Oggi 19 aprile la chiesa celebra san Leone IX (Brunone dei conti di Egisheim-Dagsburg), 152º papa della Chiesa cattolica; nacque Eguisheim (Francia) il 21 giugno 1002, da una nobile famiglia dell’Alsazia. Distintosi fin da giovane per intelligenza e pietà; nel 1025, a 23 anni, fu ordinato diacono, ed essendo dotato di solida scienza in tutti i rami delle materie sacre, nel 1026 fu eletto vescovo di Toul. Nel periodo in cui rivestì questa carica rese un importante servizio politico a Corrado II il Salico, suo lontano cugino, e in seguito ad Enrico III, divenendo, al tempo stesso, molto conosciuto come ecclesiastico serio e riformatore, per lo zelo che mostrò nel diffondere la regola dell’ordine di Cluny. Nel dicembre 1048, alla morte di papa Damaso II, l’imperatore Enrico III, che si arrogava il diritto di nominare il papa, lo designò alla Sede Apostolica. Brunone, consigliato dal monaco Ildebrando di Soana (futuro Gregorio VII), fu messo in guardia dai misfatti della simonia e lo esortò a farsi eleggere regolarmente dal clero e dal popolo di Roma. Brunone diede ascolto ad Ildebrando, si spogliò delle sue vesti sfarzose e si recò nella città come un pellegrino, a piedi scalzi, accolto con ammirazione e accompagnato processionalmente in San Pietro. Fu eletto regolarmente, il 2 febbraio 1049 e consacrato il 12 febbraio successivo, con il nome di Leone IX. Uno dei suoi primi atti pubblici fu quello di tenere il noto Sinodo di Pasqua del 1049, nel quale fu confermato il celibato ecclesiastico per chiunque fosse almeno suddiacono e nel quale riuscì a rendere chiare le sue convinzioni contro ogni tipo di simonia (compravendita di cariche ecclesiastiche). Il resto dell’anno fu occupato da uno di quei viaggi attraverso l’Italia, la Germania e la Francia che sarebbero diventati una caratteristica del suo pontificato. Dopo aver presieduto un sinodo a Pavia, si unì all’imperatore Enrico III in Sassonia, e lo accompagnò a Colonia e ad Aquisgrana. A Reims indisse un incontro dell’alto clero, tramite il quale vennero fatti passare diversi e importanti decreti di riforma. Tenne un concilio anche a Magonza, al quale presero parte rappresentanti del clero italiano e francese così come di quello tedesco, ed ambasciatori dell’imperatore bizantino; anche qui simonia e matrimonio del clero furono le questioni principali. Dopo il suo ritorno a Roma, tenne un nuovo Sinodo di Pasqua, il 29 aprile 1050, che venne occupato principalmente dalla controversia sugli insegnamenti di Berengario di Tours, che negava la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia; nello stesso anno, presiedette i sinodi provinciali di Salerno, Siponto e Vercelli, mentre in settembre rivisitò la Germania, ritornando a Roma in tempo per il terzo Sinodo di Pasqua, nel quale fu considerata la riordinazione di coloro i quali erano stati ordinati dai simoniaci. Dopo un quarto Sinodo di Pasqua nel 1053 Leone, non fidandosi pienamente dell’imperatore Enrico III, cercò un avvicinamento con i bizantini. Pertanto, alleatosi con i bizantini, si mosse contro i Normanni nel sud Italia con un esercito di volontari italiani e tedeschi, ma le sue forze subirono una sconfitta totale nella battaglia di Civitate del 15 giugno 1053. Comunque, nell’uscire dalla città per incontrare il nemico, venne ricevuto con ogni segno di sottomissione. Inoltre, gli venne implorato lo sgravio dalla pressione del suo bando e gli venne giurata fedeltà e omaggio. Dal giugno 1053 al marzo 1054 venne allora detenuto a Benevento in onorevole prigionia finché non fu liberato. In questo periodo Leone IX capì come i normanni fossero destinati a diventare la nuova potenza territoriale e prese in considerazione un ribaltamento di alleanze. Dopo 9 mesi di prigionia a Benevento, il 12 marzo 1054, giunse a Roma in gravi condizioni. Morì il 19 aprile 1054.
19 aprile: santa Emma di Sassonia, di origine tedesca, visse intorno all’anno mille. Sorella del beato Meinwerk (5 giugno), vescovo di Paderbon, e moglie del conte Ludgero di Sassonia, ebbe in dono di nozze da re Ottone III il palazzo reale di Stiepel ed in quel luogo nel 1008 Emma fece costruire una Chiesa dedicata alla Madonna che divenne meta di molti pellegrini. Tale matrimonio ebbe un triste epilogo, dato che il conte morì qualche anno dopo, nel 1011, rimanendola precocemente e disgraziatamente vedova, pur essendo bella, giovane, ricca e senza figli, decise di dedicare la sua vita alla carità ed alla preghiera rifiutando categoricamente l’idea di convolare a seconde nozze. Proprio lo stato di vedovanza ha messo in risalto la grande qualità di questa donna che consisteva nel vivere in maniera esemplare la sua vedovanza durata 40 anni, tramite cui ne riuscì a raggiungere la perfezione spirituale. Dopo la morte del marito, nonostante la Santa fosse bella, giovane ed ereditiera di un grande patrimonio, non scelse di poter vivere accanto ad un altro uomo e condurre la vita di moglie. Emma, fece della vedovanza la sua condizione per raggiungere quello posizione spirituale che la facesse sentire più vicina a Dio. Emma tornò a Lesum vicino a Brema e si impegnò in prima persona a finanziare i lavori per la costruzione del Duomo, rinunciò a tutti i suoi averi utilizzandoli per la sua opera caritatevole nei confronti dei più bisognosi e aiutando i meno fortunati e sostenendo la Chiesa fino al giorno della sua morte. Morì il 19 aprile 1040.
19 aprile: san Werner da Oberwesel (Werner von Oberwesel), nacque a Womrath (Germania) nel 1271, da una famiglia povera di vignaioli, presto restò orfano, per cui il fanciullo andò a lavorare a giornata presso una famiglia ebraica di Oberwesel, diocesi di Treviri. Werner al mattino, del Giovedì Santo, si stava preparando per andare in chiesa per poter ricevere i sacramenti pasquali, il padrone di casa gli chiese di prendere e avvolgere in un panno l’ostia sacra dopo averla ricevuta in bocca, per consegnargliela, allo scopo d’averla tra le manie oltraggiarla. Werner respinse la richiesta. Quando tornò a casa dopo aver ricevuto i sacramenti, andò a lavorare, ma lo afferrarono e lo appesero ad una colonna a testa in giù nel seminterrato, cercando di fargli vomitare l’ostia, ma Werner non la vomitò, così gli ebrei lo lasciarono appeso e svenato per tre giorni continui affinché spirò. Il fatto costituirebbe un omicidio rituale compiuto durante il Giovedì Santo dagli ebrei del luogo. Pare infatti che il fanciullo fu attirato in casa dagli ebrei, per i quali doveva togliere della terra da un piano seminterrato. Werner sarebbe stato torturato a morte e il suo sangue sarebbe servito agli ebrei per i loro riti della Pesach (Pasqua ebraica). Secondo altre fonti, fu gettato nel Reno. L’uccisione del giovane renano, scatenò la violenta reazione dei cristiani in tutta la regione ai danni delle comunità ebraiche. Solo in Bacharach furono uccisi 26 ebrei. Gli ebrei si rivolsero al re Rodolfo I, il quale convinto della infondatezza delle accuse, impose una multa agli assassini degli ebrei e ordinò di bruciare il cadavere di Varniero, per prevenire ogni ulteriore culto. Tuttavia, quest’ultima istruzione del sovrano germanico non venne seguita dalla popolazione locale, e nel 1289 a Bacharach, fu avviata la costruzione di una cappella in onore al giovane martire renano. Morì il 19 aprile 1287, a 16; anni protettore dei vignaioli del Reno.