di Svevia aumentò di molto la posizione dei Babenberg, ai quali vennero garantiti i diritti sull’Austria. Con la moglie, Leopoldo visse una vita di fede profonda, mettendo al mondo ben diciotto figli che, vissuti in un’atmosfera ascetica, scelsero poi chi il convento, chi il monastero, chi il vescovado Egli è principalmente conosciuto per il suo apporto notevole alla ricchezza delle sue terre, in particolare con la fondazione di numerosi monasteri. La sua fondazione più importante fu il monastero d Klosterneuburg nel 1108. Secondo la leggenda, la Vergine Maria gli apparve e gli indicò un punto dove avrebbe trovato il velo che sua moglie Agnese aveva perduto anni prima. Egli indicò quel punto come il luogo dove avrebbe dovuto far erigere il monastero. Successivamente, espandendosi l’abitato attorno al monastero, vi pose la propria residenza. Regnò per quarant’anni con giustizia, dando al suo regno un periodo di fecondità e di parziale pace. Morto Enrico V gli venne offerto di diventare Imperatore della Germania, nel 1125, ma declinò questo onore. Morì il 15 novembre 1136 e fu sepolto nel monastero di Klosterneuburg; patrono dell’Austria